Servizio tv che fa riferimento all'"embargo" (blokada) - screenshot

Servizio tv che fa riferimento all'"embargo" (blokada) - screenshot

Un'analisi dei contenuti diffusi dalla principale agenzia di stampa e stazione televisiva della Transnistria mostra quanto insistentemente i media locali parlino di una regione “sotto assedio”. L'espressione è eccessivamente drammatica, ma Chișinău dovrebbe fare di più per dissipare le preoccupazioni concrete dei residenti delle aree controllate da Tiraspol

13/06/2024 -  Giorgio Comai

Trattandosi di un’entità senza sbocco sul mare, spesso descritta geograficamente con espressioni come “una striscia di terra stretta tra la Moldavia e l’Ucraina”, è facile capire come nel discorso pubblico in Transnistria possano risonare preoccupazioni relative all’accesso limitato al mondo esterno, rafforzate dal fatto che la Transnistria non condivide un confine terrestre con la Russia, il suo principale protettore. Il confine che di fatto separa la Transnistria dalla riva destra della Moldavia non è mai stato veramente chiuso per i residenti locali, eppure in diversi momenti le autorità di Tiraspol hanno affermato di essere sotto "embargo", sotto "assedio" (il russo "blokada" è utilizzato sia in riferimento ad assedio militare che ad embargo economico).

Il termine ha ovviamente connotazioni minacciose. Nella Russia contemporanea, la parola "блокада" (blokada) è fortemente associata al lungo assedio di Leningrado durante la Seconda guerra mondiale, ed è quindi associata ad una resistenza strenua, ma vittoriosa contro l'invasore nazista. Questa associazione estremamente drammatica riecheggia nelle politiche sulla memoria promosse sia in Russia che a livello locale, secondo le quali, semplificando eccessivamente, la Transnistria sarebe circondata dai nazisti ucraini da un lato e dai fascisti romeni dall’altro, riferendosi implicitamente o esplicitamente al controllo della Romania sulla regione nel 1941-1944 (sebbene presenti, tali caratterizzazioni non sono tuttavia necessariamente dominanti, con approcci più pragmatici comuni sia nelle rappresentazioni mediatiche che nella pratica, come confermato dalle statistiche del commercio locale che indicano la Romania come principale destinazione delle esportazioni della Transnistria).

Ben al di là dei parallelismi storici, il riferimento all'“embargo” è stato spesso utilizzato per riferirsi a specifiche misure commerciali introdotte da Chișinău, o alle nuove limitazioni agli attraversamenti diretti verso l’Ucraina concordate con Kyiv. Queste non sono mai sfociate realmente in un "embargo" né tantomeno in un "assedio", poiché alla fine Tiraspol ha sempre avuto una via d'uscita, che implicava l'accettazione in tutto o in parte delle condizioni stabilite da Chișinău per consentire il transito delle merci, ad esempio registrando società con sede in Transnistria presso le autorità doganali moldave (come è avvenuto nel caso del più grande scontro legato all'“embargo” del 2006) o l’accettazione di tasse aggiuntive su alcune importazioni (come è avvenuto ad inizio 2024).

Più recentemente, ulteriori complicazioni sono derivate dalle sanzioni legate alla guerra che limitano le esportazioni verso la Russia: poiché alcuni dei prodotti che le aziende con sede in Transnistria vendevano in Russia potevano essere utilizzati per scopi militari , Chișinău ne ha bloccato l’esportazione come parte dei suoi sforzi per rispettare pienamente le sanzioni. Inoltre, con l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, i valichi di frontiera diretti dalla Transnistria all’Ucraina sono stati bloccati e da allora sono stati riaperti solo in parte . Innegabilmente, tali questioni hanno complicato ulteriormente quella che è già una situazione economica complessa per gli attori economici con sede in Transnistria e, in alcuni casi, hanno portato ad aumenti dei prezzi per i residenti locali e all'aumento della disoccupazione .

Preparare il terreno, trovare soluzioni

In linea di principio, le richieste di Chișinău non sono state irragionevoli, anche se spesso non sono state avanzate con la dovuta cautela. Ciò implicherebbe non solo proporre soluzioni pragmatiche alle difficoltà derivanti dalle nuove normative, ma anche sforzarsi di comunicare ai residenti della Transnistria la necessità di queste misure, evidenziando come si sia tenuto conto del loro benessere quando sono state decise.

