Bassa affluenza ma meglio del previsto e vittoria dei Social-democratici. Mentre non sfonda il movimento vicino al presidente uscente Traian Băsescu. Un rassegna sul voto
Sono stati il 32,24% degli oltre 18 milioni di romeni aventi diritto ad aver votato domenica, per eleggere 32 deputati che andranno a sedere sulle poltrone del Parlamento Europeo. I risultati, seppur non ancora ufficiali, mostrano una netta vittoria del centro-sinistra, guidato dal giovane primo ministro Victor Ponta. L’alleanza elettorale - che è anche di governo – PSD-UNPR-PC (Social-democratici, Unione Nazionale per il Progresso della Romania e Partito Conservatore) ha infatti trionfato ottenendo il 37,2% delle preferenze. I loro europarlamentari andranno a sostenere la presidenza il socialista Martin Schulz.
Il Partito social-democratico si riconferma quindi come la formazione politica più forte del paese. A seguire, a grande distanza, vi sono i vecchi partner di governo del PSD, cioè i liberali di Crin Antonescu (ex presidente del Senato). Con il 14,86 % il Partito nazional-liberale ottiene però un risultato sotto le aspettative (il suo leader Antonescu aveva promesso le sue dimissioni nel caso in cui il partito non ottenesse il 20% delle preferenze).
Lo sconfitto
Ma il grande perdente di queste elezioni è senza dubbio il presidente Traian Băsescu. Quest'ultimo non ha infatti perso occasione nei suoi dieci anni di mandato (che chiuderà a novembre) – nonostante il ruolo istituzionale ricoperto - per schierarsi con le formazioni politiche predilette.
Durante la campagna elettorale per le europee il capo dello Stato ha fatto di tutto per favorire una nuova formazione politica – il Movimento popolare – nata da una costola del Partito democratico liberale (Pdl) dopo che la candidata alla presidenza del partito sostenuta da Băsescu, Elena Udrea, aveva perso la sfida con Vasile Blaga. Si è persino fatto fotografare su una spiaggia del Mar Nero (lui ex marinaio) con la stessa Elena Udrea, candidata ora per il Movimento popolare.
Il nuovo movimento ha raccolto solo il 6,24% dei voti. Se era un test per una ridiscesa in campo di Băsescu una volta terminato il mandato da presidente, quest'ultimo ha mostrato una popolarità in caduta libera. Sopravvissuto a due referendum che ne chiedevano la sospensione e a numerosi scandali ”il vecchio lupo di mare” non sembra più riuscire ad affascinare l'elettorato. Ma Băsescu ha già annunciato che non andrà in pensione e che continuerà a fare politica.
Dal canto suo il Partito democratico-liberale, guidato dal sopracitato Vasile Blaga, per anni vicino a Băsescu, questa volta ha scelto di seguire la propria strada ed ha ottenuto il 12,26% dei voti. Otterrà inoltre un posto nell'Europarlamento anche l’Unione Democratica dei Magiari della Romania che riconferma un elettorato stabile intorno al 6%. Niente più nazionalisti o populisti targati Bucarest infine nel Parlamento europeo: le formazioni che li sostenevano sono state infatti bocciate dall'elettorato.
Riesce invece ad entrare nell'Europarlamento da indipendente e con numeri record il popolare attore romeno, Mircea Diaconu. Diaconu, che si era dimesso dal Partito nazional-liberale per non essere stato inserito nelle liste elettorali del partito, in alcune località è riuscito a superare il risultato ottenuto dallo stesso Partito nazional-liberale o dal Partito democratico-liberale.
Al crocevia
Ora, a seguito delle elezioni europee, un partito storico come il Partito nazional-liberale rischia la scissione. Crin Antonescu si è assunto il fallimento e darà le dimissioni. Ha già dato le dimissioni anche il vicepresidente del partito, Klaus Iohannis (sindaco di Sibiu). Quest'ultimo era visto in tandem con Antonescu per il dopo elezioni presidenziali di novembre: Antonescu sperava di candidarsi e ottenere la più alta carica dello stato, mentre Iohannis mirava a diventare premier. Gli europarlamentari liberali andranno verso il gruppo del Partito popolare europeo, ha inoltre reso noto Antonescu.
Antonescu è fortemente criticato da una componente del proprio partito per aver deciso di abbandonare l’Unione Social Liberale, la coalizione che vedeva insieme al governo i liberali e i social-democratici. Per alcuni quest'ultimo è stato un atto di coraggio, per i più critici si è trattato di un atto irresponsabile, dovuto ad un orgoglio senza limiti di Crin Antonescu, che ha portato alla disfatta elettorale.
In questo contesto, mentre Antonescu è obbligato al mea culpa, un altro liberale, Călin Popescu Tăriceanu (ex primo ministro) sta aspettando il ritorno nel Partito nazional-liberale. Aveva dato le sue dimissioni quando i liberali si sono ritirati dal governo ed in cambio aveva ricevuto dai Socialdemocratici il posto di presidente del Senato che era appartenuto ad Antonescu. Ora, dopo la sconfitta subita da Antonescu, Tăriceanu potrebbe ambire alla presidenza del Partito nazional-liberale e, se gli riuscisse, riportare i liberali al governo assieme ai socialdemocratici di Ponta. E perché no, candidarsi anche alle elezioni presidenziali di novembre.
Nulla di sicuro, nulla di impossibile, ma tutto questo è certo porterebbe a grandi lacerazioni in seno al Partito nazional-liberale. Di sicuro rimane anche la divisione della destra romena dato che nessuno dei liberali pensa in alcun modo di allearsi con partiti che hanno o hanno avuto un legame stretto con Traian Băsescu.
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