Dalle fotografie risalenti al periodo della lotta antifascista all’architettura brutalista, passando per le canzoni popolari: le fonti di ispirazione artistica legate all’epoca jugoslava sembrano inesauribili
(Originariamente pubblicato da Oblakoder , selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBCT)
Dejan Medojević è un graphic designer di Podgorica che pubblica i suoi collage sul profilo Instagram @dejoslavija . Ha iniziato a fare disegni e collage ispirati alla Jugoslavia per passatempo. Dejan spiega che fin dall’infanzia si porta dentro gli ideali di “fratellanza e unità” perché sua madre lo addormentava cantandogli le canzioni partigiane come “Po šumama i gorama” [Attraverso boschi e monti]. Il suo interesse per la simbologia jugoslava è infatti nato dall’incontro con la musica.
“Nei primi anni liceali iniziai ad esplorare la musica jugoslava. Rimasi affascinato soprattutto dalle copertine dei dischi in vinile, e poi dal design jugoslavo nel suo insieme, compresa l’iconografia comunista”, spiega Dejan, precisando di avere un’indole nostalgica, motivo per cui tende a ispirarsi ai simboli legati alla Jugoslavia. “Oltre agli ideali di fratellanza e unità, mi affascina il design minimalista, la semplicità delle forme, la chiarezza del messaggio. La tecnica del collage offre possibilità infinite. La combinazione di blu, bianco e rosso funziona sempre, a prescindere dal contesto in cui viene utilizzata”, afferma Dejan.
Nei suoi collage Dejan mescola passato e presente, cercando così di prolungare la vita delle sue opere. “Per quanto mi piaccia lo Jugowave, o il Retrowave, comunque lo si voglia chiamare, penso sia una di quelle tendenze effimere, transitorie, ed è per questo che cerco di combinarla con qualcosa di più moderno, per prolungare la sua vita e per evitare che diventi noiosa”.
Dejan spiega che trae ispirazione soprattutto dalla musica. “Molto spesso però il prodotto finale non c’entra nulla con l’idea iniziale. Amo anche i film come Ritorno al futuro, Ready Player One e Blade Runner, che per me rappresentano una fonte di ispirazione infinita. Per quanto riguarda la musica, ascolto sempre il synthwave mentre disegno. Quando tutto questo si mescola nella mia mente, ne esce fuori un’illustrazione che mostra Bajaga che getta le pillole, frutto dell’intrecciarsi della sua canzone ‘Šarene pilule’ [Pillole variopinte] con il videogioco Dr. Mario”, afferma Dejan.
YugoWave Kolektiv
YugoWave Kolektiv – formato da Marko, Rade e Stefan – pubblica i suoi collage ispirati ai motivi jugoslavi su Instagram e Facebook , animando anche la trasmissione radiofonica YUGO.WAV in onda su Radio Aparat di Belgrado. Tra il 2018 e la fine del 2020 hanno organizzato una serie di eventi con lo scopo di “riproporre l’atmosfera delle feste jugoslave” all’insegna del synthwave e la disco music jugoslava. Hanno iniziato a interessarsi di queste correnti musicali nel 2018, ascoltando la vaporwave. “Questo genere musicale ha una forte dimensione nostalgica, per cui ci è sembrato interessante provare a incorporare in esso la jugonostalgia, un fenomeno molto diffuso nella nostra regione”, spiegano i membri di YugoWave Kolektiv.
“Ci piace immaginare la Jugoslavia come un mondo parallelo, un mondo sognato, di cui non sono rimaste che tracce, e quindi utilizziamo queste tracce per ricostruire, con l’immaginazione, il mondo jugoslavo”. I tre amici non fanno alcuna netta distinzione tra motivi contemporanei e quelli di epoche passate, considerandoli tutti come frutto dell’attività umana. “Forse è stata proprio l’idea di abbattere la barriera tra vecchio e nuovo che ci ha entusiasmati. Non importa a quale periodo risale un motivo fintantoché riesce a suscitare emozioni”, affermano Marko, Rade e Stefan.
Spiegano inoltre di trarre ispirazione da varie fonti, ma che la cosa più importante è riuscire a comunicare emozioni utilizzando motivi jugonostalgici in diversi contesti. Quindi, l’idea ispiratrice nasce dall’intrecciarsi di due fattori: l’esistenza di un simbolo culturale e la ricontestualizzazione di un’emozione. “A volte ci vogliono settimane, se non addirittura mesi, per far maturare un’idea, altre volte invece cominciamo subito a lavorare. Nel corso del lavoro l’idea prende forma e si arricchisce, e spesso il risultato finale è diverso – talvolta migliore e talvolta peggiore – rispetto a quello inizialmente immaginato. Nessuno di noi tre è un artista professionista, quindi impariamo molto lavorando. Ci incoraggiamo a vicenda, scambiando suggerimenti. Questo è molto importante, perché quando si è soli può capitare di scoraggiarsi o di perdere motivazione”, affermano i membri di YugoWave Kolektiv, aggiungendo che per mantenere viva l’ispirazione bisogna sempre cercare nuovi contenuti. “Troviamo l’ispirazione ovunque: nei film, nella musica, nei vecchi manifesti e pubblicità”.
