Nei giorni scorsi si è tenuto un nuovo round di colloqui a Bruxelles tra il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il presidente azero Ilham Aliyev con la mediazione del presidente del Consiglio europeo Charles Michel
Sabato 15 luglio il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il presidente azero Ilham Aliyev si sono nuovamente incontrati a Bruxelles per un round di colloqui facilitati dal presidente della Consiglio europeo Charles Michel. L’incontro, il secondo di questo tipo dall'inizio dell'anno, è arrivato sulla scia dei colloqui tra i ministri degli Esteri armeno e azero, ospitati dagli Stati Uniti a fine giugno, e dei recenti sviluppi della situazione riguardante una strada strategica, per decenni chiamata Corridoio di Lachin, che collega l’Armenia e ciò che resta dell’ex regione autonoma del Nagorno Karabakh (NKAO) di epoca sovietica.
Prima dell’incontro del 15 luglio tra i due leader, si sono verificati diversi incidenti che hanno visto l’Azerbaijan cercare, con sempre maggiore insistenza, di limitare fortemente – seppur in misura diversa e in momenti diversi – il movimento lungo questa strada di cruciale importanza, portando alla carenza di merci importate e di altri beni nella regioni separatista assediata.
I colloqui di sabato sono durati solo due ore e mezzo, fatto che inizialmente ha spinto molti a concludere che l’incontro sarebbe stato infruttuoso. Lo scorso 11 luglio Baku ha completamente chiuso il suo checkpoint, recentemente istituito, all’inizio del corridoio di Lachin dopo i controlli che hanno dimostrato che alcuni veicoli, parte dei convogli umanitari del Comitato internazionale della Croce rossa (ICRC) partiti dall’Armenia e diretti verso il Karabakh, trasportavano anche alcune merci commerciali, quindi diverse da quelle umanitarie.
In una dichiarazione l’ICRC ha confermato che si è trattato di merci contrabbandate, precisando però che queste merci non sono state ritrovate nei veicoli ufficiali dell’ICRC, bensì in alcuni mezzi pesanti commerciali che, pur avendo temporaneamente esibito l’emblema dell’ICRC, venivano guidati da dipendenti di un’azienda commerciale, ingaggiata dall’ICRC per portare aiuti in Karabakh. “Queste persone non facevano parte dello staff dell’ICRC e i loro contratti di servizo sono stati immediatamente annullati dall’ICRC”, si legge in una nota diffusa dall’ICRC dopo che Baku ha sospeso temporaneamente le evacuazioni mediche attraverso il checkpoint presidiato dalla guardia di frontiera azera.
Il giorno prima dei colloqui di Bruxelles, il ministro degli Esteri azero Jeyhun Bayramov, durante un incontro con il capo della delegazione dell’ICRC a Baku, ha dichiarato che gli aiuti umanitari potrebbero essere portati in Karabakh dall’Azerbaijan, anziché dall’Armenia. Lo stesso giorno, l’ICRC – peraltro l’unica organizzazione internazionale con uffici sia a Baku che a Yerevan e a Stepanakert – ha ripreso il trasporto dei pazienti del Karabakh da e verso l’Armenia. Baku invece con sempre maggiore insistenza ha continuato a suggerire che il trasporto medico dovrebbe essere gestito dall’ufficio azero dell’ICRC, non da quello armeno.
Il giorno successivo questa ipotesi è tornata a riecheggiare nelle parole del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, suscitando non poca preoccupazione tra gli analisti armeni. “Ho sottolineato la necessità di aprire la strada di Lachin”, ha dichiarato Michel al termine dell’incontro trilaterale con Aliyev e Pashinyan. “Ho notato anche la disponibilità dell’Azerbaijan a fornire aiuti umanitari dalla città di Aghdam. Considero importanti entrambe le opzioni e incoraggio le spedizioni umanitarie di tutte e due le parti. […] Inoltre, ho accolto con favore la ripresa delle evacuazioni mediche da parte dell’ICRC”.
Pur non essendo ancora chiaro quando tale scenario possa verificarsi, è del tutto possibile che le evacuazioni mediche vengano effettuate attraverso il corridoio di Lachin e che gli aiuti umanitari entrino in Karabakh dall’attigua regione dell’Azerbaijan. Le parole di Michel con ogni probabilità sono state approvate da Aliyev e Pashinyan prima ancora che fossero pronunciate, riaffermando ancora una volta il riconoscimento internazionale dell’integrità territoriale dell’Azerbaijan. Anche questo punto è stato ribadito da Michel, il quale ha rimarcato nuovamente che Yerevan e Baku riconoscono reciprocamente la loro sovranità nazionale, ossia la sovranità di Yerevan sui 29.800 km² del territorio armeno e quella di Baku sugli 86.600 km² del territorio azero.
