È uscito recentemente per i tipi della casa editrice Bordeaux di Roma il romanzo Tesla dello scrittore serbo Vladimir Pištalo. Recensione
Dopo essere stato tradotto in una ventina di lingue, il romanzo Tesla, portret među maskama [Tesla, ritratto tra le maschere] dello scrittore serbo Vladimir Pištalo, da qualche mese è disponibile anche in edizione italiana, nella traduzione di Manuela Orazi.
Perdonatemi se subito all’inizio di questo articolo esprimo un giudizio: solo un autore che ha vissuto con la propria sensibilità le invenzioni e i sogni di Nikola Tesla poteva trasformare la vita del grande visionario in un romanzo, arricchendo così il lungo elenco di libri biografici, testi drammaturgici, studi scientifici e film documentari dedicati a quello che è indubbiamente il più grande inventore dell’epoca moderna. Era da tanto tempo – più precisamente da quando avevo letto gli splendidi romanzi biografici scritti dal regista e teatrologo sarajevese Josip Lešić (1929-1993) dedicati ai poeti Sibe Miličić e Aleksa Šantić, nonché alla filantropa inglese Miss Adeline Irby e al suo contributo all’emancipazione femminile in Bosnia durante l’occupazione austro-ungarica – che non mi capitava di imbattermi in una prosa biografica così intensa.
Leggendo questo romanzo (basato sul materiale biografico, ma anche sulle “crepe” nella biografia dello scienziato serbo-americano, crepe su cui aleggiava l’intuizione di Pištalo), più volte mi è tornato in mente un aneddoto della vita di Thomas Mann. Si narra che la segretaria dello scrittore, una volta terminata la trascrizione della versione finale della tetralogia Giuseppe e i suoi fratelli, avesse affermato di aver capito solo allora di cosa effettivamente parlava quel racconto biblico. Credo che molti lettori che conoscono la summenzionata opera di Thomas Mann siano consapevoli del fatto che uno scrittore è prima di tutto figlio del suo tempo. Anche quando si immerge nel passato, cercando di sollevare questioni universali ricorrendo al trapassato prossimo, lo scrittore, anziché incarnare l’epoca biblica, è sempre alla ricerca – al contempo consapevole e inconsapevole – delle chiavi del suo tempo.
Il romanzo Tesla è un affresco dinamico, tridimensionale delle idee del grande inventore e della sua epoca. Il libro ripercorre i momenti più importanti della vita e della carriera del geniale scienziato – che sembra suscitare sempre maggiore interesse a livello internazionale (soprattutto negli Stati Uniti) – raccontando una serie di fatti realmente accaduti durante il lungo percorso di vita di Tesla, dalla nascita (nel 1856) nel villaggio di Smiljan, nei pressi di Gospić, fino alla morte, avvenuta nel 1943 a New York, dove lo scienziato si spense in povertà, quasi dimenticato dai suoi contemporanei.
Il romanzo di Pištalo ci invita a seguire le tracce di Tesla, da Gospić e Karlovac fino a Parigi, passando per Graz e Praga, e poi ad accompagnarlo in America (dove si trasferì nel 1884) e nei suoi rari ritorni nel Vecchio continente e nella sua terra natia. Tutte le altre vicende biografiche di Tesla, compreso il suo incontro e la collaborazione con Thomas Edison, ma anche con George Westinghouse e altri magnati dell’epoca, le potete scoprire da soli. Non credo di dovervi ricordare le principali invenzioni di Tesla (sicuramente ve ne ricorderete almeno una toccando un interruttore per la corrente alternata. Si suppone che il numero effettivo delle invenzioni di Tesla sia superiore alle stime ufficiali, che parlano di circa settecento invenzioni).
Ciò che però interessava di più all’autore del romanzo Tesla – una storia, a mio avviso, davvero ben raccontata – era districarsi tra le vicende biografiche di Tesla, osservandole sia dal basso che dall’alto, in modo da poter realizzare il ritratto non solo di uno scienziato verso il quale il mondo ha un enorme debito di gratitudine, ma anche di un uomo alle prese con i suoi drammi più intimi: Tesla figlio e fratello, un uomo affezionato ai suoi amici più sinceri e legato alle sue radici culturali, ma anche inseguito, fino all’ultimo istante della sua vita, dal fantasma di suo fratello Dane (morto a soli quindici anni). La trasposizione romanzesca dei sentimenti più intimi del grande scienziato è indubbiamente la caratteristica più saliente del romanzo Tesla.
