Un nuovo itinerario ha messo la Romania sulla mappa dell’ecoturismo: la Via Transilvanica, progetto avviato nel 2018 da una ong locale, è la risposta romena al Cammino di Santiago e ad altri tragitti noti al mondo. Un percorso di 1420 km che unisce e attraversa dieci contee
Un nuovo itinerario si è silenziosamente fatto strada nel cuore dei viaggiatori in cerca di solitudine spirituale, panorami mozzafiato e un assaggio dell’eredità culturale della Romania. Si tratta della Via Transilvanica, la risposta romena al Cammino di Santiago e ad altri tragitti noti al mondo come il Cammino di San Jacopo o l’Appalachian Trail.
Il Progetto Via Transilvanica è stato avviato nel 2018 come iniziativa della ONG Tășuleasa Social, guidata da Alin Ușeriu. Con l’occasione del centenario dell'Unione romena di Alba Iulia si è sentita la necessità di sviluppare un progetto nazionale che rappresentasse davvero l'unità e così nacque il concetto del “cammino che unisce", ovvero la Via Transilvanica, che collega non solo le dieci contee che attraversa, ma anche la diversità etnica, culturale, storica e geografica della Transilvania e di tutto il paese, nonché di tutti coloro che seguono questo itinerario.
È stato Alin, l’iniziatore del progetto, tornato dopo dieci anni di vita in Germania, ad avere il sogno di mostrare la bellezza nascosta della Romania. Alin ha percorso l’intera via per la prima volta e da quel momento ci sono voluti quattro anni per la completa realizzazione del progetto. Molto meno di quanto immaginato, dicono i promotori, grazie all’aiuto di più di diecimila volontari e il supporto di sponsor affidabili.
La Via Transilvanica è stata ufficialmente aperta l’ottobre dell’anno scorso e conta attualmente 1.420 chilometri e 32.000 metri di dislivello positivo. Da Putna (contea di Suceava), un piccolo villaggio nel nord della Romania fino a Drobeta Turnu Severin (Mehedinți), sud ovest della Romania, sulla riva settentrionale del Danubio, il tragitto si può percorrere a piedi o in bicicletta, preferibilmente tra il mese di maggio e ottobre.
Si attraversano le contee di Suceava, Mureş, Harghita, Braşov, Sibiu, Alba, Hunedoara, Caraş Severin, Mehedinţi, 400 comunità locali e 12 siti inclusi nel Patrimonio Mondiale Unesco, come le fortezze di Sarmizegetusa o il “Geoparco dei dinosauri” della Contrada di Hateg, provincia di Hunedoara.
L’idea principale non fu quella di unire siti già noti o attraenti a priori, ma piuttosto di collegare posti meno turistici e altrettanto interessanti. Ci sono moltissime foreste vergini, piccoli monasteri, fortezze daciche, chiese fortificate dimenticate che vanno riscoperte e rivalutate in modo sostenibile. Poi, la Romania rurale ha storie da raccontare, storie che vanno sentite e trasmesse.
“La via attraversa luoghi insospettabili, che non sono necessariamente idilliaci, ma che gli conferiscono unicità”, racconta Alin Ușeriu in un’intervista concessa a PressOne .
Luoghi che “suscitano meraviglia, spunti di riflessione. La Via porta volutamente, ad esempio, in alcuni quartieri popolati da rom. Ci stiamo chiedendo come integrarli realmente nel nostro progetto e abbiamo già qualche idea, spiega Ușeriu (...) La via passa, allo stesso tempo, per Copșa Mică, questo cuore ferito della Romania, una località che un tempo era dichiarata la città più inquinata d’Europa. (...) Tenendo presente l’esempio di Berlino, dove gli spazi industriali abbandonati sono stati rinominati con successo, trasformati in festival, laboratori di artisti o spazi culturali, immaginiamo qualcosa di simile un giorno a Copșa Mică.”
Ad ogni chilometro della Via Transilvanica si viene accolti da un blocco di andesite, una roccia vulcanica, che rappresenta in realtà una scultura realizzata appositamente da artisti romeni e internazionali. 1400 segnali chilometrici formano una bellissima mostra d’arte all’aperto e danno la spinta ai camminatori di proseguire e di scoprirne un altro, e poi un altro.
E non è solo la voglia di scoprire, la bellezza della natura, l’entusiasmo per l’ignoto e la novità che rende la Transilvanica un itinerario per tutti, ma è anche e soprattutto il calore umano che si incontra cammin facendo. Se c’è qualcosa che la maggior parte dei pellegrini elogia, è proprio l’ospitalità delle persone che ti accolgono lungo il cammino a casa loro o in strutture appositamente ricostruite. La loro autenticità, la voglia di conoscere e di raccontare, il desiderio di offrire, la semplicità di essere.
Lo dimostra anche il Premio del Pubblico che la Via Transilvanica ha vinto lo scorso 28 settembre a Venezia, agli European Heritage Awards 2023, competizione organizzata da Europa Nostra in collaborazione con la Commissione Europea.
27.000 cittadini europei e di tutto il mondo hanno votato la Via Transilvanica come il miglior progetto culturale, il più alto riconoscimento europeo nel settore. “Un record di numero di voti che non era mai accaduta prima. Questo significa davvero qualcosa", hanno detto i rappresentanti dell'associazione Tășuleasa Social.
Il numero di viaggiatori che scaricano informazioni sull’itinerario della Via Transilvanica dal sito ufficiale e decidono di percorrerlo è in costante aumento. Così è il desiderio di renderlo ancora più accogliente.
“La Via Transilvanica è lontana dall'essere una panacea destinata a risolvere i problemi fondamentali della Romania, racconta il promotore del progetto. Ma si sente l'amore e l'attaccamento delle persone verso questa iniziativa e speriamo che l'amore vinca, cosi come dicono tutti i buoni libri.”
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