
Durante le proteste del 15 marzo 2025 a Belgrado (foto M. Moratti)
La manifestazione oceanica di sabato 15 marzo a Belgrado è stata a più riprese ostacolata, con autobus soppressi, treni cancellati e gruppi di finti studenti "che vogliono tornare in aula" appoggiati dai veterani dei famigerati berretti rossi
I giorni precedenti la grande protesta a Belgrado sono stati contraddistinti da un considerevole aumento della tensione in città. A contribuire ad aumentare la tensione è stato lo stesso presidente Vučić, che aveva annunciato arresti di massa dato che si aspettava che l’opposizione organizzasse incidenti durante le proteste.
Le sue parole sono state rilanciate dai tabloid pro-governativi che non hanno esitato a definire “terroristi” gli organizzatori della manifestazione. La settimana prima delle proteste si è quindi assistito a tutta una serie di iniziative volte a sabotare la manifestazione e che avrebbero potuto dar luogo a seri incidenti.
Gli organizzatori di queste iniziative, come avviene di solito, sono rimasti sconosciuti, ma con ogni certezza sono riconducibili a quell’apparato organizzativo che più volte si è mobilitato per sostenere il Partito progressista serbo.
Ćacilend, il presidio nel centro città
L’aspetto più preoccupante dei giorni precedenti le proteste in Serbia è stata la creazione di una tendopoli improvvisata nel Pionirski Park di fronte alla Presidenza, a poche decine di passi dal Parlamento, il luogo designato per la protesta del 15 marzo.
Già da giovedì 6 marzo le prime tende erano apparse sull’erba del prato. In un paio di giorni, il parco si era riempito di tende e di persone che vi dormivano, il tutto supportato da un vero e proprio servizio di catering.
Questi erano, secondo le informazioni ufficiali, gli “studenti che vogliono imparare”, conosciuti anche come “studenti 2.0” e che in contrasto al movimento dei plenum avevano come unica richiesta quella di tornare nelle aule. La loro presenza è stata subito notata e sono stati ricevuti dal presidente Vučić e - a partire da domenica 9 marzo - tali gruppi hanno cominciato ad ingrossarsi.
Più gente arrivava e più era chiaro però che questi non erano studenti, ma comparse ingaggiate per far numero e presidiare quello spazio. Allo stesso tempo i giornalisti che avevano cercato di verificare se questi fossero dei veri studenti , sono stati allontanati in malo modo e poi fermati dalla polizia.
Un giornalista di N1 si è finto uno studente di 28 anni e ha contattato il numero del campo per potervi accedere. In questo modo è riuscito a scoprire che chi presidiava la tendopoli improvvisata veniva pagato semplicemente per stare seduto e sdraiato, come raccontato dalla coordinatrice dei gruppi di “studenti”.
Le diarie, tutte rigorosamente pagate in contanti, variavano dai 50 agli 80 euro. Ben presto si è capito che di fatto di veri studenti al campo ve ne erano ben pochi e la maggior parte erano attori pagati.
La cosa è divenuta ancora più evidente quando nel parco sono comparsi i berretti rossi, i veterani della JSO, la famigerata unità per le operazioni speciali che dopo aver operato in Croazia e Bosnia Erzegovina, ai comandi dei criminali di guerra Stanišić e Simatović si è resa responsabile del tentato colpo di stato in Serbia nel 2001 e dell’omicidio del primo ministro Đinđić nel 2003 (i due condannati per l’assassinio Đinđić, Ulemek e Jovanović erano entrambi membri della JSO). Dopo l’omicidio del primo ministro la JSO è stata ufficialmente sciolta.
L’arrivo della JSO, il giorno prima dell’anniversario dell’omicidio di Đinđić è stato visto sia come una provocazione che come un macabro avvertimento. Il tempo passa per tutti però e i “berretti rossi”, a parte gli sguardi truci, non potevano nascondere i ventri prominenti e gli acciacchi dell’età.
Uno dei loro leader, che oramai doveva appoggiarsi ad un bastone, era Živojin Jovanović, conosciuto come Žika Crnogorac , ex comandante delle forze speciali di Milošević e menzionato tra i responsabili della pulizia etnica di Doboj in Bosnia.
"Crnogorac", appena arrivato nel campo degli “studenti 2.0”, si è subito distinto scagliandosi con il suo bastone contro dei cittadini che stavano mettendo in questione il suo ruolo nel parco.
