La Romania ha un nuovo governo, basato sull'accordo tra socialdemocratici e democratici-liberali e guidato dal presidente di questi ultimi, Emil Boc. Nonostante l'ampia maggioranza, già piovono critiche dai media, e si prospettano scelte difficili contro la crisi economica
A quasi un mese dalle elezioni politiche del 30 novembre, la Romania ha un nuovo governo. Il Partito democratico-liberale (Pdl) formazione di centro-destra vicina al presidente Traian Basescu e l'alleanza tra socialdemocratici e conservatori (Psd-Pc), finora vecchi e acerrimi rivali, si sono alleati "per il bene del paese" nel mezzo della crisi economica, dividendosi a metà i 18 ministeri.
La "grande coalizione", formata dai partiti che hanno ricevuto la maggior parte dei consensi, permette al nuovo esecutivo di godere di una larga maggioranza al parlamento di Bucarest con 329 seggi su 471.
A guidare governo sarà Emil Boc, 42 anni, presidente del Pdl e più giovane primo ministro della storia romena del dopo rivoluzione. Boc è stato nominato in seguito alla rinuncia a sorpresa di Theodor Stolojan, che si era presentato alle elezioni come il candidato dei democratici liberali alla poltrona del premier.
Cinque giorni dopo la sua nomina da parte del capo dello Stato come primo ministro, Stolojan, 65 anni, ha annunciato di ritirarsi offrendo una spiegazione poco credibile, che ha alimentato le speculazioni sulle vere cause del gesto. Stolojan si è limitato a dichiarare che "sono stati i due presidenti di partito Emil Boc (Pdl) e Mircea Geoana (Psd) ad aver firmato il 'Partenariato per la Romania', e sono quindi loro a dover portare avanti la collaborazione, assumendo gli incarichi istituzionali più importanti, quelli di premier e di presidente del Senato''.
Questa spiegazione, però, non ha convinto nessuno. Stolojan si ritira per la seconda volta, sempre direttamente o indirettamente a favore del presidente Basescu. La prima volta nel 2004, quando si fece da parte per aprire la strada alla presidenza a Basescu, adesso dando via libera a Boc, presidente del partito vicino al capo dello stato.
Tra le varie versioni che sono circolate sui media si parla anche di incapacità di Stolojan di reggere alle forti pressioni a cui è stato sottoposto, oppure di vecchi problemi di salute tornati a riemergere (in passato si è parlato di diverse crisi di depressione).
Quale che sia la vera ragione del rifiuto, in tempi di crisi la sua rinuncia potrebbe avere effetti significativi: Stolojan, infatti è un economista, mentre Boc è laureato in storia, filosofia e giurisprudenza. Tutto questo non è passato inosservato alla stampa di Bucarest, e secondo il giornale Romania Libera "il governo di professionisti, promesso dal presidente dopo le elezioni, è già fallito", anche perché la maggioranza dei ministri non ha esperienza diretta nel campo di competenza, e metà dei nomi sono stati riciclati. Boc, comunque, ha annunciato che si circonderà di esperti.
Nonostante la coalizione tra il Pdl e il Pds-Pc rappresenti ben oltre il 60% degli elettori romeni presentatisi alle elezioni dello scorso novembre, le prime dopo l'ingresso della Romania nell'UE, la struttura del nuovo esecutivo è stata molto criticata dalla stampa.
Quasi il 70% dei ministeri è occupato da persone che hanno già conosciuto il gusto del potere, avendo occupato in passato seggi ministeriali. Per Evenimentul Zilei si tratta di un governo basato su lobby d' interesse. Titolare del turismo, ad esempio, sarà Elena Udrea, il cui marito è proprietario di alberghi, mentre alla sanità andrà Ionut Bazac, laureato in medicina e fondatore di Forza Rossa, la società importatrice delle Ferrari in Romania.
