Il punk in Turchia negli anni ’90 rimase un fenomeno circoscritto, ma introdusse dibattiti importanti che contribuirono ad aprire la strada a nuove esperienze e a un nuovo modo di intendere la musica underground
(Originariamente pubblicato su Kaleydoskop )
Esiste un movimento punk turco? La presenza o meno di una vera e propria scena underground che in Turchia si identificasse nell’etica e nella politica del punk è un argomento tutt’ora dibattuto. Tuttavia durante la fine degli anni ’80 si cominciarono a intravedere i primi segnali della nascita di una piccola comunità che, in particolare a Istanbul, iniziò a ascoltare e produrre questo genere musicale. Se durante quegli anni infatti la linea politica del presidente Özal, promuovendo un liberalismo e un capitalismo selvaggio, sosteneva con la stessa determinazione anche un profondo conservatorismo, per i punk l’apertura del paese al panorama internazionale si concretizzò nei primi scambi musicali con l’estero di musica underground e nella diffusione di fanzine e cassette demo copiate in casa e scambiate in maniera diretta secondo l’etica del DIY (Do It Yourself).
Gli album e le fanzine straniere cominciarono a circolare nel paese soprattutto per mano di coloro che avevano avuto la possibilità di spostarsi all’estero o nei circuiti dei pochi negozi di musica che, aprendosi alla scoperta di nuovi generi, divennero in breve tempo dei punti fondamentali di ritrovo per un gruppo di ragazzi poco più che adolescenti. In quel periodo anche le risorse sul punk in lingua turca erano quasi del tutto assenti e con l’eccezione di Subculture: The Meaning Of Style di Dick Hebdige, il primo libro sulla sottocultura punk tradotto in turco nel 1988, tutti gli altri testi vennero pubblicati solo dopo gli anni 2000.
In Türkiye’de Punk ve Yeraltı Kaynaklarının Kesintili Tarihi 1978-1999 (BAS, 2007), la prima ricerca pubblicata sulla storia del punk in Turchia, Sezgin Boynik e Tolga Güldallı affermano come in questo contesto sia difficile parlare di un vero e proprio movimento che, rifacendosi agli assunti di tale controcultura, sia stato in grado di creare un proprio spazio di resistenza allo stesso tempo musicale e politico. Secondo un pensiero piuttosto condiviso il punk in Turchia non riuscì infatti a creare una vera e propria sottocultura in grado di assicurare la permanenza di una vita comunitaria in cui i giovani potessero interamente esprimersi secondo l’etica del DIY. Ci sono infatti numerose ragioni per cui questo stile non divenne un movimento propriamente politico tra i quali, senza dubbio, gli effetti duraturi e oppressivi del colpo di stato militare del 1980, la natura conservatrice e settaria della sinistra post-golpe, la mancanza di entusiasmo di questa comunità quando si trattava di partecipare alla vita politica in generale.
In un’intervista uno dei fondatori degli Ask It Why, un gruppo che si formò all’inizio degli anni ’90, parlando a proposito della sua personale esperienza dice: “Eravamo figli dell’Agenzia Nazionale delle Telecomunicazioni, avevamo studiato nelle migliori scuole e vivevamo in una società musulmana. Stavamo in una società che considerava musica solamente la danza del ventre. Eravamo emarginati dalla società e sapevamo di esserlo. Ma penso che eravamo molto lontani dallo spirito dell’Hardcore”. Se quindi parlando dello sviluppo del punk nel contesto turco è necessario tenerne in considerazione gli aspetti e le specificità profondamente locali è comunque possibile riconoscere, nel periodo a cavallo degli anni ’90, la nascita di una piccola scena che cominciò a identificarsi in questo genere musicale.
