La prima udienza del processo noto in Turchia come “Processo RedHack” e che vede imputati 6 giornalisti si è tenuta martedì scorso. Il tribunale, nella sua sentenza intermedia, ha deciso di rilasciare il giornalista Ömer Çelik in attesa di giudizio.
Quest’ultimo, ex editore dell’Agenzia di stampa filo-curda DIHA (Dicle Haber Ajansi che è stata chiusa) si trovava in prigione dal dicembre 2016 con altri due colleghi, Tunca Öğreten - ex editore del portale informativo Diken e giornalista investigativo - e Mahir Kanaat, dipendente del quotidiano di sinistra BirGün. Metin Yoksu, corrispondente della DIHA, Eray Sargın, caporedattore del giornale Yolculuk e Derya Okatan, caporedattrice dell’agenzia di stampa ETHA (Etkin Haber Ajansi) si trovano a piede libero in attesa di giudizio.
Tutti e sei i giornalisti sono accusati di avere pubblicato notizie relative alle email riservate del ministro dell’Energia e delle Risorse Naturali turco Berat Albayrak, diffuse dal gruppo hacker RedHack. Albayrak è anche il genero del presidente Recep Tayyip Erdoğan.
Nell’atto presentato sette mesi dopo l’arresto di tre dei 6 giornalisti sotto processo, il procuratore accusa i giornalisti di essere membri di organizzazioni terroristiche e di fare propaganda a favore di un'organizzazione terroristica - Il Partito dei lavoratori del Kurdistan PKK; l’organizzazione di estrema sinistra DHKP-C e la “organizzazione terroristica ispirata a Fethullah Gülen”, FETÖ. La prova principale presentata dalla magistratura nell’atto di nove pagine è un gruppo formato su Twitter per mandare messaggi diretti da un account che sarebbe legato a RedHack e attraverso il quale le email in questione risultano essere state condivise con i giornalisti. Altre prove inserite nell’atto dalla procura sono la lista delle persone seguite dai giornalisti sui social media, post e articoli prodotti da loro.
Le e-mail trafugate sono state inizialmente pubblicate su Google Drive e Dropbox, per poi essere ripubblicate da Wikileaks e diffuse sulla rete. I giornalisti imputati hanno affermato di aver scritto notizie riguardanti le e-mail attribuite ad Albayrak selezionando quelle che avevano pregnanza per il pubblico. Si tratta in particolare di quelle mail che si riferiscono al coinvolgimento del ministro dell’Energia nel commercio del petrolio curdo attraverso la compagnia nota come Powertrans. I messaggi in questione contenevano delle informazioni potenzialmente incriminanti per il ministro.
Il procuratore in carica al processo ha chiesto per i giornalisti una pena carceraria che va dai 16 ai 24 anni. A loro volta i giornalisti hanno ribadito di essere perseguitati per aver scritto della corruzione del governo.
La prossima udienza è fissata al 6 dicembre. Il giudice che presiede la 29esima Corte penale aggravata di Istanbul è Mustafa Çakar, che ha precedentemente emesso le sentenze di arresto nell’ambito del processo ai membri del quotidiano Cumhuriyet, della giornalista Meşale Tolu, del corrispondente per la Turchia del quotidiano tedesco Deniz Yücel e della scrittrice Aslı Erdoğan, componente del consiglio scientifico del quotidiano Özgür Gündem. Deniz Yücel era stato inizialmente arrestato in connessione alle mail diffuse dal gruppo RedHack, ma il suo caso è stato successivamente distinto da quello dei colleghi.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto