In Vojvodina, regione settentrionale della Serbia, approvato un nuovo statuto. Per la compagine al governo regionale un nuovo passo verso un decentramento di matrice europea, per l'opposizione la prima mossa verso la secessione
Il 14 ottobre scorso, i deputati dell'Assemblea della Vojvodina hanno adottato la proposta per il nuovo Statuto provinciale. A favore si sono schierati gli esponenti della coalizione Per una Vojvodina europea, la Coalizione Ungherese, il Partito Socialista serbo (SPS - Socijalistička partija Srbije) e il Partito liberal-democratico (LDP - Liberalno-demokratska partija), con ben 89 voti, mentre contro hanno votato 21 deputati. Nessuno si è astenuto.
La nuova carta fondamentale della Vojvodina sarà in seguito inoltrata all'Assemblea statale della Serbia per la conferma definitiva. Secondo gli esperti in legge, l'Assemblea serba dovrebbe promulgare anche una lex specialis che determinerebbe molti emendamenti alle leggi già esistenti, stabilendo così un'armonizzazione generale con la Costituzione serba.
I deputati della coalizione al potere hanno espresso la loro fiducia nella completa coerenza tra la nuova proposta e la Costituzione, mentre l'opposizione rappresentata dal Partito radicale serbo (SRS - Srpska radikalna stranka) e della "Coalizione popolare" (DSS - Demokratska stranka Srbije e NS - Nova Srbija) ha dichiarato che il documento in questione è "l'essenza" per "la creazione di uno nuovo stato nello stato" e che esso contiene chiare "intenzioni separatiste".
Dure sono state anche le reazioni di una parte della società civile. Un gruppo di intellettuali, conosciuti per i loro atteggiamenti nazionalisti, hanno inviato una lettera aperta al presidente serbo, al Governo e all'Assemblea statale. Questa lettera, firmata da 64 membri dell'Accademia, professori e impiegati del settore pubblico e di quello culturale, esprime la preoccupazione per il destino della Vojvodina, perché lo Statuto aprirebbe la strada alla possibile secessione della circoscrizione di Subotica. Questa circoscrizione a maggioranza ungherese correrebbe il rischio, secondo il gruppo di intellettuali, di una separazione dallo stato serbo e l'ingresso nell'Ungheria.
Gli autori della lettera ritengono poi preoccupante anche l'intenzione di fondare un Consiglio di comunità nazionali, all'interno dell'Assemblea serba. "Questo è il tentativo di introdurre il sistema bicamerale nella scena politica serba, grazie al quale i rappresentanti delle minoranze etniche avrebbero il diritto di veto nell'Assemblea della Vojvodina", si aggiunge nella lettera.
Secondo la loro opinione "lo Statuto è la conseguenza dell'atteggiamento vetero-comunista di falsificare la storia, con l'unico scopo di distruggere il popolo serbo, creando nuovi stati e nazioni artificiali". In più si pensa che la provincia della Vojvodina, che già possiede un'autonomia regionale, voglia arrogarsi anche le prerogative "della sovranità statale".
Si è quindi accesa una polemica abbastanza vivace. Balint Pastor, alto funzionario dell'Unione degli Ungheresi della Vojvodina e deputato statale, in un'intervista al quotidiano "Dnevnik" spiega che "le supposizioni, contenute nella lettera al presidente serbo, non sono per niente fondate perché il nuovo Statuto concorda assolutamente con la Costituzione".
"Uno stato che vuole avvicinarsi all'Unione Europea, come pretende la Serbia, dovrebbe accettare il modello di decentralizzazione, soprattutto se la Costituzione lo consente ampiamente", ha concluso Pastor.
Una dura reazione è arrivata anche dal presidente del Consiglio esecutivo della Vojvodina, Bojan Pajtić. Il sottosegretario del Partito democratico (DS - Demokratska stranka) ha enunciato che "è inaccettabile la formazione di regioni e circoscrizioni etniche, ma esse non esistono in Vojvodina".
"Io vedo questa lettera come un esempio dell'incomprensione di quello che è stato fatto, e non mi sorprenderebbe se molte persone avessero firmato anche senza leggere la proposta del nuovo Statuto", ha concluso Pajtić.
L'atmosfera politica in Vojvodina si è riscaldata ulteriormente con la creazione di un nuovo partito politico. Il Partito popolare (NP - Narodna partija) di Maja Gojković, ex sindaco di Novi Sad, dovrebbe diventare il nuovo partner nella coalizione DSS-NS. Il portavoce del DSS Andreja Mladenović ha riferito che tutti e tre partiti sono "guidati della stessa idea di difendere gli interessi statali e nazionali".
Nelle settimane passate si supponeva che la Gojković sarebbe entrata nel nuovo partito di Nikolić e Vučić, ma lei non ha mostrato nessuna intenzione di "regalare" al Partito Progressista Serbo (SNS - Srpska napredna stranka) i voti del suo gruppo nel consiglio comunale di Novi Sad. Un altro problema sarebbe la posizione non adeguata offerta alla Gojković, visto che i posti dei due sottosegretari già appartengono ai rappresentanti provenienti dal capoluogo della Vojvodina.
Il DSS cerca la sua chance per riconquistare terreno nella politica della Vojvodina dopo il flop alle elezioni del maggio scorso. Anche l'NS afferma che la ragione principale per la collaborazione con la Gojković in realtà siano gli scarsi risultati che questo partito ha ottenuto nella provincia settentrionale serba.
L'autunno in Vojvodina si sta scaldando sempre più, attizzato anche dalla crisi economica e da drastici aumenti del prezzo del gas. L'entrata in vigore dello Statuto è prevista entro la fine del 2008.
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