In una ricca tornata elettorale, a partire da domenica 24 novembre i cittadini romeni sono chiamati a scegliere un nuovo presidente e a rinnovare il parlamento di Bucarest, in un clima di tensione dovuto alla guerra in Ucraina alle porte
Dopo i dieci anni del mandato di Klaus Iohannis, la Romania si prepara ad accogliere un nuovo presidente. Il 24 novembre e 8 dicembre (secondo turno) si terranno le elezioni presidenziali in Romania. Tra i due voti, c’è anche la domenica del primo dicembre, giorno di festa nazionale, quando si terranno invece le elezioni per il rinnovo del parlamento.
Nel contesto attuale, segnato da anni da tensioni geopolitiche nella regione, dalla guerra in Ucraina al confine e dalle ambizioni della Russia di allargare la propria area d’influenza, questa tornata elettorale ha un peso importante sui destini della Romania, membro Ue e NATO.
Non a caso durante la campagna elettorale per le presidenziali non sono mancate accuse che riguardano rapporti troppo vicini di alcuni politici con la Russia. La Corte Costituzionale della Romania ha respinto la candidatura di Diana Șoșoacă, europarlamentare dell’ultradestra di S.O.S. Romania, portatrice di narrative pro-russe, anti-europee e anti-NATO .
Sono 14 i candidati che aspirano alla carica più alta del paese per i prossimi cinque anni. La Romania è una repubblica semi-presidenziale: il presidente è il garante del rispetto della Costituzione, il capo supremo dell’esercito, nonché il rappresentante della Romania nelle relazioni estere. Il presidente della Romania ha un ruolo essenziale anche nella politica interna in quanto nomina il primo ministro.
Le promesse
Tra i 14 candidati, ad avere le migliori possibilità nella corsa elettorale sembrano essere Marcel Ciolacu (PSD-partito social democratico), Nicolae Ciucă (PNL - partito nazional liberale ), Elena Lasconi (USR-Unione Salvate la Romania), George Simion (AUR-l’Alleanza per l’Unità dei Romeni) e Mircea Geoană (indipendente).
Molte delle promesse elettorali fatte dai candidati superano le attribuzioni della carica del presidente e sono più adatte alla figura del premier. Queste promesse possono però essere lette nella prospettiva delle elezioni politiche che si terranno il primo dicembre.
Marcel Ciolacu, primo ministro in carica e candidato del PSD, ha puntato nella campagna elettorale su cinque obiettivi principali: l’aumento dei redditi e del potere d'acquisto, una reindustrializzazione del paese, la costruzione di autostrade, pari opportunità nell'istruzione e nella sanità, rispetto per i romeni della diaspora.
L’orientamento della Romania verso UE e NATO e il partenariato strategico con gli USA, con lo stanziamento del 2,5% del Pil per la Difesa, sono obiettivi di cui Ciolacu ha parlato telefonicamente anche con il presidente eletto Donald Trump - una telefonata voluta da Ciolacu e pubblicizzata sulla stampa romena.
Nicolae Ciucă, candidato del PNL punta su una Romania prospera e sicura. “Un soldato alla guida del paese” (come si definisce nel suo libro autobiografico), il generale in pensione promette sicurezza economica, sociale, sicurezza nelle comunità, nella scuola. Sostiene la formula familiare tradizionale e considera una priorità la costituzione di una Commissione presidenziale sul declino demografico.
Il presidente dell'AUR, George Simion, ha promesso appartamenti da 35mila euro per un milione di romeni, a interessi zero. Simion sostiene le tesi sovraniste, vuole il recupero delle aziende possedute da azionisti stranieri ed è contrario agli aiuti offerti all'Ucraina. Tuttavia, afferma di non avere alcun legame o affinità con Mosca. E ammira Donald Trump.
L’indipendente (sostenuto da una ONG) Mircea Geoană, ex vicesegretario della NATO, promette riforme e modernizzazione del paese. Il suo programma, "Impegno per la Romania", punta su un rafforzamento della difesa, modernizzare le istituzioni pubbliche e su un'economia competitiva e digitalizzata.
Elena Lasconi, la candidata dell’USR, si concentra sulla riduzione della corruzione e della povertà (attraverso la diminuzione delle tasse), sul lavoro e sulla riforma del sistema giudiziario.
La politica estera è uno degli attributi più importanti del Presidente della Romania. Il presidente firma trattati e nomina gli ambasciatori. Il rapporto con l'Unione Europea e la NATO e il partenariato strategico con gli Stati Uniti sono i principali temi di politica estera presenti nei programmi elettorali dei cinque i principali candidati.
Tutti confermano l’orientamento euro-atlantico del paese, compreso George Simion che aggiunge di essere sostenitore della sovranità della Romania e di non volere l'adozione della moneta unica europea.
Risultati in diretta
Domenica, per la prima volta, i romeni conosceranno in tempo reale i risultati delle elezioni presidenziali. Grazie a una nuova funzionalità, sviluppata dal Servizio di Telecomunicazioni Speciali (STS) sul sito web prezenta.roaep.ro i risultati dei voti ottenuti dai candidati saranno presentati graficamente, in modo continuo, poiché il presidente e i membri dei seggi elettorali trasmetteranno digitalmente i verbali con i voti espressi.
Per tre domeniche consecutive oltre 18 milioni di romeni sono quindi attesi alle urne. Sarà eletto presidente il candidato che ottiene il 50% +1 dei voti validamente espressi. Se questo risultato non viene ottenuto al primo turno, i primi due candidati accederanno al ballottaggio, che viene predetto da tutti i sondaggi: quasi certo l’accesso di Marcel Ciolacu, che con tutta probabilità andrà a confrontarsi con George Simion (AUR), Elena Lasconi (USR) o Nicolae Ciuca (PNL).
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