Nell'ambito dell'inchiesta “FinCEN Files”, condotta dal Consorzio internazionale di giornalisti investigativi (ICIJ), sono emersi flussi sospetti di denaro indirizzato a società offshore. I giornalisti del portale KRIK hanno indagato sulle transazioni di alcune aziende serbe
(Originariamente pubblicato dal portale di giornalismo investigativo KRIK , il 21 settembre 2020)
Nel villaggio di Gajdobra, nei pressi di Bačka Palanka, nel nord-ovest della Serbia, si trova un calzificio che il governo serbo considera un buon esempio di un investimento dall’estero di cui la Serbia ha bisogno.
A partire dal 2011, anno in cui è stata aperta, la fabbrica Real Knitting ha ricevuto quasi 2 milioni di euro dal governo serbo, oltre alla possibilità di usufruire di 1,4 ettari di terreni di proprietà statale. Sul sito di Real Knitting si legge che si tratta di “un’azienda di successo con un know-how italiano e un vero spirito imprenditoriale”.
Tuttavia, non tutto è come sembra.
Alcuni lavoratori impiegati nella fabbrica Real Knitting che hanno parlato con i giornalisti di KRIK si sono lamentati delle difficili condizioni di lavoro e delle pressioni a cui sono sottoposti da parte dei loro superiori. Un’operaia è stata licenziata dopo aver preso parte a uno sciopero scoppiato nella fabbrica.
A suscitare ulteriori perplessità sono l’opacità della struttura proprietaria dell’azienda e la dubbia provenienza del denaro investito in Serbia.
Nonostante venga presentata dai media serbi come un’azienda italo-russa, la fabbrica Real Knitting è di proprietà della società offshore Alpha Retail Group registrata a Hong Kong, dietro alla quale si cela un uomo d’affari armeno. Negli ultimi anni la società Alpha Retail Group ha trasferito in Serbia cospicue somme di denaro, per poi farsele rimandare sul suo conto presso una banca di Singapore. Una di queste transazioni, che riguarda circa 1,2 milioni di euro versati alla fabbrica di Gajdobra, è stata segnalata dalla banca BNI Mellon con sede a New York come operazione di sospetto riciclaggio ed è stata denunciata al Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti.
Queste informazioni sono venute a galla durante l’inchiesta giornalistica “FinCEN Files” condotta dal Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (ICIJ), da Buzzfeed News e dal consorzio di giornalismo investigativo OCCRP, a cui ha partecipato anche KRIK. I giornalisti hanno analizzato, per diversi mesi, una mole di documenti riservati di alcune banche internazionali e KRIK ha indagato su transazioni che vedono coinvolti alcuni uomini d’affari e aziende serbe.
Transazioni sospette e società di comodo
In un rapporto redatto dall’agenzia del Dipartimento del Tesoro statunitense per la lotta ai crimini finanziari (FinCEN) sono state citate 723 transazioni sospette, per un importo complessivo di 56,5 milioni di dollari, effettuate da dodici aziende, tra cui anche Alpha Retail Group, nel periodo compreso tra dicembre 2012 e marzo 2013.
La maggior parte di queste transazioni è passata attraverso la banca lettone JSC Norvik, che nel 2017 è stata sanzionata dalla Commissione per i mercati finanziari e dei capitali della Lettonia (FCMC) con una multa di circa 1,3 milioni di euro per carenze nei controlli interni.
La banca BNI Mellon di New York ha segnalato queste transazioni alla FinCEN come operazioni di sospetto riciclaggio perché – come si legge nel rapporto – i versamenti sono stati effettuati da società di comodo, la provenienza del denaro non è stata documentata e i trasferimenti di denaro hanno visto coinvolti alcuni paesi considerati ad alto rischio di riciclaggio.
Nel rapporto FinCEN si sottolinea inoltre che dall’analisi delle transazioni è emerso il fenomeno del cosiddetto nesting (annidamento), cioè la tendenza ad usare più conti correnti per disperdere le tracce del denaro.
Una di queste operazioni sospette è stata effettuata dall’azienda Alpha Retail Group che all’inizio del 2013 ha versato circa 1,2 milioni di euro sul conto corrente della fabbrica Real Knitting presso l’allora Piraeus Bank Beograd (oggi Direktna Banka).
Analizzando la documentazione aziendale di Alpha Retail Group, i giornalisti di KRIK hanno scoperto altre transazioni simili che non compaiono nel rapporto FinCEN.
