È già campagna elettorale in Montenegro per le presidenziali che si terranno il prossimo 6 aprile, le prime dopo l'indipendenza. Dibattito sulla proposta della maggioranza per la modifica della legge sul finanziamento pubblico ai partiti
Si svolgeranno il 6 aprile 2008 le prossime elezioni presidenziali del Montenegro, le prime dopo l'indipendenza dalla Serbia, ottenuta nel maggio del 2006. Lo ha annunciato il 17 gennaio scorso il presidente del parlamento montenegrino Ranko Krivokapic.
Krivokapic ha spiegato ai giornalisti che il 6 aprile rappresenta la data più adatta per le elezioni, perché in caso di ballottaggio si eviterebbe di far cadere il secondo turno durante le feste della Pasqua e del 1° maggio.
Il presidente del parlamento ha invitato i cittadini del Montenegro a contribuire, con la loro partecipazione al processo elettorale, "alla cultura del dialogo, della convivenza ed a tutto ciò che migliora il Montenegro". Krivokapic ha anche fatto un appello ai candidati presidenziali chiedendo che contribuiscano, con il loro comportamento, "a quei valori che avvicineranno i cittadini montenegrini ai temi delle integrazioni europee."
Inoltre, il presidente del parlamento montenegrino ha invitato l'OSCE, l'Unione europea ed altre organizzazioni internazionali a seguire le prossime elezioni in Montenegro.
Krivokapic ha anche dichiarato che "si sa già chi sarà il vincitore: la libera volontà dei cittadini."
Il partito governativo, il Partito Democratico dei Socialisti (DPS), ha deciso di riproporre la candidatura dell'attuale presidente Filip Vujanovic.
Dall'altra parte il più giovane partito dell'opposizione montenegrina, il Movimento per il cambiamento (PZP), ha deciso di proporre la candidatura del loro leader Nebojsa Medojevic. Il PZP ha già iniziato la campagna elettorale con cartelloni sulle strade e lo slogan "Montenegro svegliati!"
Subito dopo, la Lista Serba, partito d'opposizione, ha annunciato che il loro candidato sarà il leader del partito Andrija Mandic, dietro lo slogan "Andrija - il nostro presidente" .
Il Partito Socialista Popolare (SNP), ha recentemente annunciato che il loro candidato, alle prossime elezioni presidenziali, sarà Srdjan Milic, attuale leader del partito.
Secondo quanto riporta il quotidiano montenegrino "Republika" del 28 gennaio scorso, Milic si è detto deluso dalla scelta dell'opposizione di non affrontare le prossime elezioni con un candidato unico, che dovrebbe essere un candidato appoggiato da tutti i partiti dell'opposizione, incluso il PZP.
Srdjan Milic ha anche parlato del suo programma: "I miei nemici non sono né Mandic, né Medojevic, né Vujanovic. Lo sono invece la povertà del Montenegro, lo sviluppo regionale irregolare, la criminalità organizzata e l'immagine del paese nel mondo". Il leader del SNP ha anche aggiunto che il suo obiettivo è far sì che in Montenegro regni la giustizia sociale.
Ci sono anche due candidati indipendenti che annunciano la loro candidatura: Blagota Mitric, l'ex presidente della corte costituzionale del Montenegro e Dragan Hajdukovic.
L'inizio della campagna elettorale ha aperto le solite domande sui costi: quanto costeranno le elezioni e come si troverà il denaro necessario per organizzare la tornata elettorale?
Secondo quanto riporta il settimanale montenegrino "Monitor" (25 gennaio), il denaro proveniente dalle casse dello stato sarà minore di quello speso per le elezioni precedenti.
Infatti, l'opposizione ha fatto i conti sullo 0.4 percento del bilancio annuale, quanto prevede l'attuale Legge sul finanziamento dei partiti politici, per le elezioni.
Secondo la legge attuale, ogni candidato che ottiene più del 5% dei voti può contare su una parte della quota dello 0.4% del bilancio annuale, cioè può pretendere parte dei 2,7 milioni di euro destinati per le elezioni di quest'anno.
L'opposizione ha già fatto i calcoli, e ritiene che ci siano 4 candidati che potrebbero avere il diritto a circa 700 mila euro a testa.
Tuttavia il governo ha deciso di modificare la legge e di sottoporre al parlamento la Proposta di legge sullo stanziamento dei rimborsi spese per la campagna presidenziale, durante la seduta del 5 febbraio prossimo. Secondo la nuova proposta i candidati che ottengono più del 5% di voti avranno diritto a dividere 400 mila euro.
Se la Proposta viene votata dal Parlamento i 4 candidati, per i quali si prevede che avranno più del 5% dei voti, avranno a disposizione 100 mila euro a testa al posto dei 700 mila euro, previsti dalla legge in vigore.
Secondo il CEMI, un'organizzazione non governativa che segue l'andamento del voto in Montenegro, le elezioni rischiano di diventare una corsa ai finanziamenti invece che una gara per la poltrona presidenziale.
CEMI spiega che ci sono alcuni candidati che sono già consapevoli che per loro sarà impossibile entrare in un eventuale secondo round elettorale e che, di conseguenza, non pensano di utilizzare il denaro per la campagna elettorale, ma per scopi privati.
CEMI ha fatto un annuncio pubblico dove chiede ai deputati di appoggiare la Proposta di legge, perché è in linea con le raccomandazioni delle istituzioni internazionali e solo con questa proposta ogni candidato potrebbe avere diritto ad una parte della somma prevista per il finanziamento dei candidati presidenziali.
Inoltre, CEMI spiega che i candidati hanno il diritto di finanziarsi sia mediante fondi statali sia con fondi privati.
Dall'altra parte l'opposizione sostiene che soltanto per la pubblicità sui media elettronici servono almeno 200mila euro. Secondo l'opposizione, alcuni media privati applicano tariffe diverse per il governo e per l'opposizione, riferendosi a sconti speciali che verrebbero applicati al governo.
La situazione si complica ancora di più se teniamo presente che, secondo la legislazione vigente, la somma delle donazioni private non può essere più alta di quella prevista dal bilancio statale.
Se prendiamo in considerazione che soltanto un blocco dei partiti, durante la campagna referendaria, aveva speso oltre 500mila euro per la pubblicità sulla TV e sulla radio, risulta chiaro che nemmeno 200mila euro per candidato potrebbero essere sufficienti tanto per il governo che per i partiti dell'opposizione.
Questo può significare soltanto che, o i rapporti finanziari che si presentano alla Commissione elettorale della Repubblica (RIK), molto probabilmente, non saranno autentici o si cambierà di nuovo la legge durante la campagna elettorale.
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