La terza più grande catena di commercio al dettaglio slovena, Tuš, combatte da tre mesi contro debiti colossali. Per salvare l'azienda, il governo sta prendendo in considerazione la liquidazione, il salvataggio o la trasformazione in una cooperativa

21/01/2016 -  Charles Nonne

(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 14 gennaio 2016)

Nata nel 1989, l'azienda di grande distribuzione Tuš si è sviluppata fino a fare del suo proprietario, Mirko Tuš, uno degli uomini più ricchi della Slovenia. Da allora la società ha diversificato le proprie attività andando dalla gestione di centri commerciali al settore immobiliare. Conta ad oggi più di 3000 dipendenti e ha aperto punti vendita in tutte le repubbliche della ex Jugoslavia. In Slovenia, Tuš è il terzo operatore di mercato con il 12,7% delle vendite.

Tuttavia questa terza piazza è andata indebolendosi con la crescita degli hard discount e le difficoltà economiche dei cittadini sloveni. Dal 2010, i suoi utili sono calati e i suoi debiti aumentati. Oggi Tuš deve 380 milioni di euro alle banche slovene e 122 milioni di euro ai suoi fornitori.

I dati che riguardano la branca immobiliare del gruppo rimangono riservati.

Corre voce che Tuš non pagherà nessuno eccetto i suoi fornitori internazionali, e che i suoi creditori fossero riluttanti nel concedere una terza tranche di prestiti. Allo stesso tempo le banche stanno facendo pressione affinché Mirko Tuš lasci la direzione del gruppo. Dal canto suo Tuš si difende ammettendo di aver avuto delle difficoltà ma allo stesso tempo si vanta delle eccellenti prospettive di sviluppo dell'azienda.

Mentre l'azienda si batte con le sue difficoltà, il governo ha proposto dal 2014 delle possibili vie d'uscita. Un gruppo di lavoro ha recentemente elaborato una relazione sul tema: a parte il salvataggio e la liquidazione, l'ipotesi più seria è quella della riconversione del gruppo in una immensa cooperativa che raggrupperebbe clienti e fornitori e, potrebbe essere, anche altri soci strategici. La nuova struttura coinvolgerebbe in quel caso 200.000 persone, cioè uno sloveno su dieci.

Il governo presenta questo programma come l'unica alternativa affinché Tuš rimanga un'azienda slovena. Bisogna vedere se le banche condivideranno questo cauto ottimismo. "Se questa opzione è finanziariamente sostenibile, sono profondamente convinto che le banche la sceglieranno" ha dichiarato il ministro dell'Economia, Zdravko Počivalšek.

Occorre tener conto che quello della grande distribuzione è un mercato particolarmente concorrenziale nel paese: la Slovenia è il quarto paese nell'UE per numero di supermercati per abitante.


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