Stojan Zupljanin

Il latitante, ricercato dal Tribunale internazionale dell'Aja per crimini di guerra nell'ex Jugoslavia, è stato arrestato oggi (11-06) alle 12.30 nei pressi di Belgrado. Scendono a tre i ricercati dal TPI dell'Aja ancora in libertà

11/06/2008 -  Luka Zanoni

"È nostra ferma convinzione che i rimanenti quattro ricercati ancora latitanti - Ratko Mladić, Radovan Karadžić, Stojan Župljanin i Goran Hadžić - siano a portata del potere serbo e che la Serbia possa fare molto di più per trovarli ed arrestarli".

Sono passati solo pochi giorni da quando Serge Brammertz, procuratore capo del Tribunale internazionale dell'Aja per i crimini di guerra dell'ex Jugoslavia, da gennaio al posto di Carla del Ponte, si era così espresso presentando il rapporto semestrale sull'attività del tribunale nella sede newyorkese delle Nazioni Unite .

Nel rapporto il nuovo capo procuratore dell'Aja aveva precisato che la Serbia, negli ultimi sei mesi, non ha fatto passi avanti verso la collaborazione col TPI dell'Aja, "eccetto un reale, ma fallimentare, tentativo di arrestare Stojan Župljanin". Brammertz di riferiva all'azione del 26 marzo scorso quando, sulla base di informazioni attendibili, Župljanin era stato localizzato in un appartamento a Niš.

Da allora la polizia è rimasta però sulle tracce del latitante, fino al suo arresto avvenuto oggi alle 12.30 alla periferia di Belgrado (secondo l'emittente B92, l'arresto sarebbe avvenuto a Pančevo). Alle 13 l'uomo è stato poi condotto nell'edificio del Tribunale speciale, in attesa di essere informato sui capi d'accusa e di essere trasferito all'Aja. Stojan Župljanin è accusato di crimini contro musulmani e croati nella regione della Bosanska Krajina in Bosnia Erzegovina.

"Župljanin era in Serbia sin dall'ultimo tentativo di arresto a Niš, quando ci è sfuggito per un soffio. Da quel momento siamo stati continuamente sul posto e il risultato è stato l'arresto di oggi", ha riferito a B92 Vladimir Vukčević, procuratore per i crimini di guerra e coordinatore della squadra per le localizzazioni, l'arresto e l'estradizione dei ricercati dall'Aja ancora latitanti.

L'azione di cattura è stata confermata anche dal presidente del Consiglio per la collaborazione con il Tribunale dell'Aja, Rasim Ljajić, il quale ha precisato all'agenzia Beta che "questo arresto è la dimostrazione che la Serbia sta facendo il possibile per adempiere agli impegni previsti dalla collaborazione con il Tribunale dell'Aja".

Come noto la piena collaborazione con il tribunale è condizione necessaria per il proseguimento del processo di integrazione europea della Serbia. Ieri il ministro degli Esteri olandese, Maxim Verhagen, aveva ribadito di fronte al parlamento olandese la ferma posizione del suo paese sulla necessità che la Serbia faccia più sforzi per dimostrare una piena collaborazione.

La condizione posta dall'Olanda risulta vincolante per la ratifica dell'Accordo di associazione e stabilizzazione (ASA) presso i parlamenti dei membri dell'UE.

L'ASA è stato firmato il 29 aprile scorso, dopo due anni mezzo di negoziati, ma la sua piena applicazione è stata vincolata alla collaborazione con il Tribunale dell'Aja, e in particolare all'arresto e alla consegna dei latitanti ancora liberi.

Secondo alcuni analisti, l'arresto di Župljanin potrebbe sbloccare almeno una parte dell'Accordo di associazione e stabilizzazione, quella riguardante gli scambi commerciali. La questione verrà affrontata al prossimo incontro del Consiglio dei ministri dell'UE, previsto per il 16 giugno a Lussemburgo.

Secondo quanto dichiarato dall'analista militare serbo Zoran Dragišić all'agenzia Beta, "con l'arresto di Župljanin sono stati inviati due messaggi positivi: che in Serbia esiste la volontà politica di collaborare con il Tribunale dell'Aja, e che i futuri arresti sono una questione tecnica, così come il fatto che gli organi statali funzionano a prescindere dalla situazione politica nel paese".

Stojan Župljanin (1951, Maslovare BiH) era stato il capo del Centro dei servizi di sicurezza a Banjaluka, nonché il più alto funzionario di polizia nella Bosanska Krajina, e membro della polizia nel Comitato di crisi della Regione autonoma della Krajina.

Il Tribunale dell'Aja accusa Župljanin di crimini contro l'umanità e di violazione delle regole di guerra, di impresa criminale congiunta, di tortura e uccisione, di deportazione, di atti inumani, ecc.

Secondo l'accusa Župljanin aveva il pieno controllo operativo delle forze di polizia regionali, comprese quelle responsabili dei campi di detenzione. Sempre secondo l'accusa, come membro del Comitato di crisi della Regione autonoma della Krajina, Župljanin ha partecipato personalmente al piano di pulizia etnica nella regione e alla deportazione di 10.000 musulmani e croati dalla Bosanska Krajina, molti dei quali furono uccisi nei capi di detenzione.

Le accuse contro Župljanin erano state sollevate il 17 dicembre 1999, per essere poi rese note il 13 luglio 2001. Da allora Stojan Župljanin era latitante.


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