Una terra ricca di contaminazioni culturali, che ha saputo preservare le sue tradizioni. A partire dal Dant, una particolare melodia con continui passaggi dalla tonalità minore alla maggiore e viceversa
Satu Mare è un distretto situato nel nord della Transilvania, in Romania. E' un angolo geografico strettamente connesso alla realtà ungherese e ucraina. Per secoli isolato a livello sociale e geografico (anche per via delle montagne che lo cingono a nord e a sud) ha saputo mantenere inalterate nei secoli le sue tradizioni.
Il fenomeno si può osservare in corrispondenza della cosiddetta Terra di Oas, territorio comprendente trentasei villaggi. Si possono citare Camarzana, Tarna Mare, Bixad, Tarsolt. L'isolamento sociale e geografico che li contraddistingue è anche frutto dello scarsissimo flusso migratorio e della capacità che hanno avuto gli abitanti di resistere ai diktat del regime comunista.
La capitale della regione è Negresti-Oas, una località di 15mila abitanti. Affonda le sue radici all'Età del bronzo (3.500-1.200 a.C.), dove fioriva una ridente industria della ceramica. Qui, più che in ogni altro centro della Romania, le tradizioni musicali e culturali si sono mantenute integre per secoli. Gli etnomusicologi parlano di una musica "particolare, vibrante, diversa dalla tradizionale romena". Ancora oggi il microcosmo musicale della Terra di Oas è fondamentale per comprendere la realtà originaria della regione e per esprimere a livello antropologico il legame fra la musica e la vita di tutti i giorni.
Tiberiu Brediceanu, il primo
Il primo etnomusicologo che ha saputo valorizzare tutto ciò è stato Tiberiu Brediceanu, leggendario compositore di Lugoj. Nella sua lunga carriera ha archiviato e studiato almeno 170 canzoni folk della Romania. Nel 1910 effettuò vari viaggi nella Terra di Oas, documentando le usanze e i costumi degli abitanti, e soprattutto impiegando un avveniristico fonografo per registrare le voci e i suoni degli strumenti.
Dopo di lui furono due giganti della musica del Novecento, Béla Bartok e Costantino Brailoiou, ad attingere con affetto e passione nel vasto bagaglio musicale tradizionale di Satu Mare. Insieme hanno spalancato le porte al mondo dell'etnomusicologia, venendo loro stessi influenzati in campo compositivo. Bartok segnalava che solo in questo contesto geografico si sono potute preservare le tradizioni più pure, sottolineando l'importanza dell'"indipendentismo mentale dei suoi abitanti". Qui un bell'esempio del suo operato, "Romanian Folk Dances", con la performance alla Liszt Academy di Budapest, della Danubia Orchestra diretta da Domonkos Heja.
La musica della domenica
Oggi gli studi etnomusicologi in quest'angolo della Transilvania sono principalmente quelli di Jacques Bouet, ricercatore presso l'Università Paul Valery di Montpellier e membro del Musée de l'Homme di Parigi, in qualità di superesperto della musica romena. Ha compiuto viaggi nella Terra di Oas nel 1969, 1979 e 1990. "Ho iniziato veramente a studiare questa regione nel 1979", racconta Bouet sul suo blog, "aiutato da mio fratello Jean Paul, un fotoreporter. Eravamo in piena epoca Ceaușescu, e non fu facile riuscire a ricavare tutte informazioni che desideravamo".
Alla fine è comunque riuscito a dare alle stampe un documento prezioso intitolato A tue-tete. Chant et violon au Pays de l'Oach, Roumanie, pubblicato dalla Societé d'ethnologie di Nanterre, autentico punto di riferimento per tutti coloro che desiderano comprendere l'universo musicale della Terra di Oas.
In ognuna delle sue esperienze, ha concentrato le sue attenzioni soprattutto sul principale tema musicale ricorrente della regione, la cosiddetta "Sunday dance"; composizione basata su voce e violino. Denota la tipicità del genere, legato a eventi sociali di ogni tipo, specialmente matrimoni, ma anche feste di laurea, ricorrenze, anniversari e perfino funerali. Solo in rari casi il violino è sostituito dal flauto.
Qui si può seguire un matrimonio filmato nel 1993 da Bouet e dalla sua équipe. Si osserva una sposa che invita a ballare parenti e amici, e si mette a cantare ad alta voce, supportata dalla melodia incalzante del violino. Presente anche la chitarra. Pizzicata in modo particolare, ricorda l'utilizzo del gardon, strumento musicale tipico della Transilvania, suonato picchiettando l'archetto sulle corde a mo' di una percussione. La chitarra, di fatto, tiene il ritmo e poggia (proprio come accade con il gardon) su una coscia.
