In Serbia una disgrazia aerea in cui è precipitato un elicottero militare con a bordo sette persone, impiegato per salvare un neonato, è diventato un caso nazionale. Mettendo a nudo il collasso delle istituzioni
Il governo serbo ha impiegato enormi sforzi per far sì che lo schianto dell’elicottero militare MI17 in cui hanno perso la vita sette persone rimanesse solo una terribile tragedia che nulla aveva a che fare con il comportamento dei leader politici della maggioranza di governo. Ci sono riusciti solo a metà.
L’incidente, avvenuto il 13 marzo scorso mentre imperversava un forte maltempo, in poche settimane è diventato il principale tema politico del paese. E resterà tale a lungo perché non sono ancora stati chiariti tutti i dettagli della tragedia. Il governo infatti dà l’impressione di essere sempre più occupato a tenere sotto controllo i potenziali danni politici derivanti dal caso, piuttosto che occuparsi del caso stesso.
L’elicottero militare era stato impiegato per trasportare da Novi Pazar (Serbia meridionale) a Belgrado un neonato di 5 giorni che doveva urgentemente essere sottoposto ad un intervento chirurgico in uno degli ospedali della capitale. L’opposizione e alcuni media sottolineano che le cure sarebbero potute avvenire a Niš o a Kragujevac, grandi centri urbani che sono molto più vicini a Novi Pazar rispetto a Belgrado e dove le condizioni meteorologiche erano di gran lunga migliori. A loro avviso è stata scelta la capitale come meta affinché alcuni ministri potessero essere presenti e così incassare punti politici. Il governo invece reagisce sostenendo che è proprio a Belgrado che vi sono i migliori ospedali della Serbia e che non vi è stato nessun tentativo di spettacolarizzazione dell’operazione di salvataggio del neonato.
L’elicottero si è schiantato nei pressi dell’aeroporto belgradese Nikola Tesla, non lasciando superstiti. I soccorsi hanno impiegato alcune ore prima di ritrovare la carcassa del velivolo. Ed è solo dopo tre settimane dalla sciagura che, su richiesta del ministero della Difesa, sono stati pubblicati due rapporti sull’incidente. In questi rapporti si legge che l’equipaggio avrebbe commesso una serie di errori. Inoltre, nelle prime indiscrezioni emerse sui media, è stato detto che nel sangue del pilota Omer Mehić e di alcuni altri membri dell'equipaggio vi sarebbero state tracce di alcol. La famiglia Mehić ha smentito immediatamente tale affermazione, e la moglie del pilota ha ribadito che suo marito non ha mai bevuto alcol e che ha sempre condotto una ligia vita militare.
I due rapporti hanno surriscaldato ulteriormente l’atmosfera politica e sono stati interpretati come un tentativo di spostare la responsabilità dai leader di governo, dall’esercito e dal ministero della Difesa sui piloti che hanno eseguito il compito assegnato. Oltre a ciò, il governo non è stato in grado di offrire risposte chiare e convincenti ad una serie di domande poste dai media e da esperti militari sulla procedura e sulle responsabilità della catena di comando che ha portato alla decisione di volare quel giorno. Tutti quelli che si interrogano sulle responsabilità di questa vicenda vengono sistematicamente accusati da parte dei circoli governativi di mancanza di empatia e di voler inficiare l’immagine dell’Esercito serbo.
Responsabilità
Se nei loro primi servizi i media hanno addossato la responsabilità della tragedia ai membri dell’equipaggio non è di sicuro a seguito del lavoro di indagine giornalistica delle rispettive redazioni, piuttosto conseguenza dell'esistenza di uno “spin doctor” tra le fila del governo il cui scopo era quello di direzionare l’accento proprio sull’equipaggio e non su altro.
Tra l’altro, ad un’attenta lettura i rapporti mostrano che vi sono importanti dettagli sull’accaduto che in sostanza mettono in dubbio le affermazioni riguardanti la supposta responsabilità dell’equipaggio.
Dai rapporti, per esempio, emerge chiaramente che si era consapevoli che le condizioni atmosferiche erano ai livelli minimi per garantire la sicurezza del volo: tuttavia il decollo dell’elicottero e il suo atterraggio all’aeroporto Nikola Tesla di Belgrado sono stati ordinati ugualmente. Prima ancora che fosse avviata la procedura per far decollare l’elicottero militare la polizia aveva inoltre rifiutato di impiegare un proprio velivolo, sostenendo che le condizioni meteorologiche erano pessime e i velivoli a disposizione del ministero dell’Interno non erano in grado di svolgere il compito.
