Hanno unito arte, musica e poesia. Ed una buona dose di provocazione. Dal 15 aprile presso il Centro internazionale di arti grafiche di Lubiana una mostra sui 10 anni più significativi dei Laibach, gruppo mito degli anni '80. Stampe, poster, foto e video del gruppo industrial sloveno
Il 26 settembre 1980 sui muri di Trbovlje - una grigia città industriale della Slovenia centro-orientale - fecero la loro comparsa due manifesti. Nel primo era raffigurata una croce nera, mentre nel secondo un uomo cavava gli occhi ad una donna. Il tutto non era che l’invito per una mostra e per un concerto che avrebbero dovuto svolgersi all’indomani.
La manifestazione fu vietata in fretta e furia dalle autorità. Si stabilì che erano stati usati simboli inappropriati. Erano nati i Laibach: un “collettivo” che negli anni a venire ha unito musica, grafica, teatro e filosofia, diventando, assieme al filosofo Slavoj Žižek, uno dei pochi fenomeni culturali che la Slovenia sia riuscita ad esportare.
Oggi, forse in maniera inappropriata, sono considerati tra i maggiori esponenti del rock industriale. I loro concerti sono spettacoli unici, costruiti con suoni, iconografia e immagini.
I Laibach, comunque, negli anni Ottanta fecero perdere le staffe alle strutture del regime comunista. Il gruppo ideò una piattaforma culturale di “retro-avanguardia” che - nella seconda metà degli anni Ottanta - trovò un’importante sponda nella Lega della gioventù socialista della Slovenia.
Ora i loro primi 10 anni, i più significativi, quelli che vanno tra il 1980 ed il 1990, sono raccontati in una mostra che è stata aperta a Lubiana la settimana scorsa. Lo scenario è quello suggestivo del castello nel parco Tivoli e gli spazi sono quelli del Centro internazionale di arti grafiche (MGLC). Per fare da corollario all’evento, questa settimana, saranno aperte due altre mostre intitolate “2010 Laibach”, rispettivamente alla galleria “Luwigana” di Lubiana ed alla “14” di Bled, dove verranno presentate le grafiche più recenti del gruppo.
I Laibach si presentarono per la prima volta ufficialmente al pubblico, nel 1981, in un centro culturale studentesco di Belgrado; poi nel 1982 fecero dei concerti a Zagabria e Lubiana. All’epoca pensarono bene anche di tappezzare la città con dei loro manifestini. In quell’anno elaborarono un vero e proprio manifesto programmatico, composto da 10 punti, in cui teorizzavano il collettivismo, si concentravano sull’analisi del rapporto tra ideologia e cultura, negavano l’originalità delle idee e puntavano sulla provocazione. In poco tempo erano ormai riusciti a farsi considerare dei veri e propri nemici di stato.
Di fronte alle proteste per l’uso del toponimo tedesco di Lubiana come nome del gruppo pensarono bene di spiegare che erano stati ispirati dalle scritte tedesche sui tombini della canalizzazione cittadina.
I Laibach avevano certamente molto in comune con i gruppi punk, che andavano per la maggiore in Slovenia in quel periodo, ma rispetto ad essi nutrivano ambizioni artistiche globali e più elevate. Nelle loro canzoni parafrasavano la retorica di regime e fondevano musica, costumi, coreografia e video in un mix assolutamente esplosivo, anche perché si misero abilmente a giocare con i totalitarismi e l’essenza germanica degli sloveni. La provocazione era inaudita, l’innovazione dal punto di vista artistico notevole e i risultati invidiabili.
Il gruppo venne visto come una sorta di “prova dei nervi” per il regime. Ovviamente l’iconografia ed il nome usati non potevano che irritare. Le polemiche raggiunsero il loro apice quando, nel giugno del 1983, il gruppo fu invitato in una popolarissima trasmissione di TV Lubiana. Gli artisti si presentarono in una specie di uniforme militare con al braccio una fascia bianca decorata con la solita croce nera.
Subito dopo quell’apparizione l’Assemblea comunale di Lubiana vietò i loro spettacoli nella capitale. Il divieto non si tramutò in un veto contro i Laibach, anzi, forse ne fece la loro fortuna. Ad ogni modo, per tornare ad esibirsi ufficialmente nella capitale dovettero attendere fino al 1987.
In quel periodo al gruppo successero parecchie cose e la loro popolarità continuò a crescere sia in patria sia all’estero. Arrivarono così anche i primi contratti con le case discografiche straniere e i loro campi d’azione si ampliarono. Fu fondata la Neue Sloweniche Kunst (NSK), un collettivo artistico, che oltre ai Laibach, univa i pittori ed i grafici degli Irwin e un gruppo teatrale. I fondamenti culturali del movimento poggiavano su un solido post-modernismo, ampiamente teorizzato e pubblicizzato.
La rappresentazione più significativa che organizzarono fu lo spettacolo teatrale Il battesimo sotto il Tricorno, messo in scena all’inizio del 1986 a Lubiana. Fu la più imponente esibizione teatrale che sino a quel momento si era svolta in Slovenia. Vi parteciparono settanta attori. La vicenda narrava della conversione al cristianesimo degli sloveni avvenuta nel 9° secolo per mano dei crociati tedeschi. Nella messa in scena quella che dal punto di vista militare fu una disfatta alla fine divenne una vittoria slovena perché lo sconfitto re Črtomir, convertendosi, adeguandosi e divenendo un cristiano migliore del suo conquistatore, riuscì a sfuggirgli e a sopravvivere. L’esibizione aveva quindi un alto valore simbolico.
La Lega della gioventù socialista della Slovenia aveva, oramai, cominciato ad avvalersi ampiamente dei servigi della NSK. Al gruppo, così, fu commissionato più di qualche lavoro. Ad essi si affidò, nel 1987, anche per l’organizzazione della cerimonia della staffetta. Si trattava di un tradizionale evento che veniva allestito a turno dai giovani di ogni repubblica. Un testimone passava di mano in mano in tutto il Paese per poi venir consegnato nelle mani del maresciallo Tito nel giorno del suo compleanno, il 25 maggio, che era diventato la “giornata delle gioventù”. La manifestazione continuò anche dopo la sua morte, ma cominciò ad essere contestata, soprattutto in Slovenia, per i suoi aspetti agiografici.
Per il poster che doveva accompagnare l’evento, i grafici che si rifacevano al NSK, presero a modello un cartellone della Germania nazista. L’unico accorgimento adottato fu quello di sostituire i simboli hitleriani con quelli jugoslavi. Non ci volle molto per capire cos’era stato fatto. Non appena la cosa fu resa pubblica scoppiò in tutta la federazione uno scandalo di dimensioni colossali. Era l’ennesima provocazione riuscita del gruppo.
Alla fine degli anni Ottanta la NSK cominciò a dissolversi. Ne resta il simbolo e uno stato virtuale che, tramite Internet, emette effimeri passaporti. Continuano, invece, ad esistere i gruppi che in quell’organizzazione avevano lavorato. Oggi gli Irwin sono quotati pittori e grafici, mentre i Laibach, oltre che alla loro dimensione musicale, che li ha resi celebri, ora tentano di riproporsi anche come grafici ripescando ancora una volta i vecchi motivi che li avevano resi celebri.
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