Oltre ai sedicenti studenti e ai veterani dei paramilitari, a rafforzare il presidio degli "studenti che vogliono imparare", il giorno prima della protesta si è aggiunto anche un esercito di…. trattori agricoli.
Dei movimenti insoliti erano stati notati i giorni precedenti, quando da fuori Belgrado, su carrelli a rimorchio erano arrivati centinaia di trattori, che erano stati temporaneamente parcheggiati presso una fabbrica cittadina di proprietà di un uomo d’affari vicino al SNS.
Il giorno prima della protesta, i trattori si sono misteriosamente materializzati attorno al Pionirski Park e accanto all’ufficio della Presidenza. Nonostante la massiccia presenza di polizia lungo il perimetro del parco, i trattori sono stati parcheggiati su marciapiedi e sulla strada di fronte al parlamento, in chiaro divieto di sosta.
In alcune zone, i trattori erano parcheggiati in doppia fila formando una sorta di muraglia a difesa dell’accampamento improvvisato, tanto da rendere difficile il passaggio. Si stima che almeno 300 trattori siano stati utilizzati per creare questa sorta di muraglia improvvisata.
Non era chiara l’origine dei trattori, che erano chiaramente usati e con tanto di targa, ma si ritiene che siano di proprietà di imprese agricole, ristoranti, cantine ed altri enti e che in realtà molti di essi non fossero più utilizzabili.
Il sarcasmo belgradese non si è fatto sfuggire l’assurdità della situazione. Gli “studenti che vogliono studiare” sono stati subito ribattezzati “ćaci” (si pronuncia “ciazi”), riprendendo una definizione nata da un macroscopico errore d’ortografia di un graffito , dove al posto di scrivere in cirillico “đaci u školu” (studenti a scuola), dove la lettera iniziale in cirillico è questa Ђ, ha sbagliato e scritto invece Ћ, per cui la frase è diventata “ćaci u školu”.
E da qui, l’intero Pionirski Park è divenuto “Ćacilend”, letteralmente la “terra dei ciazi” con tanto di indicazioni su Google maps.
Sarcasmo a parte, la presenza dell’accampamento a pochi metri dal luogo dove si sarebbe dovuta tenere la protesta era una ragione di forte preoccupazione per gli organizzatori. Ad aggiungersi a ciò, il giorno prima della protesta, in giro per la città sono stati trovati sacchi pieni di mattoni e sanpietrini e in un video si vede una persona tirar fuori dal baule della propria auto dei mattoni per poi portarli al Pionirski Park.
Difficoltà nei trasporti
A parte il presidio di “Ćacilend”, le difficoltà per coloro che volevano venire in centro a Belgrado e partecipare alla protesta non sono state poche. Gli autotrasportatori da Niš infatti hanno cancellato all’ultimo momento gli autobus che avevano messo a disposizione per gli studenti.
Una telefonata anonima ha informato le ferrovie serbe che era stata piazzata una bomba e quindi tutti i treni tra le maggiori città sono stati soppressi , causa lavori poi è stata chiusa l’autostrada tra Belgrado e Novi Sad e infine, sabato stesso, il giorno della protesta, gran parte dei trasporti pubblici a Belgrado non hanno funzionato.
Dopo le proteste
Il giorno della protesta a Ćacilend è arrivata anche una ventina di giovani , nerboruti e palestrati, che sono stati lasciati entrare nel parco. Durante tutta la protesta, la presenza della polizia attorno al Pionirski Park è stata massiccia.
Quando si sono manifestati i primi segnali di violenza con lanci di pietre dall’interno di Ćacilend, gli studenti hanno deciso di terminare in anticipo la protesta e invitare i cittadini a disperdersi. Questo è accaduto attorno alle 19 subito dopo l’episodio del cannone sonico, episodio che come osservato da esperti avrebbe dovuto far scattare la repressione della polizia.
Nel frattempo però tutti i trattori attorno a Ćacilend sono stati seriamente danneggiati: sgonfiate le gomme, vetri infranti, olio e combustibile sul selciato. Non si sa chi sia stato anche se da più parti è stato riportato che sono stati gli stessi “ćaci”.
Il giorno dopo le proteste, l’area sembrava un campo di battaglia, con tutti i trattori danneggiati, alcuni rovesciati, vetri infranti ovunque. La gran parte dei “ćaci” stava impacchettando le proprie cose e abbandonando il campo alla chetichella, lasciando dietro a sé le tende vuote e parecchie immondizie .
“Ćacilend” e i suoi occupanti rimarranno nelle memorie dei belgradesi e sono già diventati il tema di trasmissioni satiriche .
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