Per contribuire al monitoraggio dello stato di diritto della Commissione europea, OBCT, in collaborazione con SCiDEV e IJAS, ha prodotto due rapporti ombra che delineano le sfide e le lacune relative alla libertà dei media in Albania e Serbia. I risultati principali sono stati presentati durante un webinar
I Rapporti ombra sulla libertà dei media in Albania e Serbia, preparati congiuntamente da OBCT e dalle organizzazioni partner SCiDEV e IJAS, evidenziano il persistere di sfide significative nel settore in entrambi i paesi, in particolare nella lotta alla disinformazione, nella salvaguardia dell'indipendenza giornalistica e nell'affrontare la concentrazione della proprietà dei media.
I risultati principali dei rapporti ombra sono stati presentati in un webinar tenuto lo scorso 7 ottobre, durante il quale gli esperti hanno discusso questioni quali gli attacchi ai giornalisti, la trasparenza della proprietà dei media e la criminalizzazione della diffamazione.
Come ha sottolineato Cristina Caputo, vicedirettrice dell'Unità Adriatico e Balcani presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano, "la libertà dei media e il pluralismo incontrano sfide comuni sia negli stati membri dell'UE che nei paesi candidati". Ciò evidenzia la necessità di una collaborazione transnazionale per consentire il monitoraggio transfrontaliero e risposte coordinate.
Essendo uno dei valori fondamentali dell'UE, la libertà dei media è un elemento cruciale del processo di adesione all'UE. Come ha spiegato Maja Smrkolj della DG NEAR della Commissione europea, la libertà di espressione e la libertà dei media, affrontate nel Capitolo 23 dell'acquis comunitario dell'UE sulla magistratura e i diritti fondamentali, "sono indicatori chiave della prontezza dei paesi candidati a entrare a far parte dell'UE".
Quest'anno, per supportare gli sforzi di riforma dei paesi candidati, la Commissione europea ha deciso di includere alcuni paesi dell'allargamento nella Relazione sullo stato di diritto 2024 , che comprende un capitolo dedicato alla libertà e al pluralismo dei media. Inoltre, il pacchetto di allargamento della Commissione europea che dovrebbe essere pubblicato a breve "dedicherà particolare attenzione al monitoraggio dello stato della libertà e del pluralismo dei media".
Come riportato da Smrkolj, l'UE ha sostenuto molto i settori dei media nei paesi candidati anche in termini finanziari e tecnici, "sovvenzionando i media e le organizzazioni dei media e promuovendo iniziative innovative sui media attraverso il Civil Society Facility e il programma sui media".
La libertà dei media è inoltre centrale nei programmi di riforma sviluppati dai due paesi nell'ambito del nuovo Piano di crescita per i Balcani occidentali, i cui pagamenti si basano su una forte condizionalità che "dovrebbe fornire incentivi aggiuntivi ai paesi per affrontare questi temi". Sia l'Albania che la Serbia hanno incluso questioni relative alla libertà dei media nei programmi di riforma: per Smrkolj questo è un segnale che indica il loro impegno a migliorare la situazione in quest'area.
Sfide principali
Le sfide alla libertà dei media in entrambi i paesi sono principalmente strutturali: le condizioni di lavoro sono precarie, l'attuazione della legge rimane problematica e i giornalisti affrontano sempre più minacce, tra cui cause per diffamazione.
La concentrazione della proprietà dei media e le relazioni simbiotiche tra politica, media e affari rimangono una preoccupazione primaria nel panorama mediatico albanese, portando ad un declino della qualità del giornalismo e ad una maggiore autocensura. Come riportato da Blerjana Bino, direttrice esecutiva di SCiDEV, gli attacchi a giornalisti indipendenti e professionisti, personaggi pubblici e organizzazioni della società civile di controllo sono in aumento.
I diritti dei lavoratori e le cattive condizioni di lavoro rimangono una preoccupazione significativa. Come sottolinea Bino, "i giornalisti spesso lavorano con contratti formali le cui disposizioni non vengono implementate. La mancanza di sicurezza economica e di benessere economico e sociale sul posto di lavoro influisce sicuramente sulla loro capacità di produrre giornalismo di qualità". Anche l'accesso alle informazioni rimane una sfida, in quanto ha fatto luce sulla "pervasiva cultura della segretezza all'interno delle istituzioni governative".
