Il verde fiume che ha messo d'accordo la maggioranza della popolazione del Montenegro, può dichiararsi salvo. Il parlamento del Montenegro ha finalmente approvato la Dichiarazione sulla difesa del Tara proposta dalle ONG locali
Il parlamento montenegrino il 14 dicembre ha approvato la Dichiarazione per la difesa del fiume Tara proposta dal gruppo di organizzazioni non governative nel mese di agosto e sottoscritta da oltre 10.000 persone.
Con la dichiarazione si impedisce pertanto la realizzazione di costruzioni che danneggerebbero il canyon del fiume Tara, considerato dall'UNESCO patrimonio mondiale.
La dichiarazione è stata votata dalla maggioranza dei deputati di opposizione, dal partito di governo SDP e dai partiti albanesi. Contrari i parlamentari del partito guida di governo DPS. Assenti il DSS, NS e il Partito liberale perché boicottano il lavoro del parlamento.
Se da un lato il maggior partito di governo a malincuore ha accettato la sconfitta in parlamento, grazie anche ai voti dell'alleato SDP, l'opposizione ha festeggiato una vittoria importante, intesa come il giorno più importante della nuova storia del parlamentarismo montenegrino.
Va notato, infatti, che la Dichiarazione ha rappresentato una forte coesione di organismi spesso in contrasto tra loro: la Chiesa ortodossa serba e quella montenegrina, l'Accademia delle scienze e della arti del Montenegro e l'Accademia di Duklja, oltre alla coesione della maggioranza dei partiti di opposizione.
Come scrive questa mattina (16 dicembre) il quotidiano belgradese "Danas", "L'adozione della dichiarazione sulla difesa del fiume Tara è la prima grande vittoria del settore non governativo sul territorio dell'attuale Unione statale. E, probabilmente, uno dei rari motivi di raggiungimento di una posizione unanime tra i versanti divisi del Montenegro". Tuttavia - aggiunge il quotidiano di Belgrado - mentre in Montenegro attorno a questa questione si sono uniti molti "verdi", la Serbia ha taciuto, come se il Tara fosse su un altro pianeta.
A nome dei sostenitori della Dichiarazione, il presidente della ONG Most" di Zabljak, Siniša Stevović ha dichiarato al quotidiano montenegrino "Vijesti" che l'adozione della dichiarazione per la difesa del fiume Tara rappresenta "una grande vittoria della coscienza ecologista, una vittoria del Tara e dei cittadini del Montenegro".
Nel frattempo il Gruppo di crisi per la difesa del Tara ha salutato con favore la decisione del parlamento di accettare la dichiarazione, ma ha annunciato una nuova raccolta di firme per la promulgazione di una legge in difesa del fiume e del suo canyon.
La dichiarazione infatti non ha valore di legge, ma obbliga politicamente e moralmente il governo a non impegnarsi nella realizzazione della centrale idroelettrica "Buk Bijela", in Republika Srpska (BiH). Un fatto al quale ha fatto appello anche il premier Djukanović, il quale ha ribadito, secondo quanto riportato dal quotidiano "Vijesti", a latere dell'incontro coi rappresentanti dell'UNDP, che tale dichiarazione non obbliga il suo gabinetto perché si tratta di un documento che non ha alcuna forza giuridica.
Il passo successivo, secondo Siniša Stevović potrebbe essere la preparazione di un referendum. "Il primo round è finito, ma se si pensa che ciò potrebbe essere necessario, ci sarà un referendum, e di sicuro non ci sarà un terzo round", ha concluso Stevović.
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