Amio mon
Ivana Ljubičić pubblica i suoi collage digitali ispirati dal gusto rétro sul profilo Instagram @amio_mon . Una serie dei suoi collage, intitolata “SFRetro Jugoslavija”, presentata nel corso di una mostra virtuale organizzata da Oblakoder nel febbraio 2020, ripropone le vecchie fotografie della Jugoslavia in un’ottica nuova. Ivana ha iniziato a realizzare collage un anno e mezzo fa. “Non so come esattamente io abbia deciso di occuparmi della Jugoslavia, ma mi sembra una scelta del tutto logica. Non sono l’unica ad essere attratta da questo stile rétro, anzi, mi sembra che oggi sia molto in voga, sia nell’ambito delle arti visive sia in quello della musica. La Jugoslavia è un vero e proprio patrimonio vintage della nostra regione”, afferma Ivana.
Descrivendo il processo di creazione di un collage, Ivana spiega che parte sempre da un’immagine che cattura la sua attenzione, pensando poi come utilizzarla. “Per un certo periodo mi affascinavano le vecchie cartoline di città jugoslave, le trovo magnifiche, monumentali. Quando trovo un’immagine che mi piace, la ritaglio con Photoshop e poi mi diverto componendo un collage”, spiega Ivana e aggiunge: “Credo che i miei collage siano interessanti proprio perché sono creati usando le vecchie immagini della Jugoslavia, suscitando così, in noi che viviamo in questa regione, un senso di appartenenza”.
Ivana trae ispirazione anche dal lavoro di altri artisti. “Sono molti gli artisti che mi ispirano, tra cui Bernarda Conić, un’artista slovena che utilizza lo pseudonimo Nibera, poi l’artista russo Philipp Igumnov, due giovani ragazzi che animano il progetto Salmon Matte Studios, vi è anche Marco Tammen che fa bellissimi collage rétro, poi Aina Giró de Pedro con i suoi splendidi collage cosmici, e infine Gaia Radić. Mi ispiro anche alle opere dei grandi maestri della fantascienza del XX secolo”, conclude Ivana.
Brutalismo e rinascimento
Jovana Radujko realizza disegni ispirati all’architettura socialista, pubblicandoli anche su Instagram . Parlando del suo interesse per l’architettura, afferma che le risulta difficile individuare il momento in cui la meraviglia, provata durante l’infanzia, di fronte alle immagini delle navicelle spaziali e l’amore per la sua città si sono trasformati in un interesse più concreto per l’architettura socialista. “Si è trattato di un processo del tutto spontaneo. Il quartiere di Novi Beograd è sempre stato parte di me e io sono sempre stata parte di esso. Ho sempre desiderato esprimere, in qualche modo, la mia gratitudine a quella città. Così è nato il progetto “Brutalizam i renesansa” [Brutalismo e rinascimento]. Per me, Novi Beograd è un enorme monumento vivente di un’epoca passata, un’epoca che non tornerà mai più; un omaggio a una visione, ad una comunità, a tutti quelli che hanno contribuito alla sua costruzione, a tutti quelli che vi hanno vissuto e vi vivono tuttora. Per me, il patrimonio brutalista di Novi Beograd e l’epoca jugoslava sono inseparabili”, afferma Jovana.
Parlando della forza ispiratrice del brutalismo, come patrimonio architettonico del periodo socialista, Jovana spiega di trovare affascinante il ventaglio di possibilità offerte da un solo materiale (cemento armato), ma anche la moltitudine dei dettagli definiti con grande precisione, la scansione ritmica delle facciate, fratture, aperture, tagli… tutto in cemento armato. “Mi affascina la pesantezza, la monumentalità di questi edifici, apparentemente terrificanti, ma in realtà molto accoglienti e confortevoli, adatti ad uno stile di vita semplice”.
Per quanto riguarda il processo creativo, Jovana preferisce fotografare da sola gli edifici che intende disegnare, dedicando molto tempo alla scelta dell’angolazione in modo da poter cogliere una determinata atmosfera o evocare un’emozione. “Dopo aver fatto la foto, disegno la sagoma dell’edificio con la matita, poi aggiungo i dettagli con una penna roller a inchiostro nero e infine scelgo il colore con cui dipingere il cielo, a seconda dell’atmosfera che desidero evocare”, spiega Jovana.