Il dant
Da un punto di vista prettamente etnomusicale, la musica della Terra di Oas si basa su una caratteristica base pentagrammata, "il dant" (letteralmente "la danza"). Segue delle armonizzazioni ben precise, ma presenta quella che Bouet indica "ambiguità tonale", con continui passaggi dalla tonalità minore alla maggiore e viceversa. Il fenomeno spiega il motivo per cui al primo ascolto di un "dant" si rimane spesso interdetti e infastiditi, credendolo un miscuglio casuale di note dodecafoniche.
La verità è che si lascia molto spazio all'improvvisazione, motivo per cui vari autori arrivano a parlare addirittura di jazz, dove la fantasia della performance raggiunge il suo apice. Un brano tipico è caratterizzato da un'introduzione (inceput), seguito dalla melodia vera e propria (dant). Ogni dant è contraddistinto da interventi personali, i "pont", che a livello etnomusicologo vengono definiti "segmenti melodici". Poi le "figure", dei passaggi standard per "colorare" la composizione; e infine la frase musicale conclusiva detta "terminat".
Anche dal punto di vista vocale i canti della Terra di Oas si distinguono dagli altri. "La componente vocale è altamente distintiva", racconta Jim Samson, della University of London, grande esperto di Chopin e Listz, "e trova conferma nell'utilizzo di vocalizzi molto acuti, spesso vere e propria urla. Si canta soprattutto all'aperto, ecco perché hanno avuto questa evoluzione". Ma il fenomeno ha anche un valore antropologico e simbolico, provato dal continuo interesse delle nuove generazioni. Per i più giovani, infatti, la voce acuta e stridula di una cantante possiede un grande fascino ed è assimilata a una tecnica di seduzione a tutti gli effetti.
Presente e passato
Gli ultimi studi sulla musica della Terra di Oas risalgono al triennio 2001-2004. Coinvolta Speranta Radulescu, della National University of Music di Bucarest, produttrice di sedici cd di musica tradizionale romena; e Ioan Pop, abitante di un piccolo centro della Transilvania, Hoteni. L'"operazione" intitolata Revitalizing the Village Dance of Maramures è stata presentata nel corso di un incontro di etnomusicologia tenutosi a Sheffield, in Inghilterra, nel 2005. Emerge un quadro parzialmente edificante. Da una parte si ha ancora la consapevolezza alla Bartok di un territorio immacolato, profondamente immerso nelle proprie attitudini e tradizioni; dall'altra, però, gli abitanti della Terra di Oas, avendo ormai compreso il valore del loro background antropologico, hanno cominciato a farsi furbi. Significa che non hanno problemi a dispensare il loro "verbo", purché ci sia qualcuno disposto a pagare. Insomma, quel che un tempo era una necessità sociale, è oggi divenuto un semplice costume di nicchia che rischia di essere mantenuto vivo solo per una questione di denaro.
Infine da sottolineare gli influssi legati alla geografia del territorio. Nei secoli, infatti, la Transilvania ha continuato a cambiare bandiera assorbendo paradigmi musicali provenienti da molte culture. Con il Principato di Transilvania il territorio intesse rapporti con gli austriaci, gli ungheresi, i turchi e i valacchi. Il Principato fu sempre sull'orlo dell'abisso, ma nel '600 con Istvàn Bocksai - eroe nazionale ungherese - divenne indipendente per tornare sotto gli austriaci nel '700. Le cose si stabilizzarono con il Trattato di Versailles, alla fine della Prima guerra mondiale, dove la Transilvania venne ufficialmente annessa alla Romania; anche se Hitler ne assegnerà un pezzo all'Ungheria durante il Secondo conflitto mondiale. Alla luce di ciò non dovrebbe stupire più di tanto se dagli studi di figure come Bouet si possano riscontrare echi provenienti dalle regioni poste a nord dei Carpazi, dalla Slovacchia e addirittura dal sud della Polonia, in corrispondenza dei monti Tatra. Il riferimento è a chiavi musicali ben specifiche, come l'eterofonia dei violini (forma di polifonia in cui i musicisti seguono le stesse note), le "blue notes" (che seguono una scala particolare rintracciabile anche nel blues) e l'accompagnamento eseguito da un basso a tre corde. Così infine si spiega l'incredibile variabilità della musica della Terra di Oas e in generale dell'intera Transilvania.
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