Urna elettorale © I'm friday7Shutterstock

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Giovedì 28 aprile si terrà il ballottaggio per le presidenziali in Ossezia del Sud. A sfidarsi in una gara elettorale che la comunità internazionale non riconosce, il presidente uscente Bibilov e il veterano della guerra russo-georgiana Alan Gagloev. Sullo sfondo un possibile referendum di unificazione alla Russia

22/04/2022 -  Marilisa Lorusso

Il 28 aprile si terrà il secondo turno delle elezioni presidenziali in Ossezia del Sud. Potrebbero rivelarsi delle elezioni di dubbio valore, non solo perché la piccola repubblica secessionista georgiana è largamente non riconosciuta e quindi le elezioni sono considerate dalla comunità internazionale non legittime, ma perché si è iniziato un percorso di annessione alla Russia, per cui presto potrebbe non esserci più un presidente, se non quello a Mosca.

Il secondo turno

Al primo turno delle elezioni presidenziali in Ossezia del Sud si sono presentati cinque candidati, fra cui l’uscente Anatoly Bibilov che ha largamente impostato la propria campagna sul supporto all’idea dell’unificazione con la Russia. Bibilov ha un background militare. Ha studiato nella scuola aeronautica di Ryasan, in Russia, ha fatto parte delle forze speciali del ministero della Difesa in Ossezia del Sud ed è stato parte del contingente di peacekeeper ossetini fino alla guerra russo-georgiana del 2008. Nel 2017 ha vinto le elezioni con il 55% delle preferenze. Al primo turno delle elezioni del 10 aprile 2022 ha ottenuto il 35% dei consensi, e si sfiderà con Alan Gagloev , che ha sfiorato il 39% dei voti.

Anche Gagloev proviene dagli organi di sicurezza ed è un veterano della guerra russo-georgiano. Si è pure espresso favorevolmente per l’annessione alla Russia ma non ne ha fatto un cavallo di battaglia e come gli altri candidati ha anzi accusato Bibilov di aver ampiamente strumentalizzato il tema a proprio vantaggio. La sua campagna elettorale è stata impostata sui temi della separazione dei poteri nella Repubblica, sull’ingiustizia sociale, e su come vengono investiti i soldi che arrivano da Mosca, che finirebbero nelle tasche dei soliti ignoti. O sarebbe meglio dire i soliti noti.

L’Ossezia del Sud ha infatti le dimensioni di un comune italiano, per numeri di abitanti. Alle urne al primo turno si sono recati circa 28.000 votanti, pari al 74% degli aventi diritto, su un totale di 39.000 maggiorenni dichiarati nella Repubblica secessionista. Come nel caso dell’Abkhazia, dopo la dichiarazione di secessione e la guerra, la popolazione si è dimezzata rispetto a prima delle due guerre (quella degli anni ’90 e quella del 2008), prevalentemente per effetto della cacciata delle minoranze georgiane che risiedevano nell'area. Ad oggi gli sfollati in Georgia sono circa 277.000, il che rende l’idea di dove siano tutti i residenti che mancano all’appello nelle due repubbliche secessioniste e dell’emorragia demografica che si è registrata negli ultimi 30 anni.

Rende anche l’idea di come in entità politiche di queste dimensioni, l’Ossezia del Sud in particolare, ci si conosca tutti e al di là dei programmi proposti durante le elezioni i vari candidati abbiano la propria base di potere in contatti personali e influenze che poco hanno a che vedere con programmi e progetti macro o micro economici, culturali o di politica estera. Questo vale anche per i candidati che non hanno potuto correre alle elezioni. Ci sono infatti 3 illustri esclusi: l’ex presidente Eduard Kokoity, il parlamentare David Sanakoev e l’ex ministro della Difesa Ibragim Gassaev. Quest’ultimo è stato sollevato da Bibilov dal suo incarico proprio quando ha manifestato la volontà di candidarsi alle elezioni.

Intorno alle esclusioni di Kokoity e Gassaev si è scatenato uno scandalo legato a manipolazioni delle liste elettorali e ai comportamenti poco trasparenti della Commissione Elettorale Centrale . Kokoity si è poi reso protagonista di un episodio che ha fatto forse anche più scalpore: è andato incontro ai 300 ossetini che sono tornati a piedi nella Repubblica dopo aver abbandonato la loro postazione di combattimento in Ucraina.

L’Annessione

Kokoity, Bibilov ma anche gli altri due ex presidenti dell’Ossezia del Sud - che rappresentano di fatto 30 anni di secessionismo - si sono trovati tutti assieme nel gruppo che ha preso l’iniziativa di raccogliere le firme per un referendum sull’annessione alla Russia. L’iniziativa in sé non è nuova. Il dibattito sull’annessione alla Russia è iniziato con la stessa secessione. Nel 1992 il referendum che ha portato alla secessione de facto indicava due quesiti, uno sull’indipendenza del paese e l’altro sulla unificazione alla Russia. Entrambi erano stati approvati da quanti si erano recati a votare, ma la Russia all’epoca non annetteva nessuna regione appartenente de jure a repubbliche ex sovietiche, come invece è accaduto dopo il referendum in Crimea nel 2014. Per cui il secondo quesito, nel 1992, non aveva avuto alcuna conseguenza.

La questione era poi riemersa nella seconda decade del XXI secolo, su iniziativa di Bibilov, prima ancora che accedesse alla presidenza. Ma fino al 2022 la Russia ha sempre mantenuto un atteggiamento di cautela. Questo potrebbe cambiare ora. L’idea di indire un referendum è stata accolta molto positivamente dal leader dell’Ossezia del Nord, ma anche da Mosca.

Konstantin Zatulin, vicepresidente della commissione per gli affari della CSI della Duma di Stato ha dichiarato che “L'Ossezia del Sud e del Nord sono due nazioni che vogliono la riunificazione. La repubblica [dell’Ossezia del Sud] ha desiderato a lungo e con insistenza di divenire parte della Russia”. Analogamente varie figure politiche ed istituzionali nel paese si sono dimostrate propense ad accettare l’esito positivo di un referendum di adesione . Bibilov e la sua proposta hanno avuto visibilità attraverso i principali canali mediatici in Russia, dall’intervista che gli ha fatto il giornalista Vladimir Solovyov, attualmente sotto regime sanzionatorio occidentale per la sua vicinanza al Cremlino e il ruolo nella propaganda anti-Ucraina, a una lunga intervista rilasciata all’agenzia Ria-Novosti .

Allo stato attuale il gruppo, che raccoglie meno di una trentina di persone, fra cui appunto i quattro ex presidenti de facto, ha depositato la propria iniziativa di referendum che deve essere approvata dalla Commissione Elettorale Centrale. Il quesito referendario recita: “Sostieni l'unificazione della Repubblica dell'Ossezia del Sud e della Russia?”. Una volta che la Commissione Elettorale Centrale avrà validato l’iniziativa, si potrà procedere alla raccolta firme e quindi al referendum stesso. Qualora questo si dovesse tenere e se dovesse passare il sì, la Russia dovrebbe accettarne l’esito e a quel punto un secondo referendum sarebbe tenuto per sancire l’unificazione di Ossezia del Nord e del Sud. Questo dovrebbe essere l’iter delle procedure. I tempi potrebbero essere piuttosto celeri, si è parlato di maggio o giugno.

Se tutto questo accadrà, e con quali conseguenze, lo si scoprirà nell’arco di poche settimane.


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