All’inizio di novembre il Montenegro ha ottenuto il parere positivo della Commissione europea per la richiesta di candidatura a diventare membro dell’Ue, senza però ottenere una data certa sull’avvio dei negoziati di adesione. La lotta alla criminalità e alla corruzione resta la sfida principale del Paese
“Dal 2005 il Montenegro è il primo paese a ricevere lo status di candidato all’Ue. Si tratta di un incoraggiamento non solo per il nostro Stato ma anche per tutti gli altri paesi della regione, perché in questo modo viene ribadito l’orientamento dell’Unione rispetto alle politiche di allargamento”, ha detto il premier montenegrino Milo Ðukanović.
Sembra che sia stata proprio l'ottica regionale a spingere Bruxelles ad accettare la candidatura montenegrina, al fine di dimostrare a tutti i paesi del Sud est Europa che esiste una concreta prospettiva europea. A questo proposito i media montenegrini citano un diplomatico occidentale rimasto anonimo: “Ovviamente il Montenegro non rispetta ancora le condizioni per poter essere candidato, ma la decisione è stata presa per inviare un messaggio a tutti gli altri paesi dei Balcani occidentali che un giorno anche loro saranno membri dell’Unione”.
Il vicepresidente della Commissione del Parlamento europeo per la collaborazione con il Sud Est Europa Jelko Kacin ha dichiarato che in questo modo l’attenzione dell’Ue si è di nuovo spostata dall’Islanda ai Balcani occidentali.
Allo stesso tempo gli analisti a Podgorica ritengono che il 2011 sarà un anno molto stressante per la società montenegrina e le sue deboli istituzioni.
Tutti, infatti, sanno che il prossimo autunno Bruxelles non terrà in considerazione esclusivamente le questioni regionali, ma si concentrerà soprattutto sull’avanzamento effettivo del Montenegro, che dovrà essere evidente in sette ambiti cruciali indicati dalla Commissione europea. Si tratta soprattutto di questioni politico-giuridiche molto rigide. Questi sette ambiti (la Serbia ne ha sei, l’Albania 12) indicano che gli europei sono consapevoli dello stato di abbandono sociale del Montenegro.
Il governo montenegrino dovrà infatti dimostrare concreti risultati nella lotta alla criminalità organizzata, alla corruzione e al riciclaggio di denaro sporco, oltre sforzarsi per garantire la libertà dei media, la difesa dei diritti delle minoranze, la tutela dell’ambiente, il rafforzamento della capacità amministrativa e la sua professionalizzazione e depoliticizzazione.
Ma, come affermano alla Commissione europea, per il momento al Montenegro manca proprio la volontà politica per portare a termine questi compiti.
Ðukanović, invece, afferma che le richieste inviate a Podgorica da parte di Bruxelles per poter avviare i negoziati di adesione sono reali e realizzabili. “Siamo consapevoli del fatto che adesso entriamo in una fase delicata e di maggiori richieste rispetto all’integrazione europea. Senza alcun dubbio il Montenegro rispetterà efficacemente, come fatto fino ad ora, i propri impegni e creerà le condizioni per far sì che il nostro Stato entri a far parte a pieno titolo dell’Ue nei tempi previsti”, ha detto il premier.
Il governo montenegrino spera che il Paese possa corrispondere alle richieste dell’Ue già il prossimo anno, anche se aggiungono che non sarà proprio facile. “In fondo, sono convinta che le scadenze ce le poniamo da soli e da noi dipende la maggior parte del lavoro da fare”, sostiene Gordana Ðurović ministro per l’Integrazione europea.
Ma l’opposizione e il settore non governativo hanno forti dubbi sulla volontà, la prontezza e la capacità del potere di rispettare fino in fondo “i compiti che gli spettano”.
“La Commissione europea ha ribadito quello che tutti i cittadini già sanno: le istituzioni montenegrine non fanno abbastanza per far rispettare la legge, in particolare per quel che riguarda criminalità organizzata e funzionari corrotti”, precisa Vanja Ćalović direttrice della Ong MANS.
Ćalović ha aggiunto che le valutazioni della Commissione europea confermano che Bruxelles ha scoperto i tentativi del governo di manipolare e falsificare i dati, per nascondere l’assenza di volontà politica nella lotta alla corruzione e alla criminalità.
Della stessa opinione è Filip Kovačević, docente all’Università di Podgorica, il quale afferma che la condizione per far sì che il Montenegro adotti le riforme è l’eliminazione dal potere degli “impedimenti politico-affaristico-criminali”. Finché non ci sarà un cambio di governo, finché non si apriranno i dossier e non si faranno partire gli arresti dei ladri e dei truffatori, finché non si eseguirà la lustrazione nei confronti dei responsabili delle guerre e delle violenze, la storia sulla vicinanza politica all’Unione resterà un mero marketing politico”, afferma il docente di Podgorica.
Ciò significa quindi che in Montenegro bisogna cambiare il sistema di governo autoritario impersonato dal premier Ðukanović. Solo con un suo ritiro dalla funzione guida, come viene riportato anche nell’analisi del rinomato centro studi britannico Economist Intelligence Unit, il Montenegro potrebbe, forse, avviare i negoziati con l’Ue.
“Il suo ritiro dalla scena politica è una delle condizioni per la continuazione della nostra strada verso l’accesso all’Ue”, ritiene il leader del partito di opposizione “Movimento per i cambiamenti” e presidente del Consiglio nazionale per l’integrazione europea Nebojša Medojević. Il quale prevede che dopo l’uscita di scena di Ðukanović sarà formata una nuova maggioranza di governo.
I più potenti membri dell’Unione, Germania in testa, chiedono a Podgorica di compiere passi decisivi. Il rapporteur del Bundestag per il Montenegro Peter Bayer, in visita nel Paese poco prima dell'accettazione della candidatura precisava che il Montenegro doveva: “Rispettare completamente i criteri per l’accesso all’Ue”.
Ecco perché il deputato al parlamento montenegrino e membro del Comitato per le relazioni internazionali e per l’integrazione europea Predrag Bulatović dà questo consiglio all’opinione pubblica locale e al governo di Podgorica: “Per quanto concerne l’integrazione europea, quanto fatto fino ad ora è stato un gioco da ragazzi rispetto a quello che ancora ci attende”.
Ad ogni modo, l’Ue crede che il Montenegro possa far parte della nuova fase di accessi, se decide di lavorare seriamente e con responsabilità. UN paese che potrebbe realmente diventare un bel luogo dove vivere, e finalmente "normale". Qualcosa come l’Islanda, che nei negoziati di adesione passa la maggior parte del suo tempo a discutere con l’Unione di questioni relative alla tradizionale pesca alle balene.
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