La storia del punk in Turchia risulta inizialmente connessa ai circuiti dell’heavy metal che durante la seconda metà degli anni ’80 rappresentava già uno spazio musicale di contestazione alla cultura dominante. Per alcuni, però, l’introduzione al metal si evolverà in qualcosa di diverso e l’approdo al punk segnò l’iniziò di una relazione lunga e difficile tra i due stili musicali. In Türkiye’de Punk i due autori raccontano come il numero di questa comunità, specialmente nel primo periodo, fosse piuttosto ristretto e le performance musicali consistessero generalmente in un paio di gruppi metal, poi un gruppo punk e uno spettacolo di break dance nel mezzo, tutte eseguite durante il giorno e in un sala da pranzo presa in affitto. Dopo il trauma socio-culturale degli anni ’80 infatti la cultura underground stava cercando a piccoli passi di ritrovare se stessa e in questo processo l’identificazione propria nell’heavy metal, nel punk o nell’hardcore non era così esplicitamente definita.
Senza contare una menzione occasionale nelle rubriche delle varie riviste, la parola “Punk” fece il suo debutto ufficiale in Turchia nel 1978, sulla copertina di un disco dei Tünay Akdeniz ve Grup Çığrışım, che denominò la propria musica Punk Rock. Tuttavia, in questo caso, l’espressione “Punk” era piuttosto una trovata volta a incrementare le vendite e non corrispondeva a una vera e propria svolta in ambito musicale. Prima di assistere alla formazione del primo gruppo che iniziò a suonare attivamente punk bisognerà del resto aspettare il 1987 con il debutto degli Headbangers.
Il 1991 fu l’anno in cui iniziò inoltre la pubblicazione delle punk-fanzine che si istituirono, in linea con una tradizione del resto largamente consolidata, come principale canale di comunicazione e diffusione del punk, ampliandone la discussione sia in termini musicali che in quelli concettuali e politici. La fanzine che in quegli anni riuscì a creare maggior eco, sia per la qualità dei contenuti che per il fatto di essere stata pionieristica nel suo genere fu Mondo Trasho di Esat C. Başak, il cui titolo, rifacendosi al film di John Waters, cambiò spesso denominazione, continuando una circolazione che inizialmente contava cinquecento/seicento copie a numero e che durò fino al 2002. Mondo Trasho rappresentò una svolta nell’ambito delle fanzine e, proponendo un approccio più concettuale, riuscì a accomunare un gruppo piuttosto eterogeneo di persone. L’anno successivo fu poi la volta di Disguast, fanzine legata inizialmente alle esperienze personali che si convertì rapidamente all’ambito musicale introducendo tra gli altri, accesi dibattiti sull’Hardcore. Contemporaneamente cominciò anche la distribuzione di Gorgor, focalizzata dapprima sulle traduzioni di pezzi che uscivano in altre fanzine straniere poi su pezzi e interviste riguardanti la scena turca, e %30 che invece aveva un approccio più spiccatamente politico. Queste fanzine venivano interamente autoprodotte e fotocopiate sia da coloro che ne curavano la pubblicazione sia da chi le leggeva e a sua volta contribuiva a moltiplicarne le copie.
La comunità che si creò intono al circuito delle fanzine e allo scambio di album registrati in cassetta, gravitava principalmente intorno a negozi di dischi che in breve tempo divennero dei punti di riferimento, oltre che per l’heavy metal, anche per il punk. Dislocati nei vari quartieri di Istanbul, questi centri rappresentarono dunque luoghi di incontro fondamentali non solo per la distribuzione musicale ma, soprattutto, per la creazione di relazioni e contatti. Tra questi il negozio di Deniz (Pınar) all’interno del Narmanlı Han. Il negozio di Deniz, in cui gravitava anche il circuito legato a Mondo Trasho, era frequentato da personalità cardine della scena punk di Istanbul tra cui Kemal X (Aydemir), che, trasferitosi a Londra alla fine degli anni ’70, era uno dei pochi testimoni oculari della scena punk inglese, Murat Ertel fondatore degli Zen poi successivamente dei Baba Zula, Murat Beşer editore della rivista musicale Stüdyo İmge. Oltre al negozio di Deniz a Beyoğlu, esistevano altri principali punti ritrovo tra cui l’Akmar Pasajı di Kadıköy, storica galleria di librai e venditori di dischi e tradizionale luogo incontro per punk e metallari. All’interno del Pasaj il negozio di riferimento per il punk e l’heavy metal era Zihni Müzik che precedentemente si trovava vicino alla moschea di Teşvikiye a Nişantaşı. C’era poi la “cerchia di Bakırköy”, quartiere più periferico che vantava una scena underground spesso in opposizione con quella di Kadıköy.
