Il governo di Belgrado non si è ancora pronunciato ufficialmente sul referendum in Montenegro. Ma alcuni partiti ritengono che dovrebbe essere il primo a riconoscere l'indipendenza
Da B92
Selezionato da Le Courrier des Balkans
Traduzione a cura di Gaia Baracetti, Osservatorio sui Balcani
Il Partito Democratico della Serbia (DSS), guidato dal Primo ministro Vojislav Kostunica, comunicherà la sua opinione sul referendum del Montenegro dopo l'annuncio dei risultati ufficiali.
"Dopo i risultati, noi diremo chiaramente cosa pensiamo del funzionamento della Serbia-Montenegro, e del contesto nel quale noi vediamo la Serbia", ha dichiarato oggi il portavoce dei DSS, Andrej Mladenovic, aggiungendo che il suo partito avrebbe commentato non solo su questo argomento, ma anche su altre questioni di stato.
Quando gli è stato chiesto se il DSS avesse la maggioranza sufficente nel parlamento serbo per un eventuale ricomposizione del governo, ha risposto che questa domanda deve aspettare i risultati del referendum, ma che il governo ha una maggioranza di 130 deputati e che questo non è un problema.
Labus: La Serbia deve essere la prima a riconoscere l'indipendenza
L'ex vice-Primo ministro Miroljub Labus ha esortato il governo della Serbia a riconoscere per primo l'indipendenza del Montenegro. Ha aggiunto che i dirigenti serbi devono immediatamente invitare Milo Djukanovic a dei negoziati allo scopo di definire le relazioni reciproche. "Con il referendum, il governo serbo ha subito una pesante sconfitta, ed è per questo che la sua priorità deve essere di cambiare la sua politica nei confronti del Montenegro", ha detto.
Secondo lui, il governo di Vojislav Kostunica deve sforzarsi di regolamentare tutte le questioni giuridiche che potrebbero creare problemi ai cittadini delle due repubbliche dopo l'indipendenza montenegrina. Sottolineando che il referendum ha confermato chiaramente che "la volontà della maggioranza dei cittadini è stata espressa", Labus ha detto che la Serbia non deve dispiacersi dell'indipendenza del Montenegro perchè anche lei ha, così, ottenuto il proprio stato.
La Serbia unica erede dell'Unione
La Carta Costituzionale dell'Unione di Serbia e Montenegro, entrata in vigore tre anni fa, prevede che in caso di secessione del Montenegro dallo stato comune, la Serbia avrebbe ereditato il diritto alla soggettività internazionale, il seggio alle Nazioni Unite, ma anche tutti gli obblighi internazionali. Le eventuali dispute, come previsto dalla Carta, dovranno essere risolte tra lo stato successore e lo stato divenuto indipendente. Il Montenegro dovrà fare domanda per l'adesione a tutte le organizzazioni internazionali, ed è per questo che si continua a contestare la pretesa montenegrina di un'automatico percorso verso l'integrazione europea. Non vi è d'aspettarsi invece grossi problemi nei negoziati tra i due stati e l'Unione Europea per quello che riguarda la sfera economica, perchè negoziano da tempo su due vie parallele e separate.
I dirigenti serbi, il governo, il Presidente, i ministri, i partiti e i deputati non sono pronti a pronunciarsi sulle future tappe riguardanti il processo di indipendenza della Serbia prima dell'annuncio ufficiale dello scrutinio. Per il momento, non si sa ancora se le istituzioni dello stato abbiano un piano già pronto che sarà applicato non appena l'indipendenza del Montenegro sarà ufficializzata. Non si sa neanche se, tra i più importanti partiti politici del paese, compresa l'opposizione parlamentare, esista un accordo sull'ordine dei provvedimenti da prendere. Si suppone che il primo sarà l'adozione di una Dichiarazione d'indipendenza della Serbia.
Il presidente della Corte Costituzionale della Serbia, Slobodan Vucetic, aveva calcolato un po' di tempo fa che, in caso di secessione del Montenegro, la Serbia avrebbe potuto dopo pochi giorni costituirsi come stato indipendente, modificando la legge sul governo e adottando una dichiarazione che proclami l'indipendenza.
"A differenza della Serbia che resterà membro delle istituzioni internazionali, il Montenegro dovrà cominciare a costruire il suo statuto internazionale", spiega l'analista politico Zoran Lutovac. "La Serbia avrà in futuro i propri rappresentanti diplomatici nei paesi importanti dove finora gli ambasciatori erano persone vicine al governo del Montenegro", ha aggiunto.
Zoran Lutovac ha aggiunto che il riconoscimento dei risultati del referendum da parte dell'Unione Europea e dei blocchi opposti dei partiti, immediatamente dopo l'annuncio dei risultati definitivi e ufficiali, sarà indispensabile per pacificare le eventuali tensioni del dopo-referendum.
"L'ora del Regno di Serbia è giunta"
Il capo della diplomazia dell'(ex) Unione, Vuk Draskovic, pensa che l'indipendenza del Montenegro sia l'occasione per ripristinare la monarchia parlamentare in Serbia. "Io ritengo che questa sia un'occasione storica per far tornare la Serbia alle sue origini, fondate sui pilastri storici confermati e vittoriosi dello stato serbo, che sono i pilastri della corona. Il popolo serbo non deve perdere l'occasione per far tornare la Serbia allo stato che accorcerà il nostro cammino verso l'Europa, cioè la monarchia costituzionale parlamentare", ha dichiarato domenica sera il leader del Movimento serbo del rinnovamento (SPO).
