Serbia, l’economia lumaca dei Balcani

10 gennaio 2019

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Dopo la Croazia e la Grecia, la Serbia è, considerando gli ultimi dieci anni, il paese con la crescita economica più lenta di tutti i Balcani. A dirlo è Vladimir Gligorov, professore presso l’Istituto di studi economici internazionali di Vienna.

In una recente intervista per l’agenzia serba Beta , l’economista afferma che la posizione della Serbia “è in parte dovuta alle correzioni del tasso di cambio e dei redditi reali dopo il 2008, e poi legata al consolidamento fiscale, effettuato dopo il 2015”.

Gligorov ritiene che il maggior errore nel processo del consolidamento fiscale sia stata la diminuzione di salari e pensioni, che ha incoraggiato l'emigrazione, così come la conferma di sussidi alle aziende statali e agli investitori.

“Al posto di questo – prosegue il professore di economia – si sarebbero dovute adottare delle riforme del settore pubblico e delle istituzioni economiche e garantire lo stato di diritto”, aggiungendo che quest’ultimo per gli “investitori ambiziosi” è molto più importante delle sovvenzioni.

Riguardo la finanziaria del 2019, Gligorov fa notare che “non è certo che lo stato possa spendere di più, per esempio, nella costruzione di infrastrutture, perché finora ha ritardato la realizzazione di quasi tutti i progetti, per non parlare della loro qualità”.

Critico anche nei confronti delle spese militari. “Potrebbero acquistare materiale didattico per la scuola o per altri scopi pubblici, ma a quanto pare si crede che comprare armi sia più gradito all’opinione pubblica”, conclude Gligorov.