
Urna elettorale per le presidenziali romene © Bogdan Totoran/Shutterstock
Sono 11 i candidati alle prossime elezioni presidenziali in Romania. Tra i favoriti il sovranista George Simion, candidato per AUR e POT, che condivide la linea politica di Călin Georgescu, il vincitore della tornata annullata dello scorso dicembre, ed escluso da quella del prossimo 4 maggio
In Romania, tra proteste di strada e tensioni (geo)politiche, è stata annunciata la lista finale con gli 11 candidati che potranno partecipare alle elezioni presidenziali di maggio. Tra i candidati respinti c’è anche il filo russo Călin Georgescu, appoggiato dagli USA.
Il 4 maggio il primo turno e il 18 maggio per l’eventuale ballottaggio. La tornata per le presidenziali è stata riprogrammata dopo l’annullamento lo scorso dicembre del primo turno di scrutinio, vinto da Călin Georgescu, candidato filo russo e appoggiato dagli USA.
Nel frattempo Georgescu è stato posto sotto controllo giudiziario ed è indagato per sei reati tra cui incitamento al rovesciamento dell’ordine costituzionale, diffusione di informazioni false e promozione del culto di personalità accusate di genocidio.
Per ricandidarsi Georgescu era stato appoggiato anche dai partiti sovranisti AUR (Alleanza per l’Unità dei Romeni) e POT (Partito dei Giovani). Per portare avanti la linea politica di Georgescu, escluso dalla corsa, il leader dell’AUR, il sovranista George Simion, si è iscritto come candidato ed è dato come favorito nei sondaggi.
Simion (38 anni), ammiratore di Donald Trump, ha partecipato anche alle elezioni annullate dell’anno scorso classificandosi al 4° posto con il 13,87% dei voti. Tra le idee politiche del leader dell’AUR c’è che la Romania rimanga in uno “stato di neutralità” nel contesto della guerra in Ucraina.
A George Simion è vietato entrare in Ucraina a causa delle sue “sistematiche attività anti-ucraine” e gli è anche vietato l'ingresso nella Repubblica di Moldova, fino al 2028, per aver minacciato la sicurezza nazionale.
All’altro polo, il candidato della coalizione (PSD, PNL, UDMR, minoranze etniche) al Governo è Crin Antonescu, un politico con una lunga carriera nel Partito Nazionale Liberale (PNL). Nel 2009 ha partecipato alle elezioni presidenziali arrivando al terzo posto nel primo turno.
È stato anche presidente del Senato, nonché presidente ad interim della Romania nel 2012, in seguito alla sospensione dell'allora presidente Traian Băsescu. Secondo il sondaggio Avangarde, se domenica prossima ci fossero le elezioni Antonescu otterrebbe il 23% nel primo turno, ma dovrà vedersela con un altro candidato con percentuali simili, l’indipendente Nicușor Dan (55 anni), matematico e attivista civico, nonché sindaco della capitale Bucarest in carica dal 2000.
Secondo i dati del sondaggio Avangarde, se questo weekend si tenessero le elezioni, George Simion, candidato congiunto di AUR e POT, otterrebbe il 30% dei voti. Sempre secondo il sondaggio, Simion si confronterebbe al ballottaggio del 18 maggio o con Antonescu o con Dan. Crin Antonescu, candidato della coalizione PSD+PNL+UDMR è dato al 23%, mentre l’indipendente Nicușor Dan al 21%.
Tra gli undici candidati per le presidenziali c’è anche Elena Lasconi, presidente dell’USR (l’Unione Salvate la Romania), arrivata al ballottaggio con Călin Georgescu nelle elezioni annullate di dicembre.
A voler essere eletto presidente della Romania c’è anche Victor Ponta, ex primo ministro, proveniente dalle fila Partito social democratico ma che si candida come indipendente, puntando a convincere anche una parte dell'elettorato di Georgescu, almeno per quanto riguarda i rapporti con gli Stati Uniti.
Valori comuni, visti e tensione
Viaggiare negli Stati Uniti d’America senza visto è un vecchio sogno dei romeni che però non si era mai avverato negli ultimi 35 anni di democrazia. Nonostante gli USA siano un partner strategico, nonostante la presenza militare americana soprattutto nella base Mihail Kogălniceanu sul Mar Nero, la Romania non ha mai ottenuto questo status “di fiducia” che permetterebbe ai romeni di entrare negli USA con il programma Visa Waiver.
In un clima di incertezze politiche e elezioni annullate, a gennaio sotto l’amministrazione Biden e qualche settimana prima dell’insediamento di Donald Trump la Romania era stata ufficialmente ammessa nel Visa Waiver Program (VWP), che avrebbe così permesso ai cittadini romeni di viaggiare senza visto a partire dal 31 marzo.
In teoria perché in pratica martedì scorso, qualche giorno prima che la nuova regola entrasse in vigore, l’amministrazione americana ha annunciato di sospendere l’adesione della Romania alla Visa Waiver per un periodo indeterminato. Ciò significa che i romeni che desiderano recarsi negli Stati Uniti devono continuare a richiedere il visto e sperare di ottenerlo.
La decisione dell’amministrazione americana ha portato a nuove tensioni sulla scena politica romena. Il primo ministro romeno, Marcel Ciolacu, ha lasciato intendere che il ministro romeno degli Esteri, Emil Hurezeanu, sarà sostituito, in quanto “pratica una diplomazia alla vecchia maniera”, mentre la Romania si deve adattare alle nuove sfide geopolitiche.
Rischia il posto anche l’ambasciatore romeno negli USA, Andrei Muraru anche se per il momento il premier Ciolacu pensa che sarebbe meglio solo nominare un “inviato speciale” a Washington in modo da sbloccare la comunicazione con l’amministrazione Trump.
Finora Bucarest ha ricevuto solo critiche da Washington a causa delle elezioni annullate. In questo contesto, il vicepresidente JD Vance aveva sottolineato che “non condividiamo gli stessi valori se annulli le elezioni perché non ti piace il risultato”. Ma le autorità di Bucarest vogliono migliorare la comunicazione e ribadiscono l’importanza degli USA nella sicurezza del paese.
Di sicurezza e politica estera, due aspetti strategici e specifici per il futuro Capo dello stato, dovranno parlare anche i candidati alla carica di presidente della Romania. La campagna elettorale degli 11 candidati (7 rappresentanti di partiti ed alleanze, 4 indipendenti) partirà dal 4 aprile e durerà un mese.
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