Gli ultimi dazi doganali introdotti di fatto senza preavviso a gennaio 2024 sono un esempio emblematico: non è chiaro se la repentinità del provvedimento sia stata dovuta a disattenzione o sia stata una scelta strategica, volta a creare un fatto compiuto piuttosto che aprire la strada a mesi di estenuanti trattative e recriminazioni. In ogni caso, ha sicuramente aperto la strada ad una nuova ondata di dichiarazioni legate all'“embargo” nei discorsi ufficiali e nei media locali. Ciò non è insolito: come dimostrato da un’analisi quantitativa delle principali agenzie di stampa e stazioni televisive della Transnistria, nei media locali si possono trovare migliaia di riferimenti all'“embargo” negli ultimi dieci anni. Questo videoclip, che mostra centinaia di riferimenti all'“embargo” nei primi cinque mesi del 2024 sulla principale stazione televisiva della Transnistria, dà un'idea della diffusione dell’espressione nel discorso pubblico locale.

Resta difficile comprendere fino a che punto i residenti della Transnistria assorbano e accettino le narrazioni ufficiali sull'“embargo”promosse dalle autorità di Tiraspol. Pensano che Chișinău voglia davvero tagliarli fuori dal mondo esterno? In ogni caso, poiché nel breve termine queste misure contribuiscono alle difficoltà economiche, all’aumento dei prezzi e alla disoccupazione, è ragionevole aspettarsi che siano viste in gran parte come mosse ostili sulla riva sinistra del Dnestr. Anche se l'espressione "embargo" è eccessivamente drammatica e chiaramente usata per aumentare la posta in gioco politica in fasi di confronto teso, si basa su una comprensibile preoccupazione radicata nella geografia di questa entità senza sbocco sul mare. Nuovi tipi di “embargo” sembrano sempre plausibili, ad un solo passo di distanza a partire dalle dinamiche di conflitto in corso. Ad esempio, mentre crescono le preoccupazioni sulla sostenibilità a lungo termine della fornitura di gas russo alla regione, potrebbero diventare più diffusi i riferimenti all'“embargo del gas”.

Fondamentalmente, Chișinău non sembra interessata a mettere in discussione la narrazione dell'“embargo”, poiché i residenti della Transnistria difficilmente sono destinatari di sforzi di comunicazione dedicati quando tali misure vengono introdotte. In alcuni casi, come in quello delle ultime modifiche alle norme doganali all'inizio di quest'anno, queste politiche non sono dibattute per esteso nei media moldavi, poiché oscurate dalla politica interna o da questioni internazionali più ampie. La definizione dell’agenda mediatica in Moldova può certo seguire logiche proprie, ma alla fine ciò lascia in gran parte incontrastate le narrazioni dell'“embargo” proposte dai media e dai funzionari di Tiraspol. Una generica contro-narrazione proposta da Chișinău riguarda il percorso a lungo termine dell’integrazione europea e il fatto che andrà a beneficio di tutta la Moldova, ma si vedono scarsi sforzi per affrontare gli aspetti più pragmatici e immediati nonché le comprensibili preoccupazioni dei residenti delle zone controllate da Tiraspol.

Il governo moldavo potrebbe ritenere che nelle circostanze attuali, poiché Tiraspol in definitiva non ha alternative all'accettazione dei termini stabiliti da Chișinău, non sia necessaria una comunicazione strategica volta a blandire i residenti della Transnistria. Eppure è proprio in questo momento, in cui la prospettiva di un’ulteriore integrazione della Transnistria nello spazio economico della Moldova diventa più realistica e la necessità di trovare un terreno politico comune più urgente, che tali sforzi sono più necessari.

 

Questo articolo è stato scritto nell'ambito del progetto “Analisi di contesto e di scenario di crisi in Moldavia e Transnistria”, realizzato in collaborazione con l'Agenzia per il Peacebuilding .

Il progetto è realizzato con il contributo dell’Unità di Analisi, Programmazione, Statistica e Documentazione Storica – Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ai sensi dell’art. 23 – bis del DPR 18/1967. Le opinioni contenute nella presente pubblicazione sono espressione degli autori e non rappresentano necessariamente le posizioni del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

 

Analisi quantitativa

Per un’analisi quantitativa dei media della Transnistria: https://tadadit.xyz/posts/2024-06-transnistria-blockade-web-youtube/


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