Lo scorso Natale la polizia turca aveva prelevato sei giornalisti dalle proprie case, senza alcuna motivazione ufficiale. Tre sono stati rilasciati nella notte del 18 gennaio, anche se non è caduta l'accusa di favoreggiamento del terrorismo
“Metin Yoksu, Derya Okatan and Eray Saygın sono stati rilasciati, ma restano sotto controllo di polizia”. E' il tweet pubblicato nella notte del 17 gennaio da “JournosInTurkey”, gruppo creato da giornalisti per denunciare casi di violazione della libertà di stampa in Turchia. Proprio durante la notte sono stati infatti liberati tre dei sei giornalisti arrestati lo scorso 25 dicembre: Derya Okatan, direttore editoriale dell'Etkin News Agency (ETHA), Eray Sargın, direttore del Yolculuk Newspaper e Metin Yoksu corrispondente di DİHA.
Come riferiva Sujin Gazete, fin dalla mattina di martedì giornalisti turchi hanno atteso davanti al palazzo di Giustizia l'esito della decisione della Corte sulla conferma o meno dell'arresto, detenzione preventiva che in base allo stato di emergenza dichiarato dopo il fallito golpe è stato esteso per legge da 4 a 30 giorni. I colleghi di diverse testate hanno esposto striscioni e scandito slogan che chiedevano la liberazione dei sei colleghi in stato di fermo da 25 giorni senza alcuna motivazione.
I sei giornalisti sono stati prelevati dalle proprie case a Istanbul, Ankara e Diyarbakir nella notte del 25 dicembre in un'azione congiunta della polizia turca. Contrariamente ai tre rilasciati stanotte per l'ex editore di Diken, Tunca Öğreten, per il direttore News della Dicle News Agency (DİHA), Ömer Çelik e per il redattore del Birgün daily, Mahir Kanaat è arrivato invece l'ordine di arresto.
Come denunciato da IFJ – International Federations of Journalists lo scorso 10 gennaio, non è stata fornita alcuna informazione ufficiale sul motivo del fermo: durante l'arresto Ömer Celik è stato picchiato e nel corso della detenzione i sei giornalisti sono stati maltrattati. Secondo i media turchi, i sei giornalisti sarebbero stati arrestati per aver pubblicato articoli relativi allo scambio di e-mail tra il Ministro turco dell’energia Berat Albayrak, genero del presidente Recep Tayyip Erdoğan, consegnate ai media dal gruppo di hacker Redhack.
Dal primo giorno di detenzione, la giornalista Derya Okatan ha cominciato lo sciopero della fame per protestare contro lo stato di emergenza e un arresto che ha definito illegale. Diversi soggetti che operano a difesa dei giornalisti e della libertà di stampa come le federazioni internazionali EFJ e IFJ avevano da subito richiesto al ministro della Giustizia turca, Bekir Bozdağ, l'immediato rilascio dei sei colleghi.
Come riporta il media turco Diken Tunca Öğreten rimane in carcere con l'accusa di aver leso l'immagine del governo e del ministro dell'Energia con la pubblicazione delle e-mail hackerate. Viene confermata l'accusa su tutti di aver fatto propaganda a favore di gruppi terroristici, mentre sui tre rimasti in arresto pende l'accusa di far parte di organizzazioni terroristiche.
Secondo i dati in possesso di IFJ ed EFJ, ad oggi in Turchia rimangono in carcere 123 giornalisti e a livello internazionale prosegue la campagna per la loro liberazione.
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