Valle di Logar, Slovenia (© Denis Belitsky/Shutterstock)

Valle di Logar, Slovenia (© Denis Belitsky/Shutterstock)

Dalla Slovenia alla Francia, passando per il Trentino: AMETHyST è un progetto che promuove la produzione e l'utilizzo dell'idrogeno verde nelle regioni alpine. Un'esperienza di cooperazione transnazionale orientata verso la transizione energetica e l'innovazione

09/07/2024 -  Gianluca De Feo

Nella ricerca di soluzioni per produrre energia in modo più sostenibile e usarla in modo più efficiente, lo sviluppo delle tecnologie basate sull'idrogeno "verde" è probabilmente una delle strade da percorrere. Da un paio d'anni se ne occupa, tra gli altri, AMETHyST, un progetto transnazionale nato in seno al programma di cooperazione Interreg dello spazio alpino , sostenuto dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale. 

Abbiamo intervistato una delle persone coinvolte: Eleonora Cordioli, ricercatrice presso il centro di ricerca per l'energia sostenibile della Fondazione Bruno Kessler a Trento. 

Di cosa si occupa il progetto AMETHyST e quali regioni e soggetti interessa?

AMETHyST si occupa principalmente di sostenere la nascita di cosiddetti “ecosistemi alpini” basati sull’idrogeno verde, cioè quello che viene ottenuto da fonti di energia rinnovabile. I progetti pilota portati avanti dai partner di AMETHyST prevedono la realizzazione di analisi tecnico-economiche preliminari per lo studio e l’implementazione di tecnologie all’idrogeno verde nell’ambito alpino. AMETHyST offre poi  supporto alle autorità locali da un punto di vista strategico e politico, grazie alla definizione di linee guida che le aiutano nella pianificazione energetica e nell'elaborazione di politiche per l’implementazione dell’idrogeno verde.

I partner sono dieci, tra cui quattro italiani (Fondazione Bruno Kessler e le agenzie per l’energia delle province autonome di Trento e Bolzano e della regione Friuli Venezia Giulia), due francesi, uno svizzero, uno austriaco, uno tedesco e uno sloveno [l'Agenzia per l'Energia e il Clima di Podravje, ndr]. Spingendo questi soggetti a collaborare, il progetto crea connessioni tra i diversi territori così da condividere esperienze, conoscenze e buone pratiche riguardo l’utilizzo dell’idrogeno verde, al fine di risolvere problemi comuni e promuovere la decarbonizzazione dell’arco alpino. Ciò è facilitato dal fatto che i territori in questione sono simili tra loro per caratteristiche geografiche e in quanto località a vocazione turistica. 

Quali risultati vi aspettate di ottenere e quali benefici concreti porterà il progetto alle regioni interessate?

Attraverso una serie di questionari, tavole rotonde ed eventi che coinvolgono una serie di portatori di interesse locali, stiamo provando a comprendere il ruolo che l’idrogeno verde può giocare nell’ambito alpino. Abbiamo catalogato lo stato dell’arte nei territori in questione e stiamo sviluppando uno strumento che permetterà a enti e comunità locali di valutare le possibilità del proprio territorio per quanto riguarda l’implementazione di tecnologie a idrogeno verde, a seconda delle risorse a disposizione.

Sviluppato dall’Agenzia per l’Energia del Friuli Venezia Giulia, lo strumento sarà per esempio in grado di stimare la quantità di idrogeno che potrebbe essere prodotto se fosse installato un impianto fotovoltaico di una certa potenza, e di stimare le emissioni che questo farebbe risparmiare se andasse a sostituire determinati impianti esistenti, ora alimentati a combustibili fossili. Lo strumento sarà in grado di stimare anche costi e tecnologie da impiegare.

Inoltre, alcuni progetti pilota che stiamo portando avanti in località sciistiche del Trentino, del Friuli e nella regione francese dell'Alvernia-Rodano-Alpi prevedono la sostituzione dei gatti delle nevi, ora alimentati a diesel, con nuovi mezzi alimentati a idrogeno. Altri progetti intendono sfruttare il surplus di produzione elettrica degli impianti idroelettrici per produrre idrogeno da utilizzare per l’alimentazione di gatti delle nevi, autobus, o altri mezzi.

Uno degli obiettivi di questi progetti è anche quello di mettere in contatto i vari portatori di interesse locali per spingerli a condividere conoscenze, iniziative e idee, in modo da stimolare la nascita di un’economia dell’idrogeno condivisa. In quest’ottica, stiamo creando una mappa online per catalogare tutti i progetti che si occupano di produzione, utilizzo e trasporto di idrogeno verde nell’arco alpino. La mappa permetterà di individuare facilmente i cluster e facilitare i contatti tra i diversi progetti e portatori di interesse.

Quali sono le esigenze più urgenti che riguardano i territori toccati dal progetto, ma anche quelle che potrebbero emergere più nel medio-lungo termine?

Attraverso l’esperienza delle tavole rotonde abbiamo notato che una delle esigenze più urgenti è proprio quella di connettere tra loro gli attori che agiscono localmente. Ad esempio, c’è bisogno di un dialogo tra aziende ed enti locali per fare sì che comprendano a vicenda come si muovono le une dal punto di vista della produzione della tecnologia e gli altri dal punto di vista amministrativo e di regolamentazione.

Ciò che manca davvero è un’armonizzazione a livello normativo: spesso le aziende si trovano in difficoltà perché il mercato dell’idrogeno non è ancora regolamentato a dovere – soprattutto per quanto riguarda gli standard di sicurezza –, e questo rende difficile l’implementazione concreta di questo tipo di tecnologia.

Facendo un passo ancora più indietro, si può dire che ancora non esista nemmeno un vero e proprio mercato di domanda e offerta dell'idrogeno verde. Questo perché resta difficile stabilire interconnessioni tra chi produce, o potrebbe produrre, l’idrogeno, e chi ne potrebbe usufruire. In questo senso giocherà un ruolo fondamentale l’Unione Europea, facilitando la creazione di un mercato europeo che a sua volta si articolerebbe poi su scala nazionale e locale. Progetti come AMETHyST lavorano proprio in questa direzione.

Una volta che AMETHyST sarà concluso, quali possibilità vede per la prosecuzione di questi sforzi?

Dato che attraverso i suoi progetti pilota, AMETHyST si occupa principalmente di studi di pre-fattibilità, sarebbe interessante se questi potessero seguire il loro naturale sviluppo, che prevederebbe una successiva fase di studio di fattibilità vero e proprio e poi l'implementazione finale. Spero poi che il progetto e i risultati ottenuti si riveleranno utili anche per stimolare l’ideazione di nuovi ulteriori progetti simile in futuro. 

Il progetto

Il progetto AMETHyST (codice identificativo ASP0100032) è co-finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale attraverso il programma Interreg Alpine Space 2021/2027 . I costi totali ammontano a 1.948.840 euro, di cui 1.349.280 euro sono coperti dal FESR.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Energy4Future" cofinanziato dall’Unione europea (Ue). L’Ue non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai alla pagina "Energy4Future"


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