Un'indagine in sei città della Serbia e del Montenegro. In cinque di queste si riscontra radioattività, non intensa ma diffusa. "Occorre comunque prendere le dovute precauzioni" sottilineano gli esperti ONU
Tre anni dopo i bombardamenti NATO in Yugoslavia un'equipe di scienziati delle Nazioni Unite afferma di aver trovato aree nelle quali il suolo e l'aria sono ancora contaminate dall'uranio impoverito. Lo studio è stato realizzato dall'UNEP in sei città della Serbia e del Montenegro, bombardate durante il conflitto in Kossovo, ed ha rivelato la presenza di una "contaminazione diffusa ma di basso livello".
"Non abbiamo riscontrato livelli di radioattività tali da mettere a repentaglio l'ambiente o la salute dei cittadini. In ogni caso raccomandiamo calorosamente di adottare misure precauzionali", ha affermato Klaus Toepfer, direttore dell'UNEP.
Le sei città sulle quali i controlli di radioattività sono stati eseguiti si trovano nella vallata di Presevo, nel sud della Serbia ed in Montenegro. In cinque di esse sono state trovate tracce di radioattività ed il dato preoccupa. "La preoccupazione maggiore riguarda una possibile contaminazione delle falde acquifere" si scrive nella relazione presentata dagli esperti dell'UNEP.
L'esercito statunitense ha utilizzato munizioni contenenti uranio impoverito (metallo estrememanete pesante che ha la caratteristica di perforare con estrema facilità gli obiettivi) sia nei 78 giorni della guerra del Kossovo ma anche con tutta probabilità in Bosnia nel 1994 e nel 1995.
Le indagini ad opera delle Nazioni Unite sono state promosse in seguito agli allarmi nati in tutta Europa sui possibili effetti dell'uranio impoverito. All'interno degli stessi contingenti internazionali impegnati in operazioni sul campo è grande la preoccupazione.
La maggior parte degli scienziati ritiene che l'inalazione di particelle di polvere che si disperde nell'aria in seguito alla deflagrazione di uno di questi ordigni può essere molto pericolosa per la salute. La relazione delle Nazioni Unite sottolinea come, anche se il pericolo sopramenzionato è oramai scongiurato, gravi rischi possono derivare ancora dal contatto con pezzi di uranio impoverito disseminati sul terreno.
Pekka Haavisto, a capo della missione di esperti recatasi in Yugoslavia, ha affermato di "essere rimasto particolarmente colpito dal fatto che a distanza di più di due anni vi siano ancora particelle di uranio impoverito nell'aria". Ha poi aggiunto che ogniqualvolta si opererà in questi luoghi contaminati, ad esempio dissodando terreni, si rischierà di far ritornare nell'aria la polvere radioattiva.
I luoghi risultati contaminati sono stati recintati con apposita segnaletica e vengono monitorati dalle autorità locali. L'UNEP ha reso noto che sono iniziate già alcune attività di bonifica (27.03.02, BBC Europe).
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