In Serbia la proprietà dei media rimane opaca: le aziende di media pubblici sono parzialmente di proprietà statale, il che porta a un'influenza politica sui contenuti editoriali: "stiamo lottando per vedere chi sono i veri proprietari dei media", ha affermato Tamara Filipović, segretaria generale dell'IJAS, evidenziando la persistente mancanza di trasparenza nel settore. Filipović ha anche sottolineato che gli attacchi ai giornalisti sono aumentati e le cause legali SLAPP sono sempre più frequenti, con oltre 10 nuovi casi presentati da maggio 2024.
Nonostante entrambi i paesi abbiano adottato leggi sui media in linea con gli standard dell'UE, l'attuazione rimane un problema significativo. In Serbia, ad esempio, l'adozione di due nuove leggi sui media, la Legge sull'informazione pubblica e la Legge sui media elettronici, è stata finora seguita da un'attuazione scarsa e inadeguata, soprattutto per quanto riguarda il funzionamento dell'autorità di regolamentazione (REM), il che, come ha osservato Filipović, dimostra che "non c'è alcuna volontà politica di cambiare nulla nella scena mediatica".
Come ricordato da Smrkolj, l'acquis dell'UE sulla libertà dei media si è ampliato negli ultimi anni con l'adozione di nuove misure legislative come lo European Media Freedom Act, volto ad armonizzare il panorama mediatico in tutta Europa, e la direttiva anti-SLAPP, volta a proteggere giornalisti, attivisti e chiunque si impegni nella partecipazione pubblica da leggi vessatorie. Sia l'Albania che la Serbia dovranno allinearsi a queste disposizioni prima dell'adesione.
Nelle raccomandazioni che abbiamo avanzato nel Rapporto ombra, abbiamo esortato le autorità nazionali a considerare questi sviluppi legislativi e ad assicurare che le leggi nazionali siano conformi alle nuove disposizioni. "Da parte della Commissione, siamo pronti a dare priorità a queste questioni nelle nostre discussioni con le autorità nazionali", ha aggiunto Smrkolj.
Pilastri intrecciati
Come ricordato nelle conclusioni da Massimo Moratti, ricercatore senior di OBCT, la libertà dei media è solo uno dei pilastri dello stato di diritto e non può essere adeguatamente garantita senza un approccio più ampio che includa, tra gli altri, il rafforzamento di una magistratura libera e indipendente: "oggi parliamo di libertà dei media, ma non dimentichiamo gli altri pilastri del Rapporto sullo stato di diritto, vale a dire l'indipendenza della magistratura e la lotta alla corruzione. Questi due aspetti sono strettamente collegati alla libertà dei media".
Una magistratura debole che non garantisce un'adeguata protezione ai giornalisti ha ovviamente un impatto negativo sulla libertà dei media, scoraggiando i giornalisti dall'impegnarsi in indagini o attività che li esporrebbero ad ancora più violenza e minacce. "L'impunità è un effetto importante che impedisce la libertà dei media e dimostra il fallimento degli stati nel garantirla e proteggerla. A lungo termine questo può inibire le inchieste su argomenti delicati come ad esempio la lotta alla corruzione o la responsabilità dei funzionari pubblici", ha concluso Moratti.
L'analisi dei Rapporti sullo stato di diritto ha infine dimostrato che l'adesione all'UE non può essere semplicemente un esercizio di spunta delle caselle, ma deve tradursi in riforme significative e nell'effettiva attuazione di norme e standard per stabilire una solida base per la governance democratica. Ora ricade sul governo la responsabilità di apportare cambiamenti reali e dimostrare progressi tangibili in questo settore.
Questa pubblicazione è il risultato delle attività svolte nell'ambito del Media Freedom Rapid Response e nell'ambito di ATLIB - Transnational Advocacy for Freedom of Information in the Western Balkans, un progetto cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano. Tutte le opinioni espresse rappresentano il punto di vista dell'autore e non quello delle istituzioni co-finanziatrici.
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