Per il giornale Gandul (Il Pensiero) si tratta di un governo a cui non mancano oligarchi o loro affiliati. Inoltre l'incapacità dei democratici-liberali e i socialdemocratici di trovare un nome per il ministero della Giustizia è stata interpretata come un sintomo della difficoltà dei due partiti nel trovare una visione comune nella lotta contro la corruzione. La scelta finale è stata quella di confermare come guardasigilli Catalin Pedroiu, considerato ora dai suoi ex colleghi del Partito Liberale dell'ex premier Calin Popescu Tariceanu come un traditore.
Tra i ministeri appannaggio dei liberal-democratici ci sono quello dell'Economia (Adriean Videanu, ex sindaco di Bucarest nel periodo 2005-8), delle Finanze (Gheorghe Pogea), dei Trasporti (Radu Berceanu) e della Difesa (Mihai Stanisoara, ex consigliere di Basescu). All'alleanza tra i socialdemocratici e i conservatori vanno gli Interni (Gabriel Oprea), gli Esteri (Cristian Diaconescu), il Lavoro (Marian Sarbu), l'Istruzione (Ecaterina Andronescu), la Sanità (Ionut Bazac) e l'Agricoltura (Ilie Sarbu).
Per evitare la recessione (già annunciato il dimezzamento dell'attuale crescita economica dell'8%) il nuovo governo dovrà riavviare le riforme rimandate negli ultimi due anni, nonché applicare politiche fiscali prudenti. Il governo Boc affronterà situazioni difficili non solo a causa dell'eredità liberale, ma anche per conciliare le misure di destra promosse dai democratici liberali con quelle di sinistra promesse dai social democratici.
I ministri socialdemocratici dell'Interno e dell'Istruzione dovranno far i conti con le pressanti richieste di aumento degli stipendi, mentre tra quelli democratico-liberali, quello delle Finanze dovrà ridurre il deficit di bilancio, quello dei Trasporti si confronterà con il buco di 1,84 miliardi di lei delle ferrovie, mentre quello dell'Economia con l'avvio dei lavori di costruzione di una nuova centrale nucleare a Cernavoda. Per il nuovo ministro della Difesa sarà importante decidere come rinnovare la flotta aerea, sostituendo gli ormai obsoleti Mig-21.
I democratici-liberali hanno firmato un accordo di governo con socialdemocratici e conservatori, intitolato "Partenariato per la Romania", che contiene il protocollo con le linee guida del programma di governo, tenendo soprattutto conto della crisi economica. Ma per l'ex premier liberale Calin Popescu Tariceanu, ora a capo dell'opposizione, le misure sociali del programma di governo porteranno a instabilità economica, disoccupazione e povertà. Anche l'ex ministro delle Finanze, Varujan Vosganian, avverte che il deficit potrebbe toccare il 6% del PIL se il Governo Pdl-Psd metterà in pratica le promesse fatte, come la diminuzione dell'IVA e una serie di facilitazioni fiscali.
Il nuovo programma mantiene la flat tax al 16%, introdotta dal governo Tariceanu, una misura considerata di destra. Ma il programma abbonda anche di misure di sinistra: il governo si propone di ridurre l'IVA dal 19% al 5% per gli alimenti di base e di aumentarla al 25% per i prodotti di lusso.Tra le iniziative promesse dal Governo Boc ci sono anche l'aumento delle imposte per immobili, automobili e imbarcazioni. Il programma prevede poi l'aumento delle pensioni, dei salari minimi a partire dal 1° gennaio 2009 e un raddoppio agli aiuti per le famiglie con figli a partire dal 1° giugno del prossimo anno.
Secondo i piani del governo lo stipendio minino lordo in Romania dovrebbe arrivare a 500 euro entro la data d'ingresso della Romania nella zona euro (2012-2014), mentre quello medio dovrebbe aumentare del 60% nei prossimi quattro anni. Alcuni analisti, però, notano delle contraddizioni, in quanto il programma di governo promette la diminuzione del deficit fino al 2,5% aumentando al tempo stesso la spesa pubblica. Piuttosto vaghi, inoltre, i dati sulle possibili fonti di finanziamento.
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