Da notare inoltre che Michel ha nuovamente sottolineato la necessità di avviare la costruzione di una ferrovia che colleghi l’Azerbaijan alla sua exclave di Nakhchivan attraverso l’Armenia, come stabilito nella dichiarazione di cessate il fuoco trilaterale del novembre 2020. Il fallimento della parte armena nel ripristinare la ferrovia costruita nell’epoca sovietica ha ostacolato a lungo gli sforzi per raggiungere un accordo di pace ed è considerato da alcuni il motivo principale alla base dell’impasse sulla questione del corridoio di Lachin, anch’essa affrontata nell’armistizio del 2020.
Michel ha ribadito la disponibilità dell’UE a contribuire alla costruzione del cosiddetto “corridoio di Zangezur”, come viene chiamato da Baku, riconoscendo così come i due corridoi siano considerati di rilevanza reciproca. Con altri punti sollevati nel corso dell’incontro Michel ha dato seguito alle sue dichiarazioni precedenti.
Michel ha definito l’incontro del 15 luglio come “franco, onesto e concreto”, rimarcando che “stiamo attraversando una delle fasi più comprensive e vitali dei negoziati tra Armenia e Azerbaijan”, per poi affermare che il dialogo tra i due leader riprenderà nel formato facilitato da Bruxelles solo dopo l’estate in vista del prossimo summit della Comunità politica europea che si terrà a Granada, in Spagna, a metà ottobre. Dall’altra parte, gli Stati Uniti hanno già sollecitato i ministri degli Esteri armeno e azero a incontrarsi nel frattempo.
Come sempre, però, una delle questioni più pressanti – quella dei diritti e della sicurezza degli armeni del Karabakh – resta irrisolta a causa dei disaccordi su come affrontare il problema. Sia Yerevan che Stepanakert chiedono un coinvolgimento internazionale in qualsiasi negoziato tra i rappresentanti del Karabakh e Baku. Richiesta che l’Azerbaijan ha sempre respinto, anche se una nota presumibilmente trapelata da un incontro tra Hikmet Hajiyev, consigliere del presidente azero Aliyev, e Armen Grigoryan, segretario del Consiglio di sicurezza armeno, tenutosi il 27 settembre 2022 a Washington DC, sembrava suggerire che un meccanismo visibile, anziché mediato, a livello internazionale potesse essere accettabile.
Tuttavia, per le autorità armene de facto del Nagorno Karabakh tali negoziati su una possibile reintegrazione del Karabakh nel territorio azero sono inaccettabili senza un coinvolgimento di Mosca, che aveva partecipato al dialogo tra le due parti fino a marzo. A giugno Stepanakert ha respinto anche la proposta degli Stati Uniti di facilitare i colloqui con Baku su un territorio neutro. Sprovviste di una merce di scambio a portata di mano, il giorno prima dell’incontro di Bruxelles del 15 luglio, le autorità de facto del Karabakh hanno annunciato manifestazioni di protesta quotidiane sperando di poter così impedire il raggiungimento di un accordo di pace. Ad oggi la protesta ha visto una scarsa partecipazione e non ha ricevuto alcun grande e visibile sostegno dall’Armenia né tanto meno dalla diaspora armena.
Oltre ad un riconoscimento formale dell’integrità territoriale dell’Azerbaijan e allo sblocco delle vie di scambio e di comunicazione nella regione, la questione degli armeni del Karabakh resta un grande ostacolo. In molti però ritengono che il checkpoint di Lachin e un cambiamento nel modo in cui l’ICRC gestisce le consegne umanitarie a Stepanakert possano rappresentare un passo in avanti nel processo di integrazione. Con il passare del tempo potrebbero rivelarsi anche una misura di rafforzamento della fiducia, tanto necessaria.
“La popolazione ha bisogno di rassicurazioni, prima di tutto riguardo ai propri diritti e sicurezza”, ha affermato Charles Michel dopo l’incontro dello scorso fine settimana. “In questo contesto, ho espresso il sostegno dell’UE ad un dialogo diretto tra Baku e i rappresentanti degli armeni che vivono nell’ex regione autonoma del Nagorno Karabakh. Tale dialogo dovrebbe infondere fiducia di cui hanno tanto bisogno tutte le parti coinvolte”.
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!