Prosegue il progetto di bonifica di Punta Arza. Raccolti numerosi proiettili trasportati in seguito presso l'Istituto "Vinca" in Serbia.
E' terminata a punta Arza, estremità della penisola Lustica nel golfo delle Bocche di Cattaro, bombardata durante gli attacchi NATO del 1999, la prima parte della seconda fase del progetto "La decontaminazione dall'uranio impoverito di punta Arza". I lavori sono durati dal 20 aprile sino al 2 giugno e sono stati portati a termine da un gruppo di esperti provenienti da Serbia e Montenegro.
Durante questi quaranta giorni sono stati esaminati 6 chilometri quadrati di terreno contaminato in ben 138 punti. Sono stati asportati 70 proiettili all' uranio impoverito e 13 frammenti di missile. Il materiale contaminato verrà trasportato sino all' Istituto "Vinca" (Serbia), dove sono già stati depositati altri 105 proiettili all'uranio, 28 frammenti e 10 chilogrammi di terra altamente contaminata, raccolti l'anno scorso durante la prima fase della decontaminazione di Arza. In quell'occasione era stata esaminata un'area di 30 mila metri quadri, 10 mila dei quali erano stati bonificati. Ora, secondo gli esperti nazionali e dell' UNEP, l'area bonificata è del tutto sicura e si esclude rischio di contaminazione.
Tempo fa aveva fatto scalpore la notizia che negli undici esperti che avevano seguito la prima parte del progetto erano stati notate delle leggere modificazioni nei cromosomi. Tutti coloro i quali sono coinvolti nel progetto sono infatti sottoposti ad accurate analisi, come ha dichiarato il direttore del progetto Tomislav Andjelic. Dall'OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità) era però arrivata la smentita ufficiale: non si sarebbe trattato delle conseguenze dell'uranio impoverito ma di qualche infezione virale.
Andjelic ha inoltre sottolineato come il progetto sia sino ad ora costato 450.000 €, garantiti dal governo montenegrino che in questo modo si è dimostrato attento alla salvaguardia dell'ambiente e delle salute dei cittadini ("Pobjeda", 05.06.02).
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