Il dottor Miomir Korać (foto D. Janjić)

Il dottor Miomir Korać (foto D. Janjić)

Un sito archeologico di fama internazionale e un archeologo denominato l'“Indiana Jones serbo”. Non è fiction, è la storia di Viminacium, la capitale della regione romana dell’antica Donja Mezija, non lontano da Požarevac

23/09/2016 -  Dragan Janjić Belgrado

Il dottor Miomir Korać, direttore dell’Istituto archeologico SANU e direttore del progetto Viminacium , è convinto che fra 60 o 70 anni Viminacium sarà una delle località archeologiche più importanti del mondo. Questo archeologo entusiasta, che i media serbi descrivono come l'“Indiana Jones serbo”, è ancora più ottimista dopo l’ultima scoperta, in una delle antiche tombe in questa città, di due lastre d’oro e una d’argento riportanti misteriose scritte.

Su una delle lastre sono scritti in alfabeto greco i nomi di dei e demoni, ricorrenti in Assiria e Babilonia fino all’Egitto. È insolito che il testo sia scritto in verticale e non in orizzontale, curiosità che gli studiosi finora non hanno saputo spiegare. Vengono nominate in tutto 16 divinità, demoni o spiriti, fra i quali Ptah, Thobarabau, ma anche Jahve. Particolarmente mistico è il nome Sesengenfaranges. Gli esperti credono che si tratti di un personaggio storico e non di un demone e che si tratti del mago Sesen, il figlio di Faranges.

“Il mistero è come mai tutti quei nomi in una tomba di Viminacium. Crediamo che siano stati scritti con lo scopo di proteggere il defunto da tutti i demoni conosciuti, e chi li ha scritti, cioè la famiglia della persona che è sepolta nella tomba, ovviamente conosceva bene la mitologia delle più importanti civiltà di allora”, dice Korać.

Altre due lastre (una d’oro e una d’argento), trovate nella tomba dove è stata sepolta una donna di età compresa fra 25 e 35 anni, sono scritte esclusivamente con simboli. “Difficilmente questi simboli saranno mai chiariti, e questa donna accanto alle lastre rimarrà un mistero. Ma credo sia giusto che rimanga tale”, aggiunge Korać sorridendo.

Pagani e cristiani

Scavi al Viminacium (foto D. Janjić)

Scavi al Viminacium (foto D. Janjić)

Korać è convinto che le ultime scoperte hanno un’importanza storica enorme e che aprono la porta a ricerche più dettagliate sulla società romana nei primi secoli della nuova era, quando all’orizzonte compariva la nuova ideologia cristiana e le vecchie religioni e ideologie diventavano sempre più deboli. La scoperta non ha sollecitato soltanto archeologi e scienziati ma anche il grande pubblico: i videoclip sulla scoperta pubblicati sul sito della Reuters in pochi giorni hanno registrato più di 2,5 milioni di accessi.

Nell’antico cimitero dove sono state trovate le lastre d’oro e d’argento sono mescolate tombe pagane e cristiane. Tutto ciò per secoli è rimasto sepolto sotto i campi fertili di questa parte della Serbia, in attesa degli archeologi.

“Se venivano sepolti al cimitero comune, vuol dire che anche in vita vivevano insieme, gli uni accanto agli altri. Questo può essere una scoperta estremamente importante relativa al periodo burrascoso dei primi secoli di quest’era e un grande stimolo per ulteriori ricerche. Viminacium diventerà sempre più importante, non tanto per la buona conservazione delle mura che abbiamo scoperto e che scopriremo, ma per la conoscenza che ci offriranno del sistema romano e del modo di vita di allora”, crede Kovać

Viminacium era la capitale della regione romana dell’antica Donja Mezija. In base alle attuali scoperte si ritiene che aveva circa 40.000 abitanti, il che la faceva la città più grande della regione. Gli Unni la distrussero nel 443 e non fu mai più ricostruita. Di positivo c’è che in questo luogo, dall’invasione degli Unni in poi, non sono state costruite abitazioni, aiutando così gli archeologi nelle ricerche.

“Tutti gli accampamenti legionari oggi si trovano sotto le città odierne. Non c’è Londonium perché è sotto Londra. Mediolanum è sotto Milano, Singidunum è sotto Belgrado. Viminacium è l’unico posto che è rimasto sotto una landa. Negli ultimi tre o quattro decenni abbiamo trovato i resti della città ben conservati e l’intera ‘città dei morti’ dove sono state portate alla luce addirittura 14.000 tombe. Le ricerche continuano e a Viminacium è nascosto un segreto che ancora deve essere rivelato”, dice Korać.

I 18 imperatori romani

Gli archeologi di Viminacium, tra altro, sono in una continua corsa contro il tempo dato che il sito si trova ai margini degli scavi della miniera di carbone di Drmno, da cui dipende completamente il funzionamento della vicina termo-centrale di Kostolac. “Prima scaviamo noi, poi arrivano gli escavatori che scavano il carbone. La miniera rispetta questa regola, ed è molto importante il fatto che siamo riusciti a mettere sotto tutela 350 ettari della città romana e dell’accampamento dei legionari”, dice Korać.

La città aveva un anfiteatro, un acquedotto, le saune e altri servizi che possedevano le città romane di quei tempi. Durante i secoli delle distruzioni degli Unni, le macerie sono state abbandonate al volere della natura, ma anche della popolazione locale che le ha usate come materiale edilizio. Già lo scrittore di viaggi austroungarico ed etnologo Feliks Kanic nel 19° secolo annotava di aver visto, sulla strada che dai resti di Viminacium porta fino alla vicina città di Požarevac, centinaia di carri di buoi colmi di mattoni che venivano portati al mercato locale per essere venduti.

Korać e la sua squadra si occupano delle ricerche al Viminacium da più di tre decenni. L’archeologo poi, dal 2000, guida il progetto “Viminacium”, che è stato dichiarato il parco archeologico. La stampa serba lo descrive come il fortunato che ha la fama di trovare sempre qualcosa di sensazionale ovunque metta la vanga. In una delle tombe Korać e la sua squadra hanno trovato la più vecchia rappresentazione del monogramma di Cristo, risalente al secondo decennio del quarto secolo.

Viminacium oggi compare sulla lista preliminare dell’UNESCO, e Korać è convinto che diventerà un luogo in cui verranno i più importanti ricercatori mondiali e, naturalmente, che riceverà un adeguato sostegno finanziario locale e mondiale. Il sito viene considerato molto importante, in particolare per poter capire lo stile di vita e i rapporti nelle società dell’Impero romano. "Del resto - conclude Korać - su territorio serbo sono nati ben 18 imperatori romani".


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