Apprezzo gli scrittori che non esitano a parlare delle loro opere (Gombrowicz e Kiš esemplificano egregiamente questa tendenza.) In un’intervista, parlando di Tesla, Vladimir Pištalo ha dichiarato: “Le persone, in un certo senso, non erano pronte a immergersi nel mondo interiore di Tesla. È facile raccontare i dati, ma penetrare nell’animo di Tesla e cercare di comprendere il suo mondo psicologico... Tesla credeva che l’elettricità rappresentasse l’essenza pura di un mondo impuro (sia in senso morale che energetico). Avvertiva il bisogno di purezza e di spiritualità, aveva la sensazione che le energie permeassero la materia e che tale dinamica fosse più importante di ciò che era misurabile, ossia che fosse l’essenza del reale. Diceva che ciò che conta è quella sostanza viva che permea il mondo – parlava di due forze: magnetismo ed elettricità – è in essa che risiedono il futuro e tutte le potenzialità. (Suo padre, che era un prete, definirebbe quella sostanza col termine ‘spirito’.) Il fatto che un’emittente così autorevole a livello internazionale abbia dedicato un programma a Tesla [il riferimento è ad un docu-film targato Discovery che indaga su aspetti meno noti della vita e delle invenzioni di Tesla, ndt.] contribuisce alla promozione delle opere di Tesla. Ho l’impressione che l’interesse per le opere di Tesla sia ben lungi dall’affievolirsi, anzi mi sembra che stia crescendo, e questo film è il segnale dell’aumento dell’interesse, a livello mondiale, per la figura di Tesla”.
Alla domanda su cosa pensasse di alcune teorie poco credibili riguardanti la figura di Tesla, Vladimir Pištalo ha risposto: “Ci sono tante convinzioni erronee. Negli Stati Uniti ho letto molti libri su Tesla che ho trovato pessimi. Era un uomo davvero insolito. Conosceva interi libri a memoria, gli bastavano solo due ore di sonno a notte e poteva andare avanti così per anni, credeva di poter scegliere quando morire e diceva che avrebbe vissuto 156 anni, ed è per questo che la gente ancora oggi si meraviglia del fatto che Tesla fosse morto all’età di 87 anni. Alcuni addirittura affermano che Tesla sarebbe stato ucciso, come se le sue dichiarazioni fossero sufficienti per corroborare tale ipotesi. Parliamo di un uomo che per decenni aveva vissuto in uno stato di costante ebbrezza della scoperta. Forse non era un uomo felice nel senso convenzionale del termine, come è felice ad esempio un uomo che ha una famiglia, ma per Tesla la più grande felicità consisteva nello sperimentare ciò che nessuno aveva mai sperimentato prima, nel mettersi al servizio dell’umanità, nel rendersi conto del proprio ruolo di baluardo dell’umanità, colui che avverte certi fenomeni prima del resto del mondo. Ecco, per Tesla questa era la felicità, la piena realizzazione personale che lui non tendeva ad equiparare al possesso di denaro, né tanto meno alla felicità familiare. Fu lui a scegliere la propria strada. Quelli che considerano Tesla un uomo infelice, chiedendosi come il grande scienziato potesse vivere senza amore, utilizzano un metro di giudizio diverso dal suo. Eppure, fu proprio la dedizione alla scienza e al suo ruolo di avamposto dell’umanità a permettere a Tesla di sperimentare una forma d’amore più solenne. Chi non comprende questo, credo non possa comprendere appieno nemmeno la figura di Tesla. Non si possono utilizzare criteri basati sui valori materiali per giudicare la vita di una persona che non percepiva la propria esistenza nell’ottica di tali criteri“.
Pištalo – come lui stesso ha affermato – ha “camminato“ insieme a Tesla per circa sei anni (tra il 2000 e il 2008). Io però non gli credo, e lo dico senza alcuna connotazione negativa. Penso che quel cammino sia iniziato molto prima e che durante il viaggio intrapreso da Pištalo alla scoperta dell’epoca di Tesla, con l’intento di conoscere ogni tassello della sua vita e della sua opera, lo scrittore e lo scienziato si siano ritrovati impegnati in un costante dialogo tra loro, ma anche con quella parte dell’umanità che continua a porsi interrogativi sia sul progresso dal volto umano sia su quello dal volto inumano.
Un’ultima nota, molto positiva, sullo scrittore che finora era noto ai lettori italiani solo per il romanzo Milenijum u Beogradu [Millennio a Belgrado]: oltre ad aver vinto il premio NIN come miglior romanzo scritto in lingua serba nel 2008 (quindi quando quel premio aveva ancora un qualche significato), Tesla è uno dei libri più letti in Serbia (ha suscitato reazioni positive anche in altri paesi della regione) ed è stato incluso nella lista delle letture scolastiche.
Vladimir Pištalo
Vladimir Pištalo (Sarajevo, 1960) si è laureato presso la Facoltà di Giurisprudenza di Belgrado, conseguendo poi un dottorato di ricerca presso l’Università del New Hampshire negli Stati Uniti. Ha insegnato Storia internazionale e Storia americana al Becker College di Worcester (Massachusetts). Attualmente è direttore della Biblioteca nazionale serba a Belgrado. È autore di numerose opere tra cui spiccano i romanzi Milenijum u Beogradu [Millennio a Belgrado, 2000], Tesla, mladost [Tesla, gli anni giovanili, 2006], Venecija (2011), Sunce ovog dana: pismo Andriću [Il sole di oggi: una lettera per Andrić, 2017] e una raccolta di saggi intitolata Značenje džokera [Il significato del jolly, 2019].
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