La Turchia ha compiuto un nuovo gesto di apertura verso le minoranze non-musulmane acconsentendo la celebrazione di una funzione religiosa in rito armeno nella chiesa di Akthamar. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
A poche settimane di distanza dalla funzione religiosa tenuta nell'ex monastero ortodosso di Sümela, nella regione di Trabzon, una simile iniziativa ha animato la chiesa armena di Akthamar, sul lago di Van.
Un piccolo passo verso il riavvicinamento tra Turchia e Armenia e, soprattutto, tra la Turchia e il proprio passato recente è stato compiuto domenica 19 settembre, quando nella cattedrale di Akthamar si è tenuta una funzione religiosa, 95 anni dopo l'ultima, officiata dal vice-patriarca Armeno di Istanbul, Aram Ateşyan.
La cattedrale della Santa Croce di Akhtamar è un gioiello dell'arte sacra armena del X secolo. Situata su una piccola isola nel bacino del lago di Van, nella Turchia Orientale, la basilica è l'ultima testimonianza architettonica di un importante insediamento che risale al Regno Armeno di Vaspurakan.
Tra i tanti edifici sacri della cristianità nella regione anatolica orientale, la cattedrale della Santa Croce ebbe una funzione primaria nella vita religiosa della comunità armena durante l'Impero Ottomano: tra il 1116 e il 1895 fu, infatti, la sede del Catolicosato di Akthamar ospitando, al contempo, un'importante comunità monastica.
Durante il genocidio armeno del 1915, gli edifici monastici vennero distrutti, i monaci massacrati e la chiesa saccheggiata. Da lì cadde in disuso ed abbandono.
Al termine di un meticoloso restauro ad opera del ministero della Cultura turco, la chiesa è stata trasformata in museo e riaperta al pubblico il 29 marzo del 2007, al termine di una cerimonia che ha potuto vantare anche la presenza di una delegazione ufficiale del Governo armeno.
Secondo le stime delle autorità locali, il 19 settembre scorso almeno 4000 persone hanno riempito gli alberghi della città di Van per assistere alla funzione che si può definire un vero e proprio “evento storico” all'interno della comunità armena turca; 211 sono stati i giornalisti accreditati (di cui 168 stranieri).
Diversi intellettuali turchi hanno accolto positivamente questo importante atto formale del Governo di Erdoğan; tra tutti il professore Baskin Oran, da sempre in prima linea nel porre il processo di revisione degli eventi del 1915 come argomento centrale per la democratizzazione del Paese: “Questo è un riconoscimento delle differenze e delle libertà religiose. La Turchia si trova in un processo di normalizzazione”, ha dichiarato al quotidiano Zaman.
Anche i molti diplomatici presenti alla funzione hanno sottolineato l'importanza di questa domenica di preghiera. “Questa chiesa ha un importante valore storico. E' il giusto passo, nella giusta direzione, verso il riconoscimento di questo valore da parte della Turchia”, ha dichiarato l'Ambasciatore Tedesco ad Ankara, Eckard Kuntz, sottolineando la personale commozione nell'assistere alla funzione religiosa con Delal Dink, figlia del giornalista Turco-Armeno Hrant, assassinato nel 2007.
Non sono, però, mancate le polemiche, legate soprattutto al ritardo nell'erigere una croce sulla sommità della cattedrale. Sulla mancanza di questo atto formale da parte del ministero della Cultura, si sono levate diverse voci di biasimo, soprattutto all'interno della diaspora armena. Secondo lo storico Inglese di origine armena Ara Sarafian, l'importante passo in avanti della riapertura della chiesa non deve essere offuscato dall'approccio negativo della diaspora; “Ci sono estremisti in entrambe le parti. Dobbiamo controllarli se vogliamo fare ulteriori progressi”, ha dichiarato a diversi quotidiani turchi.
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