In molti ne avevano preventivato la fine politica prematura. Ma Marjan Šarec è ancora saldamente al governo della Slovenia. E si prepara ad affrontare le elezioni europee
Pochi erano gli analisti che avevano scommesso, quando è entrato sulla scena nazionale, sulla lunga vita politica di Marjan Šarec. Giornalista di formazione, sindaco della cittadina di Kamnik dal 2010 al 2018, ha acquisito notorietà nazionale innanzitutto come comico ed imitatore, fatto che i media stranieri non hanno mai mancato di sottolineare.
Per molti sloveni l'immagine di Šarec rimane sovrapposta a quella di Ivan Serpentinšek, un finto contadino della Carniola che ha incarnato per anni. Immagine che gli è stata incollata alla pelle anche quando ha annunciato che si sarebbe presentato alle presidenziali del 2017, trovandosi obbligato, in quell'occasione, ad esplicitare che era serio e non lo faceva per scherzo. Qualche settimana più tardi per poco non riuscì a detronizzare l'immarcescibile Borut Pahor, ottenendo il 46,91% dei voti al secondo turno.
Un anno dopo, a seguito di una campagna elettorale scialba ed una pioggia di critiche sulla mancanza di esperienza di chi la dirigeva, la Lista di Marjan Šarec (LMŠ) si è posizionata al secondo posto alle elezioni politiche del giugno 2018, ottenendo 13 dei 90 seggi a disposizione nel Parlamento sloveno. Marjan Šarec si apprestava a diventare il nono primo ministro – ed il più giovane mai nominato – della Slovenia indipendente.
Ci si preparava ad assistere ad una caduta libera della sua coalizione di centro-sinistra e ci si aspettava che il primo ministro sarebbe stato divorato dai suoi nuovi alleati, abituati alla pratica del potere: ma Marjan Šarec ha ampiamente tenuto sotto controllo i suoi partner di coalizione e il suo partito ha superato, nei sondaggi, i conservatori dell'SDS diventando il primo nel paese.
Dividere per regnare meglio
Marjan Šarec sembra essersi appropriato di tutti i principi che erano stati esplicitati dal suo predecessore, il centrista Miro Cerar, ai tempi della sua elezione trionfante nel 2014: evitare gli scandali, rispetto di standard etici, incarnare un nuovo modo di fare politica.
I suoi oppositori politici in effetti avevano largamente sottovalutato l'esperienza acquisita nel corso di due mandati da sindaco, che hanno garantito al futuro primo ministro di allenarsi grazie ad una vita politica locale a volte più contorta di quella a livello nazionale. Conosciuto nel suo feudo di Kamnik per la sua serietà, Marjan Šarec vi era stato rieletto nel 2014 ottenendo il 63,80% dei voti.
Il mimo divenuto amministratore locale si è poi rivelato capace di trasportare le lezioni apprese a Kamenik sulla scena nazionale, con doti che ora tutti gli riconoscono: nervi saldi, retorica semplice e comprensibile al grande pubblico, capacità di navigare tra le tensioni dei propri partner per rafforzare la sua autorità.
Šarec è stato capace di nominare un ex sobillatore di destra come consigliere sulla sicurezza nazionale pur assicurandosi l'appoggio di Levica, il partito di sinistra radicale che si è impegnato a sostenere il suo governo. Accusato di inesperienza internazionale, ha preso sul serio i suoi obblighi europei esprimendosi pubblicamente sulla Brexit fin dal suo battesimo di fuoco al summit europeo di Salisburgo nel settembre 2018. Tre mesi dopo sottoscriveva un accordo del valore di 300 milioni di euro con i sindacati del settore pubblico.
La dittatura del "buon senso"
Il nuovo uomo forte del centro sloveno è comunque un maestro nello schivare le questioni di fondo. Nessuno conosce veramente le opinioni del primo ministro su alcuni temi chiave che si troverà ad affrontare la Slovenia in futuro: dalla politica energetica al futuro dell'Europa per non dimenticare i grandi dibattiti su temi legati alla società. Le sue reazioni svelano un radicato pragmatismo che fa difetto di una visione di lungo termine. Un flusso programmatico destinato a non offendere una base elettorale variegata e molto diversificata, che ha collocato nell'LMŠ un caleidoscopio di aspettative e speranze a volte incompatibili.
Caso emblematico, il recente rifiuto del primo ministro ad intervenire davanti al parlamento europeo, nel marzo scorso, nonostante un invito di lunga data e il fatto che la gran parte dei capi di stato e governi europei lo abbiano accettato. La destra ha colto l'opportunità per accusarlo di svicolare davanti ad un'importante opportunità per accrescere il peso della Slovenia sulla scena europea.
È stato in quell'occasione che il primo ministro ha, per la prima volta, deviato dalla sua solita flemma. Messo sotto pressione dalla deputata cristiano-democratica Ljudmila Novak, ex parlamentare europea, le ha risposto: “Mi chiedo cosa abbiate fatto voi in cinque anni al parlamento europeo visto che non si è mai sentito parlare di Slovenia e sembra che attendavate il mio arrivo per far cambiare le cose”.
Cosa fare della Slovenia?
Marjan Šarec ha avviato il 2019 in un'atmosfera trionfale: in febbraio i sondaggi davano il 69,9% degli sloveni soddisfatti dell'attività del governo, con l'LMŠ, in caso di elezioni anticipate, al 31,3%, primo partito della Slovenia. Šarec ha del resto scartato l'ipotesi di un'eventuale alleanza elettorale con altri partiti liberali alle elezioni europee, deciso a presentarsi tutto solo nel tentativo di scippare loro l'elettorato.
Ciononostante, più s'avvicina l'appuntamento elettorale europeo, più emerge irrequietezza nell'elettorato sloveno. Il tasso di soddisfazione per quanto fatto dal governo è sceso al 52,4% a fine marzo. Quattro ministri si sono dimessi in sei mesi e le grandi riforme strutturali, in particolare nel settore della sanità, si fanno attendere. E si ritorna a predire per l'LMŠ il destino di partiti come Slovenia positiva (PS) e il Partito del Centro moderno (SMC), start-up che hanno ottenuto la maggioranza in parlamento rispettivamente alle elezioni del 2011 e del 2014 ma poi affondate a fine mandato.
Con l'avvicinarsi della data del 26 maggio, la prospettiva di ottenere tre deputati su otto sta lentamente svanendo per il primo ministro. Certo, Marjan Šarec si è finora dimostrato particolarmente combattivo, e non ha ancora subito alcuna sconfitta rilevante. D'altra parte, bisognerà attendere il giorno successivo delle elezioni europee, o anche più tardi, per scoprire cosa il prodigio di Kamnik vuole davvero fare del suo paese.
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