La possibile distruzione di quasi 35 ettari di bosco e aree verdi di “Košutnjak”, bene naturale protetto e da molti considerato il "polmone di Belgrado", ha dato il via a una nuova battaglia ambientale nella capitale serba
In Serbia, la Strategia nazionale per la cultura 2020-2029 ha indicato la ristrutturazione degli studi della società “Avala Film”, il gigante della defunta cinematografia jugoslava, come un progetto di rilevanza nazionale destinato a far risorgere l'industria dei film regionale. Alcuni pensano però che il progetto faccia solo da paravento al vero obiettivo dell’amministrazione cittadina: la cementificazione e l’edificazione di un nuovo complesso residenziale e commerciale di circa 600mila metri quadrati all’interno del famoso bosco belgradese “Košutnjak”, dichiarato monumento naturale di importanza locale di III° categoria e sotto protezione dello stato. Abbiamo contattato Dejan Jovanović, attivista e uno dei promotori del Comitato cittadino che si batte contro questo progetto.
Quando è nato e qual è l’obiettivo del vostro comitato? Avete qualche appoggio politico o siete legati a qualche istituzione?
Già da molti anni siamo attivi in vari modi per la protezione degli spazi verdi a tutela degli interessi degli abitanti di Belgrado. Nella fattispecie il comitato cittadino “Bitka za Košutnjak” (La battaglia per il “Košutnjak”) è nato alla fine di febbraio 2019 per difendere il più importante ecosistema naturale della capitale, prima tentando di fermare la devastazione della parte più bella dell’area boschiva minacciata dell’edificazione di una parete artificiale per l'arrampicata sportiva da 1,2 milioni di euro, poi ostacolando la costruzione di un palazzetto per il taekwondo da 12 milioni di euro, e infine da metà giugno per contrastare il nuovo piano degli "Avala Studios", che prevede la cementificazione di una parte del bosco.
Contro quest’ultimo progetto dall'8 al 12 luglio abbiamo raccolto 8.000 firme, cioè più di quante servano per essere candidati alle elezioni nelle amministrazioni locali di Belgrado. Dirò di più, se le elezioni si fossero tenute solo un mese dopo, il governo probabilmente se la sarebbe passata molto male nei due comuni più vicini all’area interessata, Čukarica e Rakovica, visto che il Presidente Vučić ha dovuto personalmente tre volte esporsi pubblicamente per negare le voci sulla possibile devastazione di “Košutnjak”, cosa che finora non ricordo abbia dovuto fare per nessun’altra iniziativa. Come comitato non siamo appoggiati da alcun partito politico né siamo promotori di alcuna idea politica anche se contiamo sull’appoggio di numerosi membri di diverse correnti. Il nostro unico desiderio è proteggere uno dei polmoni verdi della capitale.
Che cosa rappresenta “Košutnjak” per la città e perché è in pericolo?
“Košutnjak” è una delle cose più preziose di Belgrado, come per New York il “Central Park” o l’“Hyde Park” per Londra… La sua importanza non ha prezzo, non solo dal punto di vita ecologico e ambientale ma anche da quello sociale. Per i cittadini di tre comuni della capitale (Čukarica, Rakovica e Savski Venac), rappresenta una parte importante della loro vita ed è legato ai ricordi d’infanzia. Durante i mesi estivi nel parco si trova refrigerio dalla calura della città e in inverno, se nevica, i bambini ci vanno con le slitte. L'area protetta ammonta ora a più di 300 ettari di boschi e prati, di cui un terzo a rischio cementificazione; il nostro obiettivo è salvaguardarla per le generazioni future.
Non ci interessano i freddi numeri, quello dei prati che vogliono asfaltare o degli alberi che vogliono abbattere, poiché se riducessimo la nostra lotta a questo finiremmo in una trappola, dato che l’investitore risolverebbe formalmente e legalmente il problema con la promessa di piantarne tre volte di più in un altro luogo della città. Per noi è assolutamente inaccettabile devastare un ecosistema così importante per la comunità, il quale necessiterebbe di oltre 50 anni per rigenerarsi. Non solo, ma un nuovo insediamento urbano, una piccola città con circa 5.000 nuovi appartamenti e negozi, non supportata da infrastrutture adeguate porterebbe a ulteriori e drammatiche congestioni del traffico cittadino. Siamo quindi fermi sulla nostra decisione di non concedere un metro di più alle ruspe.
La Strategia nazionale per la cultura considera il restauro degli studi cinematografici un progetto di rilevanza nazionale...
