Serbia-Kosovo: l’accordo c’è, mancano firma e dettagli

20 marzo 2023

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Dopo un incontro-fiume, durato più di dodici ore e facilitato dall’UE, sabato scorso Serbia e Kosovo hanno raggiunto ad Ohrid, in Macedonia del nord, un accordo verbale su come procedere sulla via della normalizzazione dei rapporti reciproci.

L’intesa, che ha visto protagonisti il presidente serbo Aleksandar Vučić e il premier kosovaro Albin Kurti, segue l’accordo di principio in undici punti già raggiunto il mese scorso. Se effettivamente implementato rappresenterebbe un riconoscimento reciproco de-facto, visto che tra i suoi punti salienti comprende anche lo scambio di missioni diplomatiche, insieme all’obbligo di sviluppare buone relazioni di vicinato e rispettare la rispettiva indipendenza ed integrità territoriale.

Nonostante i visibili passi in avanti, i negoziati portati avanti ad Ohrid non sono sfociati nella firma ufficiale di un documento condiviso. La parte kosovara, così come i facilitatori europei, avrebbero voluto, ma Vučić ha declinato l’invito a porre la sua firma in calce all’accordo. Al tempo stesso, la delegazione serba ha però ribadito di essere “pienamente pronta ad implementare” l’intesa.

L’alto rappresentante UE per la politica estera Josep Borrell avrebbe spinto per “un testo più ambizioso”. Sempre secondo Borrell, però “le parti non sono riuscite a raggiungere un accordo su una proposta più dettagliata”.

Di fatto, l’incontro di Ohrid è servito a chiarire ed approvare un allegato agli accordi già raggiunti, che tocca punti importanti come la creazione dell’Associazione delle municipalità serbe in Kosovo e l’istituzione di un comitato di monitoraggio bilaterale sull’implementazione dell’intesa, che dovrebbe essere creato entro un mese. Da parte sua, l’UE ha messo sul tavolo un pacchetto di aiuti economici, condizionati però al rispetto degli impegni presi da Pristina e Belgrado.

Rivolgendosi alle proprie rispettive opinioni pubbliche dopo l’incontro, Kurti e Vučić hanno – come spesso succede – puntato soprattutto a evidenziarne gli elementi su cui pensano di incontrare il favore dei propri elettori. Kurti ha ribadito che l’intesa equivale ad un “riconoscimento de-facto dell’indipendenza del Kosovo”, Vučić – pur parlando di “passo importante” – ha rivendicato la scelta di non firmare.

“Ho un crampo alla mano destra, l’unica con cui posso firmare”, ha dichiarato il presidente serbo in tv. “Un crampo destinato a durare almeno per i prossimi quattro anni”, ha poi concluso Vučić. Nonostante l’ottimismo europeo e gli innegabili segnali positivi, restano quindi non pochi punti interrogativi sulla direzione dei futuri rapporti Serbia-Kosovo.