Con una decisione senza precedenti, la Corte costituzionale romena ha annullato le presidenziali per sospette ingerenze russe a favore del sovranista Călin Georgescu, arrivato primo al primo turno. Tra forti divisioni interne, la Romania si prepara a rivotare in primavera
La Romania ha trascorso negli ultimi giorni il periodo più tormentato della sua storia post-comunista, iniziata con la Rivoluzione dell’89. In un gelido dicembre di 35 anni fa, i romeni sono scesi in piazza ed hanno gridato “libertà” contro la paura e il terrore. La Romania è stato l’unico paese del blocco socialista dove la liberazione dal regime è stata conquistata con il sangue. Poi i romeni hanno imboccato la strada per la democrazia.
2024, di nuovo a dicembre: un mese segnato dalle elezioni parlamentarie e presidenziali, in una Romania membro dell’Unione Europea e della Nato ma dove si respira il timore della guerra in Ucraina ai propri confini e le tensioni di un paese diviso tra l’orientamento europeista e atlantista e quello sovranista filo-russo.
Presidenziali, tutto da rifare
In questo contesto, per la prima volta nelle storia, le elezioni presidenziali sono state annullate. Il 6 dicembre la Corte Costituzionale ha annunciato la decisione di annullare “l'intero processo per elezione del presidente romeno” per “garantire la validità e la legalità” del voto.
La stessa corte ha chiesto che “l'intero processo elettorale” venga ripetuto dall’inizio, con la nuova data delle consultazioni ancora da stabilire. Al momento, i principali attori si stanno riposizionando sulla scena politica, mentre cittadini i romeni appaiono più divisi che mai nei loro orientamenti politici, nel modo di immaginare il futuro del paese.
Le notizie che arrivano questi giorni dalla Romania hanno fatto il giro de mondo, in un contesto di stupore e preoccupazione.
Mentre il voto per il ballottaggio tra il sovranista Călin Georgescu e la liberale Elena Lasconi era già iniziato tra i romeni della diaspora (i romeni all’estero hanno avuto tre giorni per esprimere le proprie preferenze elettorali), la Corte Costituzionale formata da nove giudici ha annullato il primo turno delle elezioni presidenziali tenuto il 24 novembre, bloccando così le operazioni elettorali.
Le motivazioni della decisione si sono basate sull'articolo 246 della Costituzione, che attribuisce alla Corte il diritto di "garantire il rispetto delle procedure per l'elezione del presidente della Romania”.
La decisione è arrivata dopo che il Consiglio Supremo di Difesa ha de-secretato i dossier relativi al candidato filo russo Călin Georgescu (che ultimamente si definisce “ultra pro Trump”), arrivato primo al primo turno col 23% dei voti con una retorica populista e mistico-religiosa, favorita dal malcontento della popolazione contro la classe politica e un sistema spesso definito corrotto.
Secondo i documenti dei servizi segreti, il processo elettorale in Romania era stato invece penetrato da un “attore statale”, probabilmente la Russia, che avrebbe appoggiato la campagna elettorale di Georgescu. All'annullazione delle elezioni Georgescu ha reagito parlando di “un colpo di stato”. Secondo Georgescu molte cose cambieranno dopo il 20 gennaio, con l’investimento ufficiale del presidente eletto americano Donald Trump.
L’ annullamento delle presidenziali è stato criticato anche da Elena Lasconi, la sfidante di Georgescu. Lasconi, liberal-progressista pro UE e Nato, ha dichiarato che lo Stato romeno "ha calpestato la democrazia”. Lasconi, candidata dell'USR, sostiene che avremmo dovuto "procedere con la votazione" e ha definito la decisione della Corte Costituzionale come "illegale e immorale", un atto che "distrugge l'essenza della democrazia”.
Il partito della Lasconi, l’USR (Unione Salvate la Romania) fa ora parte dalla “Coalizione Romania Europea” costituitasi dopo il risultato delle elezioni politiche del 1 dicembre per far fronte all’avanzata dei partiti sovranisti nel Parlamento di Bucarest.
La coalizione ha annunciato che garantirà la stabilità del governo e attuerà misure concrete per la modernizzazione della Romania, riaffermando il percorso europeo ed euro-atlantico del paese. I protagonisti della nuova alleanza politica sono il PSD (socialdemocratici e primo partito nel paese), il PNL (liberali), l’USR (progressisti), l’UDMR(Unione Democratica dei Magiari della Romania) e i rappresentanti delle minoranze.
