Gli economisti negli Stati Uniti e nell'Unione europea annunciano che la crisi in atto potrebbe essere la più grande dopo quella del 1929. Ma in Montenegro se ne parla poco. E intanto il governo salva una banca della quale il premier è azionista

05/11/2008 -  Jadranka Gilić Podgorica

I paesi in via di sviluppo non avvertiranno le conseguenze dirette della crisi. È quanto viene indicato dal rapporto del Fondo monetario internazionale (FMI) e della Banca Mondiale sugli effetti della crisi economica mondiale. Possibili effetti indiretti, invece, potrebbero essere l'aumento delle tasse nel settore bancario, la mancanza di denaro per le linee di credito e la diminuzione degli investimenti stranieri.

In Montenegro alcune di queste conseguenze si sono già fatte sentire: la diminuzione della liquidità delle banche, l'aumento dei tassi d'interesse sui mutui e la diminuzione dei crediti, soprattutto quelli a lungo termine.

Il presidente del Consiglio della Banca centrale montenegrina, Ljubiša Krgović, ha affermato che per il momento le banche montenegrine non approvano crediti per l'acquisto di immobili.

Come misura preventiva il Parlamento montegrino ha adottato una legge sulle misure per la protezione del sistema bancario. Quest'ultima prevede che lo stato garantisca i depositi dei cittadini, garantisca i prestiti interbancari e che fornisca prestiti alle banche per assicurarne la liquidità e in caso di necessità che entri nella proprietà delle banche stesse.

Inoltre, Ljubiša Krgović ha precisato che la Banca centrale ha versato mezzo miliardo di euro sui conti all'estero (le riserve statali e le riserve obbligatorie delle banche commerciali) e che insieme al Governo può disporre dell'intera somma. Krgović ha poi sottolineato che, nella regione, il Montenegro è il paese con il minor livello di indebitamento.

Secondo quanto riporta il settimanale montenegrino "Monitor" del 17 ottobre scorso, il ministro delle Finanze Igor Lukšić ha dichiarato: "In caso di emergenza abbiamo 180 milioni di euro di riserve statali, l'oro, i mezzi che i fondi statali tengono nelle banche commerciali e il denaro della Banca centrale. Inoltre, sempre in caso di emergenza useremo le riserve statali e lo stato potrebbe indebitarsi per assicurare la liquidità del sistema bancario. Negli ultimi anni, grazie alla politica che abbiamo condotto e all'avanzo di bilancio, abbiamo accumulato risorse significative nella nostra Banca centrale".

A favore della nuova legge ha votato anche l'opposizione montenegrina. Un fatto che rappresenta un raro caso di consenso in parlamento. A questo proposito, il deputato del Partito popolare socialista (SNP), Aleksandar Damjanović, ha commentato: "La proposta di legge era condivisibile e necessaria per proteggere i depositi dei cittadini e l'economia."

Le banche sono soddisfatte della nuova legge, perché temevano la mancanza di fiducia nel sistema bancario da parte dei risparmiatori. Dopo l'esperienza dell'ex Jugoslavia, dove lo stato aveva garantito i depositi dei risparmiatori ma a causa della guerra civile i risparmi erano poi svaniti nel nulla, la fiducia nelle banche è tornata soltanto negli ultimi anni e si teme che la crisi mondiale possa indurre i cittadini a togliere il denaro dai conti correnti e a rimetterlo, come si suol dire, sotto il materasso.

Secondo gli esperti economici la fase più difficile sta per arrivare. Si pensa a come la crisi economica mondiale influenzerà le attività delle banche locali nel settore creditizio. I paesi in via di sviluppo sono già, o saranno sottoposti, a restrizione sulle forniture di credito. Le banche degli Stati uniti e dell'Europa occidentale hanno già sospeso le attività di credito e gli investitori stranieri iniziano a pensare di ritirare i loro capitali. Si stima che l'affluenza del capitale straniero, nei paesi in via di sviluppo, sarà inferiore del 30 percento rispetto all'anno scorso. Inoltre, si teme che le banche centrali estere possano tentare di risolvere i loro problemi di liquidità ritirando i soldi depositati in questi paesi.

Gli esperti avvertono che i paesi dell'Europa dell'est e dell'Europa centrale potrebbero trovarsi di fronte a grandi problemi, perché la maggior parte del settore bancario di questi paesi si trova sotto il controllo delle banche occidentali. Thomas Mirow, direttore della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD), ha fatto un appello ai governi dei paesi dell'Europa occidentale suggerendo di non perdere di vista le filiali nei Balcani e nell'Europa orientale, quando decidono di salvare le banche domestiche. "Per fronteggiare una crisi senza precedenti, le banche occidentali potrebbero anche smettere di sostenere le loro filiali orientali, un fatto che provocherebbe la carenza di investimenti e seri danni alle economie dei paesi ex sovietici", avverte Mirow.

Nel frattempo i giornali montenegrini scrivono della crisi in una delle banche montenegrine, Prva banka, nella quale hanno quote di proprietà Aco Ðukanović (fratello del premier) con il 30% e Milo Ðukanović (il premier) col 4,99%. Secondo i media locali, Prva banka avrebbe dei problemi di liquidità a causa dei crediti forniti ai cittadini, soprattutto a persone vicine al governo che con questi soldi compravano proprietà o investivano sui mercati finanziari. Ma, siccome oggi i mercati finanziari crollano è logico che Prva banka abbia dei problemi di liquidità.

L'alto funzionario del Movimento per i cambiamenti (PZP) Goran Ðurović ha dichiarato che in questo caso si tratta di conflitto di interessi e di una situazione paradossale, visto che il premier copre con dei soldi statali le perdite della banca di cui è azionista.

All'Associazione delle banche del Montenegro ritengono che Prva banka abbia bisogno di 250 milioni di euro per uscire da questa situazione. Perciò sono in corso le trattative con la famiglia Al Nihyan di Abu Dhabi, la quale dovrebbe rilevare il 41% delle azioni di Prva banka.


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