Lo scoppio della guerra in Nagorno Karabakh ha causato 100.000 sfollati e 30.000 scolari e studenti non hanno potuto più frequentare le loro scuole
"Era domenica, non eravamo a scuola ma a casa, altrimenti non saremmo sopravvissuti, abbiamo sentito esplosioni e colpi di arma da fuoco". Lilit, 14 anni, residente in Nagorno Karabakh, ricorda la mattina del 27 settembre 2020.
In quel giorno vi fu un intenso bombardamento lungo tutta la linea di contatto con l'Azerbaijan. Era in atto un attacco contro il Nagorno Karabakh, stato non-riconosciuto abitato in prevalenza da armeni. Pochi giorni dopo l'avvio delle ostilità, Lilit si è trasferita con la madre a Yerevan, capitale dell'Armenia. Rimanere non era più sicuro.
"Dopo esserci trasferiti non riuscivo proprio a pensare di ritornare a scuola. C'era tutt'altro nei miei pensieri. Poi pian piano mi sono ripresa ed ho iniziato a pensare che stavo rimanendo indietro con i miei studi. Vivevo stati d'animo contraddittori, da una parte desideravo studiare, dall'altra non riuscivo ad aprire i miei libri di testo", racconta Lilit che aggiunge che in quei giorni, dopo essersi registrata come sfollata a Yerevan, ha ricevuto la proposta da parte del ministero dell'Educazione di iniziare a frequentare una scuola proprio nei pressi del luogo dove risiedeva.
Tutti i minori sfollati in Armenia hanno ricevuto la stessa opportunità. È stata data loro la possibilità di frequentare la scuola più vicina al loro luogo di residenza, che vi fossero o no posti liberi per nuovi scolari e studenti. Sono stati forniti loro anche libri di testo e cancelleria.
Lilit racconta che molti dei suoi amici hanno accettato l'offerta. Lei però no, si è rifiutata.
"Non riuscivo ad andare in un'altra scuola. Mi tornava sempre in mente la mia di scuola. È stato molto difficile. Preferivo seguire lezioni offerte da volontari", dice.
In cerca della normalità
"Ho letto un annuncio in Internet relativo alla ricerca di volontari. Mi sono registrata e pochi giorni dopo mi hanno chiamata e mi hanno offerto di insegnare a bambini che erano dovuti fuggire dal Nagorno Karabakh e ora si trovavano a Yerevan. Ho accettato molto volentieri", racconta Ani, laurea in lingue straniere, che ha poi trascorso numerose settimane con scolari a cui la guerra ha tolto il diritto all'istruzione.
Ani ha seguito 20 bambini che erano alloggiati in un centro sfollati temporaneo a Yerevan. Erano lì con le loro madri. L'inizio è stato difficile, sia per lei che per i bambini. Ma poi tutto è andato bene.
"Mi è stata assegnata una piccola stanza nell'appartamento dove risiedevano i bambini. Li ho divisi in due gruppi, a seconda delle età. Ho insegnato loro lingue straniere, armeno e storia; seguivano poi il gruppo anche altre insegnanti volontarie. Abbiamo cercato di fare in modo che nessun bambino venisse lasciato a se stesso. Dire che è stato difficile è dire poco. I bimbi erano sotto forte stress. Spesso parlavano dei loro luoghi natali, delle loro scuole...”, ricorda Ani aggiungendo che sono riusciti, attraverso il gioco, ad integrare i bambini nel nuovo ambiente e ad alleviare, almeno in parte, lo stress.
"Abbiamo anche organizzato escursioni in città. Pian piano siamo ritornati ad una certa quotidianità. E poi, quando i bimbi sono tornati ai loro luoghi natali, è stato anche difficile separarsi", dice Ani ricordando che anche molti altri suoi amici hanno fatto da volontari nelle altre decine di centri dove sono stati ospitati minori.
Secondo il Difensore dei diritti umani della Repubblica dell'Armenia il conflitto ha portato allo sfollamento di più di 100.000 civili del Nagorno Karabakh. Circa 40.000 persone sono state lasciate senza casa. A circa 30.000 minori, dalle scuole di infanzia alle superiori, non è stato garantito il diritto all'istruzione. La guerra ha portato al danneggiamento o alla distruzione in Nagorno Karabakh di 12 asili e 71 scuole.
Convenzioni disattese
"I bambini godono di un rispetto speciale; sono protetti da ogni tipo di molestia. Le parti in conflitto assicureranno la loro protezione e assistenza", questo è sancito nel Protocollo alle Convenzioni di Ginevra sulla "Protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali". È anche sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia. Ciononostante i bambini di tutto il mondo hanno sofferto e stanno soffrendo a causa delle ostilità.
"Per fortuna la nostra scuola non è stata danneggiata e ho potuto ritornarvi. Ho molti amici invece che nelle loro scuole non hanno più potuto far rientro. Ci sono anche quelli che dicono: Che differenza fa per te in quale scuola vai o cosa sarà se perdi qualche lezione?, ma non sono in molti a pensarla così. Ho l'impressione che io e i miei amici non dimenticheremo mai i giorni che abbiamo vissuto", dice Lilit.
Le lezioni nelle scuole secondarie del Nagorno Karabakh sono riprese il 30 novembre dello scorso anno. Un gran numero di scolari sono già rientrati in classe. Tuttavia, ci sono ancora bambini che frequentano le scuole in Armenia. Tra loro vi sono quelli che non possono più rientrare e quelli che invece, pur avendo una casa dove tornare, non si sentono ancora pronti.
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