Premetto che i cittadini non sono contrari al progresso e allo sviluppo dell'industria cinematografica, ma noi come comitato pensiamo che tale progetto possa aver luogo in un’altra parte della periferia di Belgrado e non vi sia alcun motivo ragionevole per insistere sulla sua rivitalizzazione a “Košutnjak”, anche perché la maggior parte delle strutture esistenti, a detta proprio dei diretti interessati, sono datate e sarebbero inservibili. Le intenzioni vere della società investitrice, la ceca “Sebre”, sono invece chiare: comprare la “Avala Film” al misero prezzo di 8,2 milioni di euro, assieme ai diritti di molte pellicole e alcune attrezzature con i terreni adiacenti (pari al 9% dell’intero parco) e costruirci degli appartamenti portando il valore dell’area a quasi 1,5 miliardi di euro. Soldi da mettere in tasca con la vendita successiva degli immobili grazie all’avvallo e alla complicità dell’amministrazione cittadina.
Avete avuto l'opportunità di vedere la documentazione e lo sviluppo della pianificazione?
Sì, il piano è stato presentato pubblicamente nelle opportune sedi e non trova d’accordo i cittadini. Sulla homepage della società per esempio si vedono numerose strutture residenziali e commerciali che coprono una superficie approssimativa di quasi 600.000 m2, anche se cifre diverse sono state menzionate in altri documenti. Da notare che la società “Sebre” è proprietaria anche di “Marina Dorcol ”, la quale recentemente ha deciso un’ulteriore cementificazione di un tratto del lungofiume che si estende tra i fiumi Sava e Danubio (4,5 km), incontrando le resistenze e le proteste della popolazione, non invitata a una discussione pubblica. Entrambi i progetti sono seguiti dallo stesso architetto, il quale non adempie ai suoi obblighi legali di rappresentare gli interessi dei belgradesi ma si piega a quelli dei grandi capitali.
Cosa risponde a chi crede che il progetto porterebbe dei miglioramenti, viste anche le condizioni attuali di degrado?
Vede, è la classica scusa che una certa parte di Belgrado deve essere “presa per mano e cementificata perché ci vivono i ratti”… mentre il governo dimentica che è sua la colpa anche di quella negligenza. Dirò di più, in questi giorni abbiamo appreso che l'investitore sta pensando di uscire con una nuova proposta con la quale probabilmente confida di raggirare i cittadini e l’opinione pubblica: presentare un piano con una metratura inferiore e offrire varie concessioni, attirando le simpatie di chi verrà citato, da media prezzolati, come i soli rappresentanti degli interessi della comunità di Belgrado; successivamente gli stessi inizieranno a guadagnare spazio anche nelle altre fonti di informazione e convinceranno l’opinione pubblica che la costruzione è inevitabile, che la proprietà è diventata privata e quindi non c'è niente che possiamo fare al riguardo se non accettare un compromesso per non perdere tutto… Epilogo: “Košutnjak” è stato “difeso con il taglio di soli pochi alberi” e il complesso si farà. Noi invece chiediamo risolutamente che l'investitore si ritiri dal progetto e accetti la restituzione del denaro investito finora, se tale investimento è documentato. Deve essere chiaro che non permetteremo alcuna appropriazione indebita, malversazione o decisione dall’alto che cambi lo status dell’area.
C’è chi dice che siete contrari a un progetto di rivalutazione, così come a priori rifiutate ogni idea che proviene dal partito SNS… Lei come commenta questo?
Dato che la nostra organizzazione è apartitica e abbiamo il sostegno di tanti cittadini di fede politica diversa, non abbiamo motivo di opporci ad alcun progetto che sia nell'interesse della collettività. Vorrei ricordare che ho iniziato io personalmente la lotta per la salvaguardia di “Košutnjak” più di dieci anni fa quando ho chiesto che la casa del “Grande Fratello" fosse rimossa dal parco. Non solo, ma dei progetti per intaccare la zona boschiva risalgono al 1995, e da allora diversi partiti politici sono stati al potere. Ciò significa che tutti sono responsabili dell’odierna situazione. Sosterremo sempre qualsiasi piano ragionevole che sia nell'interesse dei cittadini di Belgrado.
È vero che l’amministrazione cittadina ha bloccato - per ora - il piano? Cosa farete ancora?
Non è vero che la città di Belgrado ha bloccato il piano. La società a capo del progetto continua il conteggio degli alberi da tagliare e il calcolo della “massa legnosa”. “Bitka za Košutnjak” ha presentato il 29 luglio, nell'unica procedura ufficiale possibile, la richiesta per una riunione di emergenza delle Commissioni parlamentari per i trasporti, l'urbanistica e la protezione ambientale, che porti alla decisione di fermare questo scempio. Oltre a continuare una lotta sistematica nelle varie istituzioni, nelle prossime settimane formeremo delle squadre interne al Comitato che avranno il compito di monitorare costantemente la superficie dell’area boschiva e di avvertire se compaiono taglialegna o motoseghe. Ci stiamo preparando a una vera battaglia. Con ogni mezzo.
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