Nel periodo compreso tra giugno 2011 e aprile 2015, Alpha Retail Group ha versato 7,5 milioni di dollari e quasi 18 milioni di euro sul conto corrente della fabbrica Real Knitting. Dai libri contabili è emerso però che questi soldi non sono rimasti in Serbia, ma sono stati trasferiti sul conto di Alpha Retail Group presso una banca di Singapore.
Sembra che le attività della fabbrica Real Knitting di Gajdobra abbiano attirato l’attenzione, oltre che delle autorità statunitensi, anche delle autorità serbe.
Alla domanda dei giornalisti di KRIK se sia stata aperta un’inchiesta sull’azienda Real Knitting, dalla Direzione per la prevenzione del riciclaggio di denaro hanno risposto di non poter fornire informazioni in merito perché se lo facessero potrebbero mettere a repentaglio “le indagini su un reato”, aggiungendo però che ci avrebbero informati su eventuali “progressi nel caso in questione”.
Gli esperti che hanno analizzato la documentazione insieme ai giornalisti di KRIK affermano che si tratta di transazioni insolite. Particolarmente problematico è il fatto che le operazioni erano partite da Hong Kong, uno dei principali centri finanziari offshore al mondo.
“Non è possibile accertare la provenienza del denaro trasferito [in Serbia] dall’azienda di Hong Kong”, spiega il revisore indipendente Ljubiša Stanojević.
L’azienda Alpha Retail Group è stata fondata da un cittadino russo, Aleksandr Viktorovich Efimenko, ma nel corso degli anni ha cambiato più volte proprietario. Nel 2017 l’azienda è passata nelle mani di un uomo d’affari armeno, Koryun Chilingaryan, con residenza in Lituania.
Prima di diventare proprietario di Alpha Retail Group, Chilingaryan gestiva due aziende tessili in Lituania che sono state sanzionate per condotte illecite, una per evasione fiscale e l’altra per impiego irregolare di lavoratori.
Due anni fa l’Ispettorato del lavoro serbo ha chiesto l’apertura di un’inchiesta contro i dirigenti della fabbrica Real Knitting perché non hanno consentito ai lavoratori di riposare durante il fine settimana, né hanno fornito loro i necessari dispositivi di protezione individuale.
Tuttavia, questi sono solo alcuni dei problemi con cui si confrontano i lavoratori della fabbrica di Gajdobra.
Mobbing e svenimenti
Una giornalista di KRIK ha visitato Gajdobra, un villaggio tranquillo e trascurato, situato nel nord-ovest della Serbia.
Dal rendiconto finanziario dell’azienda Real Knitting risulta che la fabbrica di Gajdobra impiega più di 600 persone, molte delle quali vivono nei villaggi e città circostanti e si spostano ogni giorno per raggiungere la fabbrica.
Sei dipendenti ed ex dipendenti della fabbrica che hanno parlato con la giornalista di KRIK hanno affermato che le condizioni nella fabbrica sono pessime e che i lavoratori subiscono vessazioni da parte dei superiori, ma hanno paura di parlarne pubblicamente.
L’unica ad aver avuto il coraggio di parlarne apertamente è stata un’ex lavoratrice della fabbrica, Tamara Čambor, che è stata licenziata per aver partecipato a uno sciopero. Tamara si è incontrata con la giornalista di KRIK in un bar a Bačka Palanka, città in cui vive.
Tamara ha lavorato nella fabbrica Real Knitting per più di quattro anni come addetta alla macchina da cucire, percependo un salario vicino a quello minimo stabilito dalla legge, ma questo non era il problema principale.
I capi costringevano gli operai a lavorare talmente tanto che questi ultimi non potevano nemmeno andare in bagno, tranne che durante una pausa di mezz’ora.
“La mia superiore mi guardava e diceva: ‘Perché vai in bagno?’”, ha raccontato Tamara.
Stando alle sue parole, durante l’estate nella fabbrica faceva talmente caldo che gli operai spesso svenivano.
“L’ambulanza è venuta tre volte perché una donna sveniva in continuazione. Poi quelli dell’ambulanza hanno detto che se dovessero essere costretti a venire ancora una volta avrebbero mandato gli ispettori alla fabbrica. Dopo questo episodio i superiori ci hanno impedito di chiamare l’ambulanza, e quando un lavoratore si sentiva male veniva portato a casa da un’autista, dal custode o da chiunque avesse un’auto”, ha raccontato Tamara, accendendo una sigaretta dopo l’altra.
Durante l’inverno, invece, all’interno della fabbrica faceva talmente freddo che gli operai lavoravano con la giacca addosso, e un’operaia si portava da casa persino una coperta. Ed è per questo che nell’inverno del 2015 alcuni dipendenti della fabbrica hanno organizzato uno sciopero e Tamara è stata tra i lavoratori che hanno partecipato ai negoziati con il direttore.
