Si sa ancora poco o nulla su impatto e responsabilità della fuoriuscita di 20 tonnellate di ammoniaca da un serbatoio su un treno merci nel sud-est della Serbia, incidente che ha causato anche due vittime. In Serbia resta difficile per i cittadini ottenere informazioni su questi disastri ambientali
A metà gennaio è stato revocato lo stato di emergenza sul territorio di Pirot, nel sud est della Serbia, introdotto il 25 dicembre 2022 a causa della fuoriuscita di ammoniaca da un treno merci deragliato. Oltre alla dispersione dell’ammoniaca, altamente dannosa per la salute umana, il deragliamento del treno ha prodotto un denso fumo, causando nove incidenti stradali. Secondo quanto riportato dai media, le vittime sono due: il conducente di un camion, di nazionalità turca, morto dopo essere finito fuoristrada a causa dell’inalazione di fumi tossici, e un uomo morto in ospedale per asfissia.
Al momento della stesura di questo articolo non si sa ancora se la procura abbia avviato un’inchiesta sul disastro ferroviario di Pirot. Ad oggi l’unico ad essere stato posto in stato di fermo è un giornalista locale che ha cercato di filmare con un drone il luogo in cui è avvenuto uno degli incidenti stradali causati dal fumo.
Commentando la decisione di revocare lo stato di emergenza, Vladan Vasić, sindaco di Pirot, ha spiegato che i binari sono stati ripuliti e che il traffico ferroviario è stato ripristinato, con l’introduzione di alcune misure straordinarie per i treni merci: la riduzione del limite di velocità a 20 km/h, la riduzione della portata a 1200 tonnellate e il divieto di trasporto di ammoniaca.
Venti tonnellate di veleno
Nonostante il deragliamento del treno sia avvenuto fuori dal centro abitato di Pirot, ben presto i cittadini hanno avvertito l’odore di ammoniaca. Il giorno dopo l’incidente i media hanno riportato che 56 persone hanno chiesto assistenza medica. Di queste 38 hanno presentato sintomi associati all’asfissia, 3 hanno riportato lesioni causate da incidente stradale e 15 sono finite in pronto soccorso.
L’ammoniaca viene trasportata allo stato liquido in serbatoi a pressione, e una volta rilasciata nell’atmosfera passa allo stato gassoso. L’esposizione ad alte concentrazioni nell’aria può provocare bruciore e gonfiore delle vie aeree, danni ai polmoni e morte. A contatto con l’acqua l’ammoniaca forma l’idrossido di ammonio, una sostanza che può provocare gravi ustioni.
Il treno merci deragliato, che il giorno dell’incidente trasportava circa 900 tonnellate di ammoniaca divise in 20 carri cisterna, ogni giorno viaggiava sulla linea Niš - Dimitrovgrad. Sul tratto ferroviario, ormai da tempo in pessime condizioni, in cui è avvenuto l’incidente i treni merci erano obbligati a ridurre la velocità a 30 km/h.
L’azienda Eliksir, proprietaria del carico trasportato dal treno uscito dalle rotaie, ha spiegato che l’ammoniaca arrivava dalla Bulgaria. Stando alle stime di questa azienda, che produce acidi fosforici e fertilizzanti minerali complessi, il giorno dell’incidente da uno dei carri deragliati sono fuoriuscite circa venti tonnellate di ammoniaca.
Si è poi deciso di lasciare aperti i carri cisterna deragliati, facendo fuoriuscire tutto il resto dell’ammoniaca. Il sindaco di Pirot ha spiegato che, secondo gli esperti, quello era il modo più sicuro per fronteggiare l’incidente ambientale.
Nei primi giorni dopo il deragliamento del treno la popolazione dell’area di Pirot è stata invitata a non utilizzare l’acqua dai pozzi. Si è ipotizzato anche che l’ammoniaca sia finita nel fiume Nišava. Ben presto però è stata diffusa la notizia secondo cui non ci sarebbe stato alcun impatto ambientale di grandi dimensioni.
Le domande rimaste senza risposta
Constatando che gli incidenti come quello di Pirot di tanto in tanto accadono, la premier Ana Brnabić ha sottolineato che le autorità hanno reagito prontamente e che il rischio di ulteriori disastri di questo tipo verrà ridotto con nuovi investimenti nelle grandi opere infrastrutturali.
