Šešelj assolto, una sentenza controversa

1 aprile 2016

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I giudici del Tribunale dell’Aja per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia hanno assolto in primo grado il leader del Partito radicale serbo Vojislav Šešelj per tutti i capi d’accusa che gli venivano contestati. Su Vojislav Šešelj pendevano accuse di crimini contro l'umanità, deportazione della popolazione non-serba nei territori della Regione autonoma della Vojvodina, della Bosnia Erzegovina e della Croazia e, inoltre, omicidio, tortura, violazione degli usi e costumi di guerra, distruzione indiscriminata di villaggi e devastazione.

La sentenza letta la mattina del 31 marzo dal giudice Jean-Claude Antonetti ha sorpreso e provocato forti reazioni, come emerge dal commento di Andrea Oskari Rossini andato in onda su Rainews 24 poche ore dopo la lettura della stessa: “Si tratta di una sentenza estremamente controversa. All'interno dello stesso collegio giudicante ci sono state opinioni dissenzienti: in particolare la giudice italiana Flavia Lattanzi che ha espresso un'opinione durissima nei confronti della conclusione della maggioranza della Corte. Per riassumere la sua contrarietà ha usato un brocardo latino 'Silent enim leges inter arma', intendendo che questa sentenza equivale a dire che in guerra la legge non conta nulla”.

“Sotto vari aspetti il processo a Vojislav Šešelj”, ricorda Rossini, “è stato un processo molto difficile, per come è stato condotto e per come i giudici non sono riusciti a contenere l'irruenza e la posizione dell'imputato: difendendosi da solo è riuscito di fatto a vincere tutte le sfide poste ai giudici lungo i tredici anni della durata del processo”.

Andrea Rossini racconta delle reazioni in Croazia e in Bosnia Erzegovina: “E' stata accolta con incredulità e dichiarazioni molto dure, in particolare da parte delle associazioni dei sopravvissuti. Soprattutto dalle associazioni e dai gruppi che rappresentano vittime che abitavano nelle aree in cui si svolsero i crimini di cui Šešelj era accusato, come ad esempio Vukovar in Croazia o Zvornik in Bosnia Erzegovina”.

La sentenza è stata definita una sconfitta della giustizia e ha sollevato dure reazioni anche tra esponenti politici di primo piano nei due paesi, prosegue Andrea Rossini nel suo commento di ieri che si può ascoltare nella versione integrale sul sito di Rainews.