“Quel giorno ci siamo fermati, proprio perché faceva molto freddo”, ha affermato Tamara.
Stando alle sue parole, quello sciopero, oltre al fatto di essere stata più volte assente dal lavoro per malattia, è il principale motivo per cui è stata licenziata.
“In realtà, se non fossi stata licenziata, probabilmente mi sarei licenziata da sola, perché la situazione era tremenda”.
Nonostante tutto questo, il governo serbo ha continuato a concedere aiuti finanziari alla fabbrica Real Knitting.
I soldi dei cittadini regalati agli investitori stranieri
Dalla sua inaugurazione nel 2011, la fabbrica Real Knitting ha ricevuto quasi 2 milioni di euro di sovvenzioni provenienti dalle casse statali, cioè dalle tasche dei cittadini.
Dai documenti analizzati dai giornalisti di KRIK emerge che Real Knitting ha ricevuto aiuti da due governi serbi.
Nel 2011, l’Agenzia per gli investimenti esteri e per la promozione dell’export (SIEPA) ha concesso a Real Knitting una sovvenzione di 825mila euro. L’accordo di sovvenzione è stato sottoscritto dal fondatore dell’azienda Alpha Retail Group, Aleksandr Viktorovich Efimenko, e dall’allora ministro dell’Economia e dello Sviluppo Regionale serbo Nebojša Ćirić del partito G17+, all’epoca membro della coalizione di governo guidata dal Partito democratico (DS).
Due anni dopo, nel 2013, SIEPA ha erogato all’azienda Real Knitting altri 275mila euro. All’epoca il governo era guidato dal Partito progressista serbo (SNS) e il nuovo contratto di sovvenzione è stato sottoscritto da Mlađan Dinkić, l’allora ministro delle Finanze e dell’Economia e leader del G17+.
Nel 2014 la fabbrica Real Knitting ha ottenuto dalla Direzione per le proprietà un terreno di proprietà statale di oltre 1,4 ettari, situato a Gajdobra, il cui valore è stimato in circa 12mila euro.
Ma non finisce qui. L’azienda Real Knitting ha ricevuto un altro finanziamento dallo stato per un importo complessivo di 750mila euro, erogato in due tranche, tra il 2017 e il 2018. Anche questa volta il contributo è stato concesso dall’agenzia SIEPA, che nel frattempo ha cambiato nome, diventando Agenzia per lo sviluppo della Serbia (RAS). Il contratto di finanziamento è stato firmato dall’allora ministro dell’Economia Željko Sertić del Partito progressista serbo.
“È impossibile che in quel periodo sia stata aperta un’indagine e che l’azienda fosse sotto osservazione. È impossibile, perché altrimenti non avrebbe nemmeno avuto la possibilità di ricevere contributi dalla Repubblica di Serbia”, ha commentato Željko Sertić interpellato dai giornalisti di KRIK.
Mlađan Dinkić ha invece affermato: “Non mi ricordo affatto di questa azienda”, mentre Nebojša Ćirić ha dichiarato che il suo lavoro da ministro non era quello di accertare la provenienza del denaro investito in Serbia.
“Il mio lavoro non era di accertare se stessero riciclando denaro. Il mio lavoro era di firmare e verificare se la procedura fosse stata rispettata”, ha sottolineato Ćirić.
Nel corso degli anni, varie agenzie governative hanno pubblicizzato l’azienda Real Knitting.
Così sulla prima pagina di un volume dedicato all’industria tessile in Serbia, pubblicato nel 2016 dall’Agenzia per lo sviluppo, è stato riportato un commento del direttore dell’azienda Real Knitting che parlava della sua esperienza positiva in Serbia.
L’Agenzia serba del Registro delle imprese ha definito Real Knitting come una delle aziende più profittevoli nel 2017. I documenti aziendali dimostrano infatti che nel 2017 la fabbrica Real Knitting ha registrato un fatturato di quasi 4 volte superiore rispetto a quello dell’anno precedente. L’azienda Real Knitting esporta oltre il 90% della propria produzione, perlopiù in Russia.
Secondo l’analista politico Cvijetin Milivojević, quello dell’azienda Real Knitting non è un caso isolato.
“La Serbia è uno di quei paesi in transizione che non si chiedono da dove provenga il denaro se qualcuno è disposto a investirlo”, afferma Milivojević aggiungendo: “Da noi si è creato un clima – lo ha creato lo stato – in cui un investitore straniero è considerato Dio”.
All’inchiesta ha contribuito Sarunas Cerniauskas (OCCRP, Lituania)
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