Il governo russo ha annunciato che alle presidenziali del 4 marzo le urne saranno trasparenti e che quasi tutti i seggi elettorali del Paese saranno dotati di webcam, con tanto di diretta web. Riusciranno le riprese a convincere gli scettici e a mostrare che davvero in Cecenia oltre il 99% degli aventi diritto si reca alle urne per votare compatto Vladimir Putin?
Il motto principale delle manifestazioni d'opposizione che in queste settimane stanno avendo luogo a Mosca e in altre città della Russia è "per elezioni oneste". I rappresentanti più in vista del movimento continuano ad esortare i cittadini russi a proporsi come osservatori elettorali volontari per far sì che non vi siano falsificazioni nel giorno del voto. Nonostante l'assenza di brogli sia ostentatamente presentata come una delle principali richieste dei manifestanti, è chiaro a tutti che il problema non è solo questo.
I brogli avvenuti durante le elezioni politiche del 4 dicembre scorso, per la prima volta registrate ampiamente dalle fotocamere dei cellulari e discusse diffusamente in una blogosfera che è sempre di più la principale fonte di informazione per la classe media istruita, sono state certo l'evento scatenante che ha portato in piazza, per la prima volta negli anni Duemila, decine di migliaia di persone. È però evidente che quelle decine di migliaia di manifestanti non sono davvero rimaste per ore in strada con temperature inferiori ai venti gradi sotto zero per far sì che partiti come Russia Giusta (partito pro-putiniano che mira a raccogliere i voti dell'elettorato che più si preoccupa per temi sociali), l'LDPR (partito nazionalista e populista che in parlamento spesso appoggia le proposte del governo) o il KPRF (partito comunista che non è riuscito ad avere un cambio ai propri vertici sin dall'inizio degli anni Novanta) ottenessero qualche seggio in più in un parlamento che, nel sistema iper-presidenziale russo, ha comunque limitata influenza sulle politiche del Paese.
In questa fase era però necessario trovare uno slogan positivo che potesse essere condiviso dal maggior numero di persone possibile, dai nazionalisti ai comunisti per passare da quella consistente fetta della popolazione che non si sente rappresentata da nessuna delle forze politiche parlamentari, né da quell'opposizione extra-parlamentare che per anni ha cercato senza fortuna di costruire un movimento in grado di contrastare Putin. "Per elezioni oneste" si è dimostrato essere uno slogan che è riuscito a tenere unito il movimento nonostante le profonde divergenze di opinioni interne che lo caratterizzano.
"Per elezioni oneste" non è comunque uno slogan vuoto... decine di migliaia di persone si sono iscritte per fare da osservatori elettorali il prossimo 4 marzo. Il governo ha ribattuto sostenendo il proprio impegno a condurre "elezioni oneste": ha annunciato che le urne elettorali saranno trasparenti e che circa 90.000 seggi elettorali in tutto il Paese (ad esclusione quindi di circa 10.000) saranno dotati di webcam. Le riprese delle webcam (due per seggio: una sull'urna, una più ampia sulla sala) saranno quindi trasmesse in diretta web ("su iniziativa del primo ministro Vladimir Putin", come le agenzie russe non dimenticano mai di sottolineare, e visualizzabili previa registrazione attraverso il sito www.webvybory2012.ru), da prima dell'apertura dei seggi fino alla fine dei conteggi. Tutte le registrazioni saranno poi mantenute per un anno e saranno consultabili su richiesta da parte dei cittadini.
In teoria, quindi, tutti i seggi in cui non saranno presenti osservatori elettorali o dove si riscontreranno risultati fuori dalla norma potrebbero essere controllati a posteriori. La registrazione video dovrebbe permettere quantomeno di capire quante persone sono effettivamente andate a votare e di individuare eventuali altre anomalie.
Dalla teoria alla pratica
In Russia, pochi credono che le webcam possano effettivamente essere garanzia di elezioni trasparenti, e al contrario notano le controindicazioni che questa novità comporta. In primo luogo, le persone "fortemente invitate" ad andare a votare dal loro datore di lavoro, o dal loro superiore nell'amministrazione pubblica, avranno ancor di più la sensazione di essere controllate. In un Paese come la Russia dal passato fortemente autoritario e dal presente incerto, l'introduzione di decine di migliaia di telecamere esplicitamente mirate a osservare il comportamento elettorale della popolazione possono sembrare più uno strumento di controllo che non di trasparenza.