Canak: Nessuno vuole la Serbia
Il leader dell'Alleanza sociale democratica di Voivodina, Nenad Canak, ha dichiarato che la vittoria dell'indipendenza del Montenegro è una prova che nessuno vuole vivere in comunità con la Serbia. "La Serbia da adesso non ha più scuse. È evidente che nessuno vuole saperne di una tale Serbia, ed è ora che la gente della Serbia si chieda perchè è così.
Ha aggiunto che la vittoria dell'opzione per l'indipendenza del Montenegro è allo stesso tempo un "grande giorno" per la Serbia che, in questo modo e "senza meritarselo", ha riscoperto la propria indipendenza.
Ritiene che il Montenegro abbia ora migliori possibilità di percorrere la via dell'integrazione interna e delle integrazioni europee e ha aggiunto che il referendum è stato "ben organizzato, in maniera ammirevole".
Kasa: Io ho incoraggiato l'indipendenza del Montenegro
"Mi aspettavo un simile risultato. Mi sono congratulato con coloro che volevano restituire l'indipendenza al Montenegro. Il Montenegro ha una lunga tradizione di indipendenza e sono certo che voglia andare meglio e più velocemente verso l'Europa. Sfortunatamente per noi, ci ha lasciati a cuocere nel nostro brodo", ha dichiarato il leader dell'Alleanza degli Ungheresi di Voivodina, Josef Kasa. Ha detto anche che, dopo la dichiarazione d'indipendenza montenegrina, si accellereranno anche in Serbia i processi di integrazione, innanzitutto con l'adozione di una nuova costituzione, che è il prerequisito per il processo di integrazione europea. "Ho sostenuto l'indipendenza del Montenegro affinchè si creino finalmente le condizioni perchè la Serbia pensi a se stessa e smetta di cercare negli altri delle scuse per le proprie assurdità", ha dichiarato.
LDP: La Serbia di fronte a una sfida politica
Il Partito Liberale Democratico ritiene che il risultato del referendum montenegrino metta la Serbia di fronte a nuove sfide politiche, tra le quali la priorità è la realizzazione di una politica di modernizzazione e di riforme che sono state interrotte dalla morte del Primo ministro Zoran Djindjic.
L'LDP vede nel regime democratico di Podgorica un amico e un partner strategico con cui collaborare affinchè anche la Serbia possa dirigersi verso l'integrazione europea, dice il comunicato dell'LDP.
SDU: Al governo non piace avere una Serbia indipendente
L'Unione Sociale Democratica (SDU) ha congratulato i cittadini del Montenegro per aver scelto l'indipendenza e ha espresso la speranza che le due repubbliche restino degli stati vicini e amici.
Il partito ha condannato l'atteggiamento delle autorità di Belgrado che, durante il processo referendario, hanno sostenuto una fazione, e anche il fatto che il governo di Belgrado non si sia ancora felicitato con il popolo montenegrino: "Non passerà inosservato nella storia che Belgrado si comporta oggi come se le dispiacesse che la Serbia sia divenuta uno stato sovrano."
"Kostunica deve riconoscere i risultati e congratularsi coi montenegrini"
Una responsabile del Partito Social-Democratico, Ljiljana Nestorovic, ha dichiarato che la cosa più importante in questo momento è che il Primo ministro servo Vojislav Kostunica riconosca i risultati ufficiali del referendum in Montenegro e si contratuli coi cittadini di questa repubblica per la loro decisione democratica.
"Kostunica subisce una sconfitta definitiva della sua politica: la costituzione non è stata adottata, i negoziati con l'Unione Europea sono stati interrotti e lo stato comune non è stato mantenuto", ha constatato Nestorovic, che occupa un seggio di deputato per l'SDP nel parlamento serbo. Ha richiamato Kostunica ad "affrontare le proprie responsabilità" e ad organizzare delle elezioni legislative straordinarie.
Per l'SPS, gli interessi nazionali della Serbia sono in gioco
Ivica Dacic, segretario del Partito Socialista della Serbia (SPS), ritiene che i risultati del referendum in Montenegro coinvolgano gli interessi nazionali della Serbia e del suo popolo, perchè un terzo dei serbi vivrà ora fuori dalle frontiere della Serbia. Ivica Dacic ha comunicato ai giornalisti al parlamento serbo che sono i serbi, i montenegrini e una parte dei musulmani che hanno votato per il mantenimento dello stato comune, mentre, come ha detto, era la coalizione anti-serba "formata da Montenegrini, Albanesi, Croati e altri" a spingere per l'indipendenza.
Constatando che il risultato del referendum è la consequenza di un grande inganno contro i cittadini ai quali si è fatto credere che sarebbero stati meglio, Dacic pensa che la comunità europea sia finalmente arrivata a smantellare tutta la ex-Yugoslavia, un processo cominciato nel 1991. Ha accusato la comunità europea di servirsi di due pesi e due misure, dal momento che tra dieci anni chiederà di vivere di nuovo in uno stato comune.
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