Secco rifiuto da parte della Belgrado ufficiale al piano di soluzione per lo status del Kosovo presentato da Martti Ahtisaari, inviato speciale dell'ONU, al presidente serbo Boris Tadic. La cronaca della nostra corrispondente
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak
Martti Ahtisaari, l'inviato speciale dell'ONU per lo status del Kosovo, lo scorso 2 febbraio ha presentato a Belgrado e a Pristina la sua proposta sulla futura soluzione per la regione. L'arrivo di Ahtisaari a Belgrado è stato accolto col coltello tra i denti ancora prima di sapere cosa contenesse il documento che dovrebbe essere il primo passo verso la soluzione dello status del Kosovo.
Alcuni giorni prima dell'annunciata visita dell'inviato speciale, l'élite politica serba e l'opinione pubblica si erano divise riguardo la questione se bisognasse comunque ricevere Ahtisaari e a quale indirizzo dovesse presentare la proposta. Appena era diventato certo che Ahtisaari sarebbe arrivato a Belgrado e a Pristina all'inizio di febbraio, Vojislav Kostunica, il premier ancora in carica, ha reso noto che nessuno del governo avrebbe ricevuto l'inviato speciale.
Il gabinetto di Kostunica ha comunicato che il governo ha la capacità di svolgere soltanto i lavori tecnici fra i quali, secondo quanto comunicato, non fa parte l'accettazione della proposta per la soluzione dello status del Kosovo. Dall'altra parte, il presidente della Serbia, Boris Tadic, è rimasto fermo sulla decisione di ricevere Ahtisaari e di comunicargli la posizione del team di negoziatori della Serbia riguardo lo status del Kosovo.
Kostunica con la sua mossa ha reso più difficile la posizione di Tadic che non ha potuto trovare scuse con il mandato tecnico e ha reso ulteriormente più complicate le già complicate trattative sulla formazione del governo. L'arrivo di Ahtisaari in questo modo ha reso più profonde le differenze fra il Partito democratico (DS) e il partito democratico della Serbia (DSS).
Per alcuni la decisione del premier di non parlare con Ahtisaari rappresenta l'espressione di una politica irresponsabile e la continuazione della politica del periodo Milosevic. Per giorni l'opinione pubblica si è domandata se Kostunica ha sbagliato e se la Serbia possa comportarsi in questo modo nel momento in cui il processo sulla decisione dello status del Kosovo è in fase avanzata. In questa occasione si sono fatti sentire anche i rappresentanti del team di negoziatori e i membri del governo, i quali hanno sottolineato che la mossa di Martti Ahtisaari è inammissibile, e che la comunità internazionale nei confronti della Serbia si sta comportando come se fosse una colonia, sottolineando che l'inviato speciale dovrebbe, in primo ordine, aspettare la formazione del governo per presentare il suo piano. Dall'altra parte, una parte dell'elite politica e degli esperti hanno sottolineato che questa mossa è irragionevole e irresponsabile, e che è contro gli interessi della Serbia.
In questa atmosfera, venerdì 2 febbraio di primo mattino il presidente della Serbia Boris Tadic ha ricevuto Martti Ahtisaari, giunto a Belgrado con il suo seguito. La riunione, come ci si aspettava, è stata breve, giusto il tempo affinché Ahtisaari consegnasse lo scritto a Tadic e che quest'ultimo ripetesse per l'ennesima volta all'inviato speciale che la Serbia insiste sull'integrità territoriale e la sua sovranità.
Dopo la formale riunione con il presidente della Serbia, Ahtisaari ha tenuto una conferenza stampa al Medija Centar di Belgrado. Davanti a un grande numero di giornalisti locali e stranieri, Ahtisaari ha comunicato brevemente le principali direttive previste dal documento. Visibilmente nervoso Ahtisaari si è rifiutato di parlare della proposta stessa sottolineando di non poter rispondere a nessuna domanda riguardo il futuro status del Kosovo. Nonostante la maggior parte dei giornalisti fosse interessata di più alla sostanza della proposta, l'inviato speciale ha risposto con frasi generiche, ripetendo le posizioni già dette ed evitando abilmente di rivelare la sostanza della proposta.
Ahtisaari in più riprese ha ripetuto che la proposta che presenta a Belgrado e a Pristina è una soluzione di compromesso, aggiungendo di essere pronto ad accettare proposte costruttive da entrambe le parti e di includerle nel documento finale.
Benché fosse chiaro che l'inviato speciale non voleva esporre la propria posizione sul futuro status del Kosovo, Ahtisaari, alla domanda dei giornalisti sul rispetto del principio della sovranità dello stato, ha risposto che sul pianeta esistono molti altri principi oltre alla sovranità. Ahtisaari inoltre ha detto di aver previsto che durante il mese di febbraio ci saranno incontri dove entrambe le parti potranno esporre i propri suggerimenti al testo del documento, e che poi la squadra dell'inviato speciale scriverà la versione finale che sarà presentata al Consiglio della Sicurezza. Dopo la conferenza stampa, Ahtisaari è partito per Pristina, dove ha consegnato lo stesso documento ai funzionari kosovari.