Altri sottolineano che è parte di una strategia per "bloccare" internet nel Paese proprio nel giorno del voto per via dell'eccessivo traffico che questa enorme diretta web causerà. Infine, vi è la diffusa convinzione che tutto questo non sia che una mossa pre-elettorale e che dopo il voto la Commissione elettorale centrale limiterà al massimo il numero di registrazioni di cui permetterà la consultazione beneficiando del fatto che i criteri definiti per stabilire chi potrà accedere ai filmati hanno ampi margini di discrezionalità.
Il 99,5% in diretta web?
L'iniziativa comunque desta curiosità. Già nel corso della settimana buona parte delle webcam hanno iniziato a trasmettere le immagini online, offrendo inaspettati squarci, ad esempio, nella vita quotidiana delle migliaia di scolari che hanno lezione in aule scolastiche che nel fine settimana saranno sede di voto. Ma il vero spettacolo deve ancora cominciare.
Le repubbliche del Caucaso del nord, infatti, hanno una lunga tradizione di risultati elettorali semplicemente irrealistici: durante le elezioni parlamentari dello scorso dicembre, ad esempio, in Cecenia secondo i risultati ufficiali si sono presentati al voto il 99,5% degli aventi diritto, e il 99,5% di loro ha votato per Russia Unita. Per qualche momento si era rischiato il record dei record: i primi risultati forniti dalla commissione elettorale cecena mostravano un numero di votanti più alto degli aventi diritto, dato prontamente aggiustato grazie a un "aggiornamento dei dati" che aumentava di qualche migliaio il numero degli elettori.
Dati simili, sebbene senza le farsesche dichiarazioni del presidente ceceno Kadyrov secondo cui Putin in Cecenia avrebbe potuto ottenere anche il 150% dei voti, si sono registrati anche in altre repubbliche caucasiche. Ad esempio, secondo i dati ufficiali, in Kabardino-Balkaria alle politiche del dicembre 2011 avrebbero votato il 98,2% degli aventi diritto (sebbene "solo" l'81,9% di questi abbiano dato la loro preferenza a Russia Unita). Ma anche nella altre repubbliche la frequenza alle urne e il consenso registrato per Russia Unita sono straordinariamente alti: in Daghestan, frequenza al 91,6%, consenso per Russia Unita al 91%. In Inguscezia i valori corrispondenti sono 86,4% e 91%.
Dati di questo tipo non sono certo una novità del 2011: nelle presidenziali del 2004 il sostegno registrato da Putin in queste repubbliche era altrettanto elevato, pur con varianti regionali (Kabardino-Balkaria 96,49%, Inguscezia 98,18%, Cecenia 92,30%, Daghestan 94,61), così come il sostegno per Russia Unita alle parlamentari del 2007 (Kabardino-Balkaria 96,12%, Inguscezia 98,72%, Cecenia 99,36, Daghestan 88,90%), mentre Medvedev nel 2008 aveva ottenuto qualche consenso in meno (Kabardino-Balkaria 88,8%, Inguscezia 91,66%, Cecenia 88,70%, Daghestan 91,92%), comunque rimanendo attorno al 90% con un livello di partecipazione che spesso superava il 90%.
Considerato che una frequenza alla urne superiore al 99% sembra del tutto irrealistica, uno dei dilemmi delle presidenziali russe del 4 marzo è quindi: falsificazioni in diretta web o brusco calo nella frequenza alle urne registrata nei seggi elettorali della regione?
Il Caucaso conta
Sebbene le repubbliche del Caucaso del nord abbiano una popolazione complessiva inferiore al 5% di quella totale della Federazione russa, grazie all'elevata frequenza alle urne e ai risultati eccezionali che i candidati del Cremlino hanno ottenuto nella regione, quest'area ha garantito ai candidati di governo una parte significativa dei propri voti (alle elezioni di dicembre 2011, circa l'8% del voto complessivo di Russia Unita proveniva dal Caucaso). Se le repubbliche del Caucaso del nord avessero votato in modo simile al resto del Paese, Russia Unita avrebbe ottenuto qualche punto percentuale in meno.
Gli ultimi sondaggi diffusi sulla stampa russa stimano una chiara vittoria per Putin al primo turno con un risultato ben superiore al 50%. Gli oppositori dell'ex-presidente e attuale primo ministro mettono però in dubbio questi dati e si dicono certi che se non vi saranno brogli consistenti Putin non supererà la soglia necessaria per essere eletto al primo turno. In questo contesto, lo spettacolo a cui (forse) assisteremo in diretta web dal Caucaso del nord potrebbe essere determinante per decidere l'esito del voto a livello nazionale.
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