Sorge spontanea la domanda sul perché sia stato ordinato il volo dell’elicottero militare in tali condizioni meteorologiche. Ma anche a questa domanda il governo ha risposto che l’unico obiettivo è sempre stato quello di salvare il neonato, ribadendo che chi pone queste domande fa il politicante e non è interessato alla vita delle persone.
Una risposta del genere suona poco convincente, così come l’affermazione che il bambino malato non sia stato trasportato nei centri di Niš o Kragujevac - dove le condizioni meteorologiche erano nettamente più favorevoli - perché "gli ospedali della capitale sono i migliori".
Dai rapporti di cui sopra si rileva inoltre che è stata violata la procedura di assegnazione della missione. Il ministro della Difesa Bratisalv Gasić ha chiamato direttamente il comandante della 204sma brigata aerea, generale Predrag Bandić, e ha richiesto l’impiego dell’elicottero, senza aver ottenuto il via libera dal capo di Stato maggiore generale Ljubiša Diković e dal comandante dell’Aviazione, generale Ranko Živak.
È stato lo stesso Bandić a far notare che la procedura non era stata rispettata e che le condizioni atmosferiche erano “al limite”. Ciononostante ha ordinato all’equipaggio di alzarsi in volo.
Ora, stando a quanto riportano varie fonti, si sarebbe aperto un conflitto tra il generale Bandić e i piloti militari da un lato e il generale Diković dall’altro. Il premier Aleksandar Vučić lo scorso 12 aprile in visita all’aeroporto militare di Batajnica, nei pressi di Belgrado, ha però smentito che nell’esercito vi siano conflitti di sorta, ma questo non è bastato a sedare la polemica.
Manipolazioni mediatiche
Sul governo pesano in particolare le accuse di aver ordinato al pilota di atterrare all’aeroporto Nikola Tesla per far sì che le telecamere tv potessero filmare il ministro Gasić e il suo collega, il ministro della Salute Zlatibor Lončar, mentre partecipavano di persona al salvataggio del bambino.
Non esistono tuttavia prove tangibili e convincenti a supporto di queste affermazioni. Ma in tutta questa vicenda porsi questioni di questo tipo è marginale. Ciò che è invece rilevante sono gli evidenti “buchi” emersi nel funzionamento di importanti istituzioni e l’insistenza del governo nell’occuparsi della vicenda più per limitare potenziali danni politici che per dedicarsi alle necessarie riforme del sistema.
“Il dilettantismo uccide” è il titolo del testo dedicato alla vicenda pubblicato dal settimanale NIN. Per come stanno le cose adesso, questo titolo può essere assunto a sintetica definizione della sostanza del problema. Su una questione molto seria, come quella di far decollare un velivolo in condizioni atmosferiche rischiose, si è deciso in base ad obiettivi di propaganda politica, senza preparazione di base, senza un'adeguata analisi, senza una stima valida dei potenziali rischi, senza considerare possibili alternative per portare a termine il compito specifico, ossia salvare la vita del bambino malato.
Un problema analogo di procedure si era verificato durante il Gay pride dello scorso anno, quando il fratello del premier Andrej Vučić e la sua scorta, composta da membri della polizia militare, si sono scontrati con la gendarmeria che svolgeva il servizio di sicurezza. L’ombudsman Saša Janković ha chiesto di poter verificare se i servizi militari si erano resi colpevoli di abuso di potere. All’inizio non gli fu consentito. Poi, dopo qualche mese, dopo una forte pressione dell’opinione pubblica, il ministero della Difesa ha ceduto. Questo caso ancora non è stato risolto, l’ombudsman non ha ancora presentato gli esiti della sua indagine.
Anche nel caso dello scontro tra Andrej Vučić e la sua scorta con la gendarmeria - durante il quale Vučić venne picchiato duramente - gli ambienti di governo e i media da essi controllati applicarono gli stessi metodi che oggi impiegano per cercare di difendere il blocco della maggioranza dalle accuse relative all’incidente dell’elicottero. L’ombudsman è stato persino accusato di collaborazione coi servizi segreti esteri, e il suo tentativo di svolgere il compito di controllo previsto dalla Costituzione e dalla legge è stato definito - anche nel suo caso - come un tentativo di danneggiare l’immagine dell’esercito.
In Serbia il premier Aleksandar Vučić e il suo Partito progressista serbo (SNS) sono ai vertici di gradimento nei sondaggi, controllano di fatto tutti i segmenti del potere e hanno un’enorme influenza sui media: non c'è quindi da attendersi che l’incidente dell’elicottero e la morte di sette persone intacchino direttamente la loro posizione. Tuttavia la crisi aperta da questa disgrazia durerà a lungo. L’incidente, il non aver rispettato le procedure e il mancato rispetto delle norme, sono un vero e proprio paradigma del collasso delle istituzioni serbe, esercito compreso.
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