Al termine dell'incontro con Ahtisaari il presidente Tadic come prima cosa ha ricevuto i rappresentanti dell'Associazione delle famiglie degli scomparsi e rapiti in Kosovo e Metohija, che hanno protestato davanti al palazzo della presidenza chiedendo di risolvere il destino delle persone scomparse e rapite prima dello status. Dopo di che Tadic in una dichiarazione per il pubblico ha comunicato di aver ricevuto la proposta di Ahtisaari dove "in modo esplicito non viene nominata l'indipendenza del Kosovo, ma neanche la sovranità della Serbia rispetto alla nostra regione meridionale. Già per questo fatto, così come per alcune altre indicazioni, il piano di Ahtisaari apre la possibilità all'indipendenza del Kosovo". Tadic ha aggiunto di aver detto all'inviato speciale che "la Serbia, ed io come suo presidente, non accetteremo mai l'indipendenza del Kosovo e Metohija", aggiungendo che "un'indipendenza imposta andrebbe contro i basilari principi del diritto internazionale e rappresenterebbe un precedente politico e legale estremamente pericoloso".
Parti della proposta di Ahtisaari sono divenute note subito dopo l'incontro. In modo non ufficiale sappiamo che con il piano si prevede che il Kosovo sarà organizzato come una società multietnica, che si amministrerà da solo, con il rispetto dei principi democratici. Al Kosovo viene assicurato il diritto di stringere accordi internazionali, incluso il diritto di chiedere di essere membro delle istituzioni internazionali. La presenza internazionale sarà personificata dal rappresentante civile dell'Unione europea, che godrà della più alta autorità nel sorvegliare l'applicazione delle risoluzioni, e l'Unione europea sarà incaricata per l'intero corso dell'implementazione della risoluzione. Il documento prevede meccanismi di protezione della comunità serba e delle altre comunità non albanesi, posti assicurati in parlamento, la formazione di sei nuovi comuni serbi, la possibilità di stringere relazioni orizzontali fra di loro, e la possibilità di relazioni verticali con la Serbia. Per la comunità serba si prevede un'ampia libertà municipale e la possibilità di un finanziamento trasparente da parte di Belgrado. La Chiesa serba ortodossa e i suoi beni sono protetti da un annesso a parte. Però la cosa che meno si sa riguarda il futuro status, che dovrebbe essere noto nella fase successiva della soluzione del problema kosovaro.
Nelle prime reazione al piano di Ahtisaari, la Belgrado ufficiale e parte degli analisti sottolineano l'insoddisfazione per le soluzioni contenute nel documento, ma prima di tutto si occupano di come bisognerebbe reagire al piano menzionato. L'atmosfera durante il fine settimana era scottante, e l'opinione pubblica in continuazione si è trovata bersagliata da commenti sulla sottrazione del territorio, sulla rozza violazione del diritto internazionale e sull'ingiustizia che con questo atteggiamento di Ahtisaari si attua nei confronti della Serbia.
I funzionari dicono che è anche impossibile continuare con il processo delle trattative e fare i commenti al documento dal momento che la Serbia non ha un parlamento costituito e mentre sono in corso le trattative per il futuro governo, aggiungono che le scadenze che ha posto Ahtisaari sono irreali. In un commento per Osservatorio sui Balcani Dusan Janjic, presidente del Forum per le relazioni etniche di Belgrado, afferma che "Ahtisaari a ragione ha annunciato che il documento che ha presentato a Belgrado e a Pristina è un quadro di riferimento" aggiungendo "che la proposta ha reso la situazione molto più complicata di quello che ci si aspettava".
Secondo l'opinione di Janjic né Belgrado né Pristina sono soddisfatti di quanto gli è stato offerto, ma a causa della grande pressione e dei deboli meccanismi di controllo della violenza, i funzionari kosovari sono costretti a dare l'apparenza di soddisfazione. Janjic crede che si continuerà con le trattative, che le scadenze saranno rimandate, e che la Serbia entrerà con un forte atteggiamento difensivo nel processo di correzione del documento proposto e delle trattative. Belgrado, ritiene Janjic, insisterà nel trovare la soluzione all'interno del Consiglio della Sicurezza. Il nostro interlocutore sottolinea che ciò che è stato offerto alla Serbia con il piano per Kosovo non è convincente, aggiungendo che "offrire una decisione politica secondo la quale la Serbia procederà con passo più veloce verso l'Unione europea e promettere che ci saranno progetti d'importanza regionale, sono una carota che nessuno in questo paese accetterà".
Come annunciato lunedì 5 febbraio su invito del presidente Tadic si sono tenute le consultazioni con i rappresentanti dei partiti che hanno ottenuto seggi alle recenti elezioni, dove si è discusso sulla risposta di Belgrado alla proposta di Ahtisaari. Durante le consultazioni, durate tre ore, è stato trovato un accordo su una veloce formazione del governo e che ai colloqui fissati per il 13 febbraio a Vienna dovrebbe andare il presidente Tadic, per comunicare che la Serbia non può esprimersi sul documento di Ahtisaari finché non sarà formato il nuovo Parlamento.
Come informa l'emittente B92, durante la seduta è stato raggiunto un alto livello d'intesa sulla necessità di formare velocemente il Parlamento che analizzerà la proposta, che accetterà la piattaforma per continuare le trattative e analizzerà eventuali cambiamenti al team di negoziatori. La stessa fonte rende noto che Tadic ha comunicato la proposta di Ahtisaari ai rappresentanti dei partiti politici che alle elezioni hanno ottenuto i posti nella nuova composizione del Parlamento e ha aggiunto che in quella occasione ha ribadito che per la Serbia un tale piano è inaccettabile.
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