È crisi politica in Serbia. Il premier Dačić e il suo partito, l'SPS, subiscono i colpi degli scandali che li vedono coinvolti. Il vicepremier Vučić, SNS, diviene invece sempre più potente. E' già stato annunciato un rimpasto di governo. Vi sarà cambio al vertice?
Quando Aleksandar Vučić, il leader del Partito progressista serbo (SNS), partito di maggioranza al governo, arriva alla sede del parlamento serbo per rivolgersi ai deputati è tutto un fermento. I deputati della maggioranza, guidati da quelli dell’SNS, escono nei corridoi e si mettono in fila per salutarlo. Un trattamento che in parlamento mai hanno avuto, e nemmeno oggi hanno, né il presidente della Serbia né il premier. Vučić non è né premier né presidente, ma ricopre la carica di primo vicepremier, ministro della Difesa e, quel che è ancora più importante dal punto di vista del potere, è il coordinatore dei servizi di sicurezza serbi.
Questo dettaglio della vita parlamentare serba mostra, in modo figurato, che la cornice istituzionale in cui Vučić si muove sta diventando troppo stretta per il potere effettivo e l’influenza di cui dispone. Per questo motivo nell’ottica di un rimpasto di governo già informalmente annunciato, si nomina spesso la possibilità di sostituire il premier. I funzionari dell’SNS con sempre maggiore frequenza e decisione chiedono sia Vučić ad occupare quella poltrona. Così facendo l’SNS, che ha già la presidenza della Serbia, completerebbe anche formalmente il pieno controllo delle più alte cariche dello stato.
In arrivo il rimpasto di governo
Per ora sembra si tratti di sondare il terreno. Lo stesso Vučić il weekend scorso ha precisato che il rimpasto ci sarà, ma che lui non ha intenzione di essere il premier del nuovo governo. Il rimpasto potrebbe avvenire dopo la fine dei negoziati sul Kosovo, quindi nell’arco dei prossimi mesi. La dichiarazione di Vučić è arrivata dopo che il Partito socialista della Serbia (SPS), il cui leader Ivica Dačić è il premier in carica, ha tenuto più volte a ribadire che con la sostituzione del premier tutto il potere sarebbe concentrato nelle mani di un solo partito, l’SNS.
L’insoddisfazione dell’SPS non è necessariamente un ostacolo per un eventuale rimpasto di governo e la sostituzione del premier. Sull’SPS e su Dačić in persona pesano infatti gravi scandali di corruzione e in Serbia, probabilmente a ragione, si crede che Vučić abbia una montagna di prove contro il premier e alcuni suoi funzionari di partito che può tirar fuori in qualsiasi momento. Vučić, dunque, non temporeggerebbe a causa delle rimostranze dell’SPS ma ritiene più opportuno, in questo momento, non esporsi troppo. Appena deciderà di occupare la poltrona del premier, sarà lui stesso a chiedere le elezioni anticipate, contando a ragione sulla vittoria dell’SNS.
Se Aleksandar Vučić diventasse premier
È indicativo che le voci a favore di Vučić premier si siano diffuse dopo che è emersa una certa resistenza, all’interno del SNS, alla sostituzione di alcuni ministri. Quindi potrebbero essere frutto del desiderio di Vučić stesso di frenare le ambizioni di alcuni funzionari e di alcune correnti interne al partito. Se Vučić dovesse diventare premier potrebbe avere, anche ufficialmente, una significativa influenza nella scelta di ministri e funzionari delle istituzioni statali e sarebbe meno soggetto alla volontà del suo stesso SNS. Il ruolo di premier gli darebbe più ampi poteri e gli permetterebbe di influire in modo migliore ed efficace sul lavoro delle istituzioni, ma anche di controllare meglio il lavoro dei funzionari dell’SNS che agiscono spesso contro la sua volontà.
L'ipotesi di Vučić premier potrebbe essere anche interpretata come ennesima prova d’insuccesso della coalizione di governo nel riformare e rafforzare il potere delle istituzioni serbe. C’è l’impressione che su questo non abbiano lavorato granché e che più o meno spontaneamente si sia scelta la strada più facile: quella di dare risalto al leader attraverso una forte campagna mediatica. A questo ha contribuito anche il fatto che Vučić, sfruttando la carica di coordinatore dei servizi di sicurezza, è riuscito ad avviare indagini sui grossi scandali di corruzione e questo lo ha reso particolarmente gradito all’opinione pubblica.
Le correnti interne all’SNS
Anche i rapporti all’interno dello stesso SNS sono strettamente legati ai giochi attorno alla poltrona del premier. In via informale esistono due correnti, una vicina a Vučić, e l’altra vicina al fondatore del partito e attuale presidente della Serbia Tomislav Nikolić. Il figlio di Nikolić, Radomir Nikolić presidente del Comitato esecutivo dell’SNS, ufficialmente controlla la cassa del partito e grazie a questo incarico ha una grande influenza sui funzionari del partito. Vučić è sì il più popolare, sia fra gli elettori che fra i membri dell’SNS, ma è lontano dal poter controllare interamente il partito di cui è presidente.
In varie occasioni nelle scorse settimane sono emersi i limiti dell’influenza di Vučić sui funzionari del partito. Per esempio, dopo il grave scandalo delle aflatossine nel latte che il governo ha cercato di risolvere aumentando il tasso ammissibile di questa sostanza cancerogena, Vučić aveva dichiarato che la decisione sarebbe stata rivista, lasciando aperta la possibilità di sostituire il ministro dell’Agricoltura Goran Knežević. Ma Knežević è rimasto fermo sulle proprie posizioni, e cioè che in Serbia vi possano essere 0,5 milligrammi invece dei 0,05 milligrammi/kg della normativa europea di aflatossine nel latte, e sulla sua sostituzione non si è detto più nulla.
Tempo fa, sempre nell’ottica di un possibile rimpasto di governo, veniva nominata anche la sostituzione del ministro della Cultura Bratislav Petković. Ma anche questa sembra finita nel dimenticatoio e la moglie del presidente Nikolić, Dragica Nikolić, ha iniziato ad apparire sempre più spesso in pubblico con Petković, sottolineando l’importanza delle attività messe in campo dal suo ministero. Sono persino circolate voci ora che negano la possibilità di una sua sostituzione.
Lo sviluppo di questi scontri silenziosi all’interno dell’SNS, almeno per come stanno le cose adesso, non dovrebbero avere conseguenze di sorta. A Vučić serve il partito per vincere alle prossime elezioni, che potrebbero tenersi in autunno, e le correnti che gravitano intorno al gabinetto di Nikolić sono consapevoli che senza Vučić l’SNS non può avere l’influenza che ha adesso. Per cui è realistico immaginare che entrambe le parti cercheranno un compromesso, tenendo presente che il compromesso comunque avvantaggerà il sempre più potente Aleksandar Vučić.
Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l'Europa all'Europa.
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