Disegnando edifici costruiti nell’epoca jugoslava, oltre a rappresentare i luoghi a lei cari, Jovana cerca anche di evocare un senso di comunità. “Mi rallegra il fatto che le persone si emozionino quando nei miei disegni riconoscono il loro quartiere, il loro palazzo o l’ingresso della loro casa. Sono contenta di riuscire a evocare, a modo mio, la forza della collettività e almeno una parte dello spirito di Novi Beograd, così com’è oggi”, afferma Jovana, sottolineando l’importanza delle persone e della comunità per la sua arte. “Un momento particolarmente emozionante è stato quando ho appeso un mio disegno, raffigurante il palazzo in cui vivo, sul portone d’ingresso del palazzo, osservando poi le reazioni dei miei vicini. Trovo stimolante il fatto che gli altri riconoscano nei miei disegni certe cose che per loro rivestono grande importanza. Mi ispira quel senso e quella visione di comunità che gli abitati di Novi Beograd portano dentro di sé, quell’amore per la propria città e la casa”, conclude Jovana.
Yugoteka
L’idea alla base del progetto Yugoteka è quella di preservare i memorabilia del periodo jugoslavo riproponendoli in una veste nuova. Così sulle magliette, borse e taccuini realizzati da Luka e Nikola, ideatori del progetto, troviamo illustrazioni ispirate al periodo jugoslavo: dal monumento dedicato alla battaglia della Sutjeska ai celebri versi della canzone “Odnesi me” [Porta mi via] di Vlada Divljan, passando per la mitica Fića [la Fiat 600]. “Parlando tra di noi e osservando gli artefatti del passato, abbiamo pensato che sarebbe stato bello riproporre quel patrimonio culturale in una veste nuova, lasciando spazio anche all’immaginazione. Siamo stati ispirati, tra l’altro, da una docu-fiction su un presunto programma spaziale jugoslavo ”, spiegano Luka e Nikola.
Parlando della forza ispiratrice della cultura jugoslava, Luka e Nikola sottolineano l’importanza delle tendenze moderniste ed emancipatorie di quell’epoca. “Non vi è alcun dubbio che durante il periodo jugoslavo questa regione conobbe una modernizzazione senza precedenti, forse ancora più profonda rispetto a quella sperimentata durante il periodo bizantino. Le donne ottennero il diritto di voto e iniziarono a partecipare alla vita sociale. È una delle più grandi conquiste dell’epoca jugoslava che, pur non avendo reso la condizione delle donne del tutto soddisfacente, segnò un primo passo avanti nella lotta per l’uguaglianza di genere. Inoltre, [le autorità jugoslave] si impegnarono molto sul fronte dell’alfabetizzazione, urbanizzazione, emancipazione e modernizzazione in generale. Si cercò sempre di seguire le tendenze internazionali, così anche gli artisti impegnati nelle arti applicate cercarono di stare al passo con i tempi, tant’è che gli oggetti dell’epoca jugoslava, oltre alla loro qualità, ancora oggi emanano una forza persuasiva tale da far apparire la società jugoslava più emancipata di quanto non lo fosse realmente. Ed è qui che risiede la loro potenza e forza ispiratrice”.
Luka e Nikola paragonano la tendenza a intrecciare motivi artistici di epoche passate con quelli contemporanei all’introduzione di termini stranieri in una lingua, modernizzandone così il lessico. “In questo senso, il linguaggio visivo ha la stessa funzione del linguaggio letterario, essendo, in fin dei conti, un mezzo di comunicazione. Ci piace pensare che i nostri prodotti possano spingere chi ha vissuto in ex Jugoslavia a tornare con la mente a quei tempi, ma anche stimolare chi non ricorda la Jugoslavia a scoprire la sua eredità. Ecco un esempio concreto. Recentemente abbiamo instaurato una collaborazione con il Museo della Jugoslavia a Belgrado e ne siamo molto orgogliosi, perché si tratta del museo più rinomato del paese. Da qualche tempo nel negozio di souvernir situato all’interno del museo è possibile acquistare anche i nostri prodotti e di recente abbiamo deciso di proporre ai visitatori provenienti dalla Cina una serie di prodotti su cui abbiamo riprodotto un verso di una canzione del mitico rapper serbo Moskri che recita: “Valter ha difeso Sarajevo, ora difende me” [il riferimento è al celebre film partigiano “Valter difende Sarajevo”, ispirato alle vicende di Vladimir Perić, soprannominato Valter, leader della resistenza di Sarajevo durante la Seconda guerra mondiale]. Questo esempio dimostra come l’arte possa creare legami e facilitare la comunicazione tra persone, da qualunque parte del golobo esse provengano”, spiegano Luka e Nikola.
