Herceg Novi © Fotokon/Shutterstock

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Il 9 maggio si terranno le amministrative a Herceg Novi, località costiera montenegrina al confine con la Croazia. Il Partito del presidente della Repubblica Milo Đukanović si appresta a subire la terza sconfitta elettorale in poco più di otto mesi

07/05/2021 -  Željko Pantelić

Esiste solo una certezza alla vigilia delle elezioni locali a Herceg Novi (Castelnuovo) in programma il 9 maggio: il Partito democratico dei socialisti (DPS) del presidente Milo Đukanović subirà la terza sconfitta in poco più di otto mesi. Tant'è vero che le tre coalizioni che appoggiano il governo nazionale di Zdravko Krivokapić stanno ormai lottando - nella gara elettorale - più tra di loro che contro il DPS.

Per i 34 posti nell'assemblea locale corrono sei liste elettorali. Nella coalizione “La squadra europea per Herceg Novi” si trovano il DPS e i Socialdemocratici del Montenegro. La coalizione “Per il futuro di Herceg Novi e delle Bocche” raccoglie i partiti tradizionalisti e filoserbi. L’alleanza “Né a sinistra, né a destra, direzione Novi” è guidata dal sindaco uscente Stevan Katić. La coalizione “Nero su Bianco” del vicepremier Dritan Abazović corre da sola. Gli elettori potranno votare anche per una formazione civica la “Lista di Novi” e per la lista “Il vero Novi” del deputato Marko Milačić che appoggia in parlamento il governo Krivokapić.

Negli ultimi 20 anni Herceg Novi è sempre stata la città simbolo della resistenza al regime di Đukanović, visto che il DPS l’ha governata in tutto solo per due anni. Questa particolarità si spiega anche con il fatto che quasi metà dei cittadini di Herceg Novi si dichiarano serbi. Inoltre, la coalizione guidata dal sindaco Katić ha governato bene la città negli ultimi anni e ha evitato, con successo, le scissioni e i cambiamenti della maggioranza che si sono verificati nelle altre due città della riviera montenegrina: Kotor (Cattaro) e Budva.

A differenza delle elezioni amministrative a Nikšić, dove il DPS ha provato a rilanciare e vincerle, usando tutte le risorse a disposizione, alla consultazione elettorale di Herceg Novi il partito che ha governato per 30 anni il Montenegro aspira solo a fermare l’emorragia dei voti e dei suoi membri, ormai in atto, sia a livello locale che nazionale.

Il nervosismo nel partito si è percepito nel discorso del presidente Milo Đukanović in chiusura della campagna elettorale a Herceg Novi. Sebbene siano elezioni per scegliere i rappresentanti di un’amministrazione locale che si dovrà occupare prevalentemente di traffico, fognature, immondizia, servizi sociali e altre questioni locali, Đukanović ha parlato del nazionalismo serbo e delle forze che vogliono distruggere il Montenegro.

“Domenica non si vota solo per lo sviluppo e per la strada europea, ma anche contro la politica che vuole annientare il Montenegro, si vota contro la politica del nazionalismo serbo che vuole eliminare la società civile che abbiamo costruito in Montenegro, si vota contro il cleronazionalismo che ha l’ambizione di trasformare il Montenegro in uno stato medievale e teocratico”, tuonava Đukanović davanti ai suoi compagni.

Per avere l’idea della gravità della scorrettezza istituzionale del presidente Đukanović a Herceg Novi si provi ad immaginare un presidente Sergio Mattarella che chiuda la campagna elettorale del Partito democratico alle elezioni locali a Venezia accusando gli altri partiti di voler distruggere il paese. È vero che il presidente della più piccola repubblica dell’ex Jugoslavia viene eletto dai cittadini e non in parlamento, ma secondo la Costituzione montenegrina il suo ruolo è più o meno come quello del presidente italiano e non di quello francese, figuriamoci quello americano.

Mentre Đukanović prova a giocare, per l’ennesima volta, la carta del nazionalismo e delle divisione nella società montenegrina, per ottenere il successo elettorale, le coalizioni che appoggiano il governo Krivokapić si marcano a vista e giocano, per usare il gergo calcistico, due piccoli derby tra di loro.

La coalizione intorno al partito dei Democratici e quella del Fronte democratico lotteranno fino all’ultimo voto per il primato nella futura maggioranza nell’assemblea locale a Herceg Novi e per una posizione di leadership per quanto riguarda il palcoscenico nazionale.

In questo contesto entrambe le forze politiche provano ad accreditarsi come la formazione preferita dalla Chiesa ortodossa serba in Montenegro. L’incontro tra il vescovo Joanikije e il presidente del parlamento Aleksa Bečić, questa settimana, è stato interpretato come un appoggio indiretto ai Democratici. D’altronde, non è uno segreto che il premier Krivokapić è sempre più vicino al partito di Bečić.

Il Fronte democratico, ovvero la coalizione “Per il futuro di Herceg Novi”, sta provando a presentarsi agli elettori come l’opzione preferita del patriarca Porfirije e dal presidente Vučić. A dire il vero, né il patriarca né il presidente serbo hanno dimostrato interesse per l’appuntamento elettorale di Herceg Novi. Peraltro in Serbia, sia dai media che dagli ambienti vicini a Vučić, si evidenzia molto meno interesse per le elezioni a Herceg Novi rispetto a quelle precedenti a Nikšić.

Nel secondo derby vedremo URA e il partito “Il vero Montenegro” di Marko Milačić con l’intenzione di superare abbondantemente la soglia del quattro per cento per entrare nell’assembla locale. Buone possibilità di trovarsi nel consiglio comunale le ha la lista civica “Lista Novi”.

Vladimir Pavićević, direttore del think-tank montenegrino “Policy Research Society” afferma a OBC Transeuropa che le elezioni a Herceg Novi saranno un’ulteriore prova del nuovo status del DPS: “Il partito di Đukanović è oramai a tutti gli effetti una forza di opposizione. Il DPS è rimasto isolato. Nessuna delle altre formazioni politiche che ha preso parte alle elezioni a Herceg Novi vuole avere a che fare con il DPS, e ancor meno creare una maggioranza post elettorale. La battaglia principale si combatte tra le due più grandi coalizioni che appoggiano il governo di Podgorica. Mi aspetto che URA e ‘Il vero Montenegro’ oltrepassino la soglia del 4 per cento”.

Secondo Pavićević il risultato delle elezioni a Herceg Novi non avrà una particolare influenza sulle dinamiche a livello nazionale. In buona parte perché l’esecutivo di Krivokakpić ha problemi ben più grandi da affrontare: deve far passare il bilancio, sciogliere il nodo Leposavić - il ministro della Giustizia che non voleva qualificare il massacro a Srebrenica come genocidio - e la riforma del sistema giudiziario. “Ciascuna di queste questioni sarà una dura prova per la compattezza e la sopravvivenza del governo Krivokapić”, aggiunge Pavićević.


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