Il giorno dopo il deragliamento del treno merci, Goran Vesić, ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, ha dichiarato di non avere bisogno di alcuna inchiesta per capire che la causa dell’incidente è legata alle cattive condizioni dell’infrastruttura ferroviaria. Il ministro ha poi spiegato che, sulla base di un accordo stipulato nel 2018, nel marzo 2022 è stata indetta una gara d’appalto per la ricostruzione del tratto ferroviario Niš-Dimitrovgrad e che i lavori dovrebbero iniziare quest’anno. Il costo del progetto, secondo il ministro, è stimato in 270 milioni di euro.
Non sono passate inosservate le esternazioni della ministra dell’Ambiente Irena Vujović. Rispondendo alle domande dei giornalisti sui dettagli della vicenda, Vujović ha assunto un atteggiamento arrogante, replicando con affermazioni del tipo: “Perché io dovrei saperlo?, “Spetta forse a me effettuare quelle misurazioni?”.
Molte domande sono rimaste senza risposta. Il trasporto della merce pericolosa si è svolto in modo conforme alla legge? È stata assicurata un’adeguata protezione delle cisterne in modo da poter sopportare varie pressioni esterne? Chi è responsabile dell’incidente? Perché i carri cisterna si sono ribaltati uscendo dai binari? Quanta ammoniaca è finita nel suolo e nell’acqua? Cosa è emerso dagli accertamenti delle cause di morte dei due uomini deceduti a seguito dell’incidente?
Il trasporto di sostanze pericolose nel pieno centro di Belgrado
In Serbia ormai nessuno solleva la questione dell’infrastruttura ferroviaria. A tutti è chiaro che le ferrovie sono in condizioni catastrofiche. Nell’ultimo anno, proprio sul tratto Niš-Dimitrovgrad, sono avvenuti almeno tre incidenti ferroviari , portando al deragliamento dei vagoni contenenti sostanze pericolose. Qualche giorno dopo l’incidente di Pirot, sul tratto Zaječar-Knjaževac è uscito dalle rotaie un carro contenente acido fosforico. Per fortuna la cisterna è rimasta integra e non c’è stata alcuna fuoriuscita. Anche in questo caso, la proprietaria della merce trasportata era l’azienda Eliksir di Šabac. L'ultimo incidente è avvenuto lo scorso 24 gennaio nei pressi di Subotica, nel nord della Serbia, dove tre vagoni cisterna pieni di propano sono deragliati. Secondo quanto riportato dai media, non c’è stata alcuna perdita di gas dalle cisterne e l’incidente non ha comportato alcun pericolo per la salute delle persone.
Uno degli argomenti tabù per la leadership serba è il cosiddetto Tunnel di Vračar, un tunnel ferroviario lungo 3,5 chilometri che passa sotto il centro storico di Belgrado e ogni notte viene attraversato da treni merci pieni di ammoniaca, gas di petrolio liquefatto, vari acidi (solforico, acetico, nitrico) e derivati del petrolio, quindi pieni di sostanze infiammabili. I treni che trasportano sostanze pericolose e infiammabili attraversano il tunnel di Vračar solo di notte. Tuttavia, come emerso da un'inchiesta condotta dal portale indipendente BIRN, l’Ufficio per le situazioni di emergenza presso il ministero dell’Interno non ha mai rilasciato alcuna autorizzazione che permetta qualsiasi tipo di trasporto ferroviario, quindi sia di passeggeri sia di merci, attraverso il tunnel di Vračar. Per di più, i documenti di cui BIRN è venuto in possesso dimostrano che, nel caso in cui nel tunnel dovesse verificarsi una perdita di sostanze pericolose, le squadre antincendio e di primo soccorso non sarebbero in grado di intervenire.
Un sopralluogo ispettivo e una valutazione dei rischi hanno dimostrato che nel tunnel di Vračar “il rischio di incendio è assai elevato” e che “le condizioni per un’eventuale evacuazione di un treno fermo per guasto sono sfavorevoli”. L’ingegnere Dragutin Ignjatović, direttore dell’Istituto dei trasporti CIP, ha dichiarato a BIRN che, qualora nel tunnel di Vračar dovesse verificarsi un’esplosione “metà Belgrado salterebbe in aria”.
Le autorità non hanno saputo dare una risposta soddisfacente nemmeno ad un avvertimento come quello lanciato dall’ingegnere Ignjatović. L’azienda pubblica responsabile della gestione dell’infrastruttura ferroviaria della Serbia ha affermato che le probabilità in una perdita di sostanze pericolose nel tunnel di Vračar sono “estremamente basse” e che in caso di incendio o simili incidenti i treni merci non si fermano all’interno, bensì fuori dal tunnel. Quindi da qualche parte nel centro di una città con più di un milione di abitanti, sempre ammesso che riescano ad uscire dal tunnel.
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!