A breve il presidente in carica Klaus Iohannis dovrà nominare un nuovo primo Ministro che dovrebbe formare il nuovo governo con l’appoggio della Coalizione Romania Europea. Iohannis ha annunciato che resterà in carica “finché non sarà eletto il nuovo presidente” (il suo mandato scade ufficialmente il 21 dicembre). Con tutta probabilità il nuovo processo elettorale potrà svolgersi solo nella prossima primavera.
Perquisizioni, guerra ibrida, ingerenze russe
Sabato 7 dicembre i procuratori e la polizia hanno effettuato perquisizioni ed aperto sette procedure penali che riguardano crimini, come minacce, incitamento alla violenza e all'odio, apologia di Corneliu Zelea Codreanu , leader del movimento legionario romeno.
Nella giornata in cui è stato annullato il ballottaggio, la polizia ha fermato alcune persone vicine a Georgescu. Nelle loro automobili sono state trovate armi da fuoco e munizioni con le quali, secondo le autorità, avevano intenzione di andare Bucarest.
Si parla anche dell’esistenza di una presunta lista con politici e giornalisti nel mirino di alcuni sostenitori di Georgescu, ex combattenti nella Legione Straniera. Anche le guardie del corpo di Georgescu hanno servito nella legione e sarebbero attivi simpatizzanti dei movimenti neo-legionari.
I candidati alla presidenza romena sono obbligati a dichiarare i fondi utilizzati durante la campagna elettorale. L’unico ad aver dichiarato “spese zero” è stato proprio Georgescu. I documenti forniti dai servizi segreti hanno mostrato che per la sua campagna elettorale sono stati spesi un milione di euro sulla piattaforma TikTok, e che l’“Elon Musk dei Carpazi”, il programmatore e businessman Bogdan Peschir vi avrebbe contribuito in modo significativo.
I pubblici ministeri della Procura generale e gli agenti della polizia hanno effettuato sabato mattina tre perquisizioni domiciliari nella città di Braşov, dove vive Peschir. Sarebbero stati sequestrati diversi dispositivi, computer e supporti di memorizzazione nelle abitazioni “del re di Tiktok” ma anche sette milioni di dollari in criptomonete.
Secondo i documenti de-secretati, la Romania è stata il bersaglio di una "azione aggressiva ibrida russa", anche contro l'Ufficio elettorale centrale e l'Autorità elettorale permanente, il giorno e la notte delle elezioni presidenziali del 24 novembre-primo turno delle elezioni.
Circa 25mila account TikTok sarebbero stati utilizzati per aumentare la popolarità di Călin Georgescu, possibilmente utilizzando "bot farm”. Il giorno e la notte del primo turno delle elezioni presidenziali, gli attacchi online sarebbero arrivati da più di 30 stati.
Reazioni
Dopo la decisione della Corte Costituzionale di annullare le presidenziali sull’argomento sono intervenuti rappresentanti delle autorità europee o americane.
La presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen, ha scritto su X che “ il popolo romeno deve decidere cosa è meglio per il proprio paese, senza interferenze straniere”. Giovedì la Commissione europea ha chiesto a TikTok di “congelare e preservare” dati e prove relative alle elezioni rumene a seguito delle informazioni ricevute dalla Commissione nel contesto delle elezioni romene, comprese informazioni che indicano interferenze straniere da parte della Russia.
L'esecutivo dell'UE ha emesso un "ordine di trattenuta di informazioni" nei confronti di TikTok, ai sensi del Digital Services Act (la legge europea sulle attività online), a seguito di sospetti legati alla promozione politica di TikTok nelle elezioni rumene.
Dal canto suo, Matthew Miller, portavoce del Dipartimento di Stato ha dichiarato che gli Stati Uniti sono al fianco del popolo romeno in una “situazione senza precedenti” per quanto riguarda l’integrità delle sue elezioni. "L'integrità delle elezioni in Romania è cruciale per la democrazia, conquistata a fatica dai romeni. È il popolo romeno che sceglie chi lo rappresenta. Nessun altro paese o attore straniero ha questo diritto”.
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