L’assidua frequentazione di questi spazi e gli stretti rapporti che si vennero a creare tra coloro che gravitavano nel circuito punk influirono nella fondazione, fin dai primi anni ’90, di diversi gruppi che segnarono in maniera determinante la storia di questo genere in Turchia. Tra questi Tampon inizialmente formato da sole donne che continua attivamente la propria musica con Punk Aslı, solista e fondatrice del gruppo, insieme a altri nuovi membri. Il gruppo Tampon pubblicò il suo primo album “Planet Tampon” solo nel 2017. Loro contemporanei erano i Rashit, gruppo dalla carica contestataria e anti-razzista che nel 1999 produsse “Telaşa Mahal Yok”, riconosciuto come il primo album “ufficiale” del punk in Turchia. Gökhan, batterista della band dice: “Abbiamo inciso il primo demo principalmente in inglese. Poi nel secondo cominciammo a tradurre i testi in turco perché volevamo che la gente comprendesse quello di cui stavamo parlando”. Nello stesso periodo vennero fondati anche LSD, Dead Army Boots, CMUK, e Athena (che tuttavia non usarono mai apertamente l’appellativo di punk) e altri gruppi ancora. In breve tempo si cominciò a formare anche una scena propriamente Hardcore i cui rappresentanti tra i quali Radical Noise, Necrosis e Turmoil si istituirono come avanguardia nella musica turca e furono tra i primi gruppi ad essere stati prodotti all’estero.
Durante tutto il decennio crebbe quindi la consapevolezza di far parte di una ristretta comunità che oltre alla frequentazione quotidiana si riuniva nei concerti all’interno delle case, nei seminterrati, nei festival musicali e nei pochi locali che ospitavano la musica punk. Contemporaneamente aumentò anche la possibilità dei viaggi all’estero, soprattutto in Europa e in America, in seguito ai quali il confronto con i diversi circuiti underground, se da un lato mise in luce le limitate possibilità di azione e organizzazione della scena punk in Turchia, dall’altro contribuì a aumentarne la qualità e gli orizzonti. Questo panorama cambiò in maniera radicale con gli anni 2000. L’avvento di internet incise, in Turchia come altrove, nel modo di produrre musica, di ascoltarla, di distribuirla e anche le fanzine persero l’importanza che avevano avuto in passato. Un rappresentante del gruppo Hardcore Radical Noise sintetizza così questo processo: “La nostra comunità era in contatto con gente all’estero. È così che divenne attiva. Questo gruppo si allargò per quanto fosse possibile in un paese come la Turchia, poi finì. Col tempo, dal momento che molte persone per diverse ragioni se ne allontanarono e non furono rimpiazzate da nessuno, la scena divenne sterile e perse il suo vigore originario. Tuttavia, fattore piuttosto interessante, oggigiorno si è formata una seconda generazione del punk-hardcore in Turchia e, da quello che posso vedere, è piuttosto attiva e consapevole”. Sebbene il punk in Turchia negli anni ’90 rimase un fenomeno piuttosto limitato e circoscritto, introdusse dibattiti importanti e innovativi che contribuirono a aprire la strada a nuove esperienze e a un nuovo modo di intendere la musica underground.
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