In Anatolia orientale, nell'antico monastero di Sümela, luogo simbolo della fede cristiana d’Oriente, dopo 88 anni si è celebrata nuovamente una funzione religiosa. Un evento dal forte peso politico e simbolico. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Il monastero di Sümela è una delle più antiche e preziose testimonianze della vita monastica nell'Anatolia orientale. Fondato nel 386, sotto Teodosio, più volte ricostruito, il complesso è rimasto per secoli uno dei riferimenti della cristianità orientale, fino ad essere abbandonato dopo lo scambio di popolazione tra Turchia e Grecia a seguito del Trattato di Losanna del 1923.
Situato nella splendida cornice montuosa delle alture che circondano a sud la città di Trabzon, il monastero è oggi una delle tappe imprescindibili per il turista che si spinga nelle zone più orientali del Paese. La suggestiva posizione, il magnifico contesto naturale e la conformazione della chiesa centrale, interamente scavata nella roccia, ne fanno un'attrattiva che si caratterizza al di là del valore storico-religioso del complesso.
Il 15 agosto del 2010 Sümela è stato teatro di un evento di rilevante peso politico. Dopo 88 anni, per la prima volta dalla fondazione della Repubblica turca, la comunità ortodossa legata al Patriarcato di Costantinopoli ha potuto nuovamente celebrare una funzione religiosa all'interno del monastero. Alla messa, tenuta dal Patriarca Ecumenico Bartolomeo, hanno partecipato circa 3000 fedeli, provenienti da Grecia, Russia, Georgia e dalla Turchia stessa. Alla funzione hanno presenziato autorità dei tre paesi ortodossi, oltre ad una cinquantina di giornalisti stranieri. Un'emittente greca ha trasmesso in diretta tutte le due ore di funzione religiosa.
Il Patriarca ha sottolineato nel suo discorso introduttivo la valenza storica della decisione del governo: “Siamo debitori di questo giorno di preghiera al nostro governo, che è stato così gentile da permetterlo. Noi siamo ancora più grati, visto che questa giornata è sacra non solo per tutti i credenti dell'area del Mar Nero, ma per tutto il mondo ortodosso e cristiano in generale. Ci sentiamo benedetti per aver il privilegio di celebrare questa funzione.” In seguito, Bartolomeo ha voluto enfatizzare l'importanza della coesistenza inter-religiosa nel Paese e nell'area mediorientale in genere: “La cultura della coesistenza è un'eredità che ci è stata lasciata dalla storia. Cerchiamo di rendere quest'eredità vivente e trasmettiamola alle generazioni più giovani, in modo che nessuno possa soffrire più per problemi legati alla coesistenza. Spero che la pace e la concordia dominino nel Medio Oriente e nel Caucaso.”
La decisione del governo Erdoğan di accogliere le richieste del Patriarca rientra in un quadro generale di nuove aperture politiche alle minoranze etnico-religiose del Paese. Lo storico evento è stato accolto con giudizi positivi anche dai rappresentanti del CHP (Partito Repubblicano del Popolo), il maggior partito di opposizione e dai media notoriamente più ostili al governo del premier, come Milliyet e Hürriyet. Nei giorni passati forti sono state, invece, le critiche dei partiti più nazionalisti, MHP (Partito di Azione Nazionale) in testa, fortemente ostili ad ogni dialogo inter-religioso e inter-etnico.
La provincia di Trabzon (Trebisonda) è stata di recente segnata dall'omicidio di Padre Andrea Santoro, avvenuto nel 2006. Nella regione - dove sono ancora numerose le testimonianze storico-artistiche della millenaria presenza cristiana nella Regione del Mar Nero - è forte la presenza di movimenti ultra-nazionalisti.
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