Nel creare i loro prodotti, Luka e Nikola spesso intrecciano i temi vintage con quelli della nostra epoca, ispirandosi in particolare alla cultura pop. “Ci piace usare riferimenti meno evidenti – come quel verso di cui sopra – forse conosciuti solo dagli appasionati di una tendenza artistica o dai fan di una band, ma non per questo meno coinvolgenti e capaci di spingere all’azione”, concludono Luka e Nikola.
Manonija
Mirjana e Miloš, ideatori del brand Manonija , traggono ispirazione principalmente dal periodo della resistenza antifascista e della Seconda guerra mondiale, decorando vari oggetti – borse, taccuini, felpe, magliette – con illustrazioni che ricordano e promuovono l’eredità dell’antifascismo jugoslavo, come quelle ispirate ad una fotografia che mostra la sezione feminile del Partito comunista jugoslavo (KPJ) durante un incontro sull’isola di Vis o alle fotografie scattate durante la seconda assemblea dell’AVNOJ [Consiglio antifascista di liberazione popolare della Jugoslavia] tenutasi nel 1943 a Jajce.
“Nell’ambito di alcuni progetti in cui siamo coinvolti, tra cui quelli promossi dall’associazione KURS , abbiamo affrontato vari eventi di quel periodo che videro protagonisti il movimento studentesco e quello operaio, il Partito comunista della Jugoslavia e il Movimento popolare di liberazione (NOP). Essendo entrambi nati negli anni Ottanta, la nostra infanzia e adolescenza furono segnate dalla distruzione della Jugoslavia, dal degrado dell’industria e delle infrastrutture, dal processo di privatizzazione e dalla decadenza della società. Ispirarsi al periodo jugoslavo ci sembra inevitabile”, affermano Mirjana e Miloš.
I due artisti spiegano perché ritengono utile analizzare certi eventi rivoluzionari a distanza di tempo. “Non si tratta solo della nostalgia per la Jugoslavia, ma innanzitutto della necessità di tenere viva la memoria di un processo di lotta, di una politica emancipatrice e delle esperienze maturate nel periodo jugoslavo, ma anche degli errori commessi. Non dobbiamo ignorare il fatto che la SFRJ non era un paese ideale, ma quel che è certo è che era un paese più giusto di quello in cui viviamo oggi. Inoltre, la rielaborazione dei motivi jugoslavi è anche una forma di lotta per riprendersi lo spazio sociale e mediatico che rischia di essere dominato dalla destra”.
Parlando del tentativo di rivivere l’epoca jugoslava, Mirjana e Miloš spiegano che, pur essendo difficile fare paragoni diretti, è possibile individuare alcune analogie tra il periodo jugoslavo e la realtà di oggi. “Ad esempio, le proteste studentesche, le difficoltà con cui si scontrano gli artisti… Tuttavia, certi diritti e libertà conquistati durante la Seconda guerra mondiale e poi rafforzati durante il periodo socialista oggi ci sembrano impensabili. Oggi l’istruzione non è accessibile a tutti, la sanità è al collasso, i diritti dei lavoratori vengono sistematicamente calpestati, cresce la povertà, le persone si vedono pignorare la casa per un piccolo debito. La nostra è una società instabile in cui regna un malcontento generale. Ed è per questo che desideriamo far rivivere la memoria della lotta dei nostri antenati, per ricordare che la lotta è possibile e che dobbiamo imparare dal passato”.
Per Mirjana e Miloš il processo che dall’idea porta alla realizzazione di un oggetto d’arte è tutt’altro che lineare, basandosi però sempre su una ricerca archivistica. “Abbiamo una solida conoscenza del periodo della lotta popolare di liberazione, in particolare per quanto riguarda l’azione culturale durante la guerra, e abbiamo scelto di occuparci di quel periodo per motivi ben precisi di cui abbiamo parlato prima. Poi con Manonija abbiamo allargato il nostro campo di interesse e, oltre ai temi legati alla resistenza, ci occupiamo anche delle tematiche ambientali e del fenomeno del tempo libero [durante l’epoca jugoslava]. Dietro ad ogni nostra illustrazione ci sono ore di lavoro e di ricerca di informazioni e di prove documentarie”.
Oltre alle fotografie di archivio legate alla lotta popolare di liberazione, Mirjana e Miloš traggono ispirazione anche dalla poesia. “La poesia è un altro elemento importante del nostro lavoro e spesso sono proprio i versi di una poesia a spingerci a rielaborare certi temi. Riconosciamo anche l’importanza dell’influenza esercitata su di noi da alcuni artisti di epoche passate legati a vari movimenti rivoluzionari, in primis alcuni esponenti dei movimenti d’avanguardia della prima metà del XX secolo e dell’arte rivoluzionaria e sociale jugoslava”, concludono Mirjana e Miloš.
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