Sessione straordinaria del Parlamento europeo dedicata ai mille giorni di guerra in Ucraina, 19 novembre 2024 (© Unione europea 2024 - Fonte: Parlamento europeo)

Sessione straordinaria del Parlamento europeo dedicata ai mille giorni di guerra in Ucraina, 19 novembre 2024 (© Unione europea 2024 - Fonte: Parlamento europeo)

Mentre il Parlamento e la Commissione europea ribadiscono il sostegno economico e militare all'Ucraina, si moltiplicano le esortazioni per porre fine al conflitto in modo “giusto ed equo”. L'Ue investirà decine di miliardi di euro nella ricostruzione, che è già iniziata

21/11/2024 -  Federico Baccini Bruxelles

Mille giorni di guerra sul continente europeo. Mille giorni di guerra su larga scala in Ucraina, iniziata con l'invasione russa il 24 febbraio 2022 e da allora in corso senza mai una tregua. L'anniversario impone all'Unione europea e ai suoi Paesi membri una riflessione su come continuare a sostenere economicamente e militarmente l'Ucraina, ma anche su come dispiegare il proprio potenziale diplomatico per giungere infine a una pace in linea con il diritto internazionale.

Un'urgenza che si fa ancora più sentire di fronte al rischio concreto che, con l'imminente ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, l'Unione si trovi sola nell'affrontare il peso del sostegno a Kyiv in una guerra che non accenna a terminare.

Ucraina e pace al Parlamento europeo

Il 19 novembre il Parlamento europeo ha dedicato una sessione plenaria straordinaria all'anniversario di "mille giorni di terrore, sofferenza e perdite inimmaginabili, mille giorni di coraggio, resilienza e spirito infrangibile", secondo le parole della stessa presidente dell'istituzione Roberta Metsola.

Rivolgendosi al presidente ucraino Volodymyr Zelensky - in videocollegamento da Kyiv - Metsola ha ricordato che "il Parlamento europeo è stato al fianco del popolo ucraino e dei suoi rappresentanti nella Verkhovna Rada [il Parlamento ucraino, ndr]", e che continuerà a farlo "oggi, domani e ogni giorno, per tutto il tempo necessario".

La presidente del Parlamento europeo si è detta "orgogliosa" del fatto che l'istituzione di cui è alla guida si sia sempre mostrata in prima linea per "l'assistenza politica, finanziaria, umanitaria e militare", e ha rilanciato sul tema della pace: "Deve essere una vera pace basata sulla giustizia, sulla dignità e sul principio 'nessuna decisione che riguardi l'Ucraina senza il coinvolgimento dell'Ucraina'".

Nel suo collegamento il presidente ucraino Zelensky è stato netto nel mettere in guardia che "se qualcuno in Europa pensa di poter stare tranquillo vendendo a Putin l'Ucraina, la Moldova, la Georgia o i Baltici, si ricordi che nessuno può stare in acque calme se c'è la tempesta".

È per questo che "bisogna mettere fine alla guerra in modo giusto ed equo" – tuttavia Vladimir Putin "non avrà interesse a impegnarsi seriamente in negoziati" se prima non soffrirà sul proprio territorio per le conseguenze della guerra che ha scatenato, ovvero "senza basi aeree distrutte, senza asset confiscati, senza che impianti produzioni di armi vengano colpiti", ha avvertito il presidente ucraino, ricordando che "mille giorni di guerra sono una sfida tremenda, l'Ucraina merita che l'anno prossimo sia l'anno della pace".

Parole che hanno costretto i leader dei gruppi politici al Parlamento europeo a confrontarsi sulla capacità di continuare a sostenere l'Ucraina e di avvicinarsi a una pace. "Questa non è una guerra regionale, ci sono armi iraniane e soldati nordcoreani sul suolo europeo: dobbiamo prenderci più responsabilità, e lo faremo", ha messo in chiaro il presidente dei popolari europei Manfred Weber, trovando una convergenza con la spagnola Iratxe García Pérez (Socialisti e Democratici): "Se domani l'Ue fosse attaccata da Putin staremmo qui a chiederci se è legittimo colpire il nemico lì da dove partono i suoi attacchi? Ogni linea rossa che ci auto-imponiamo viene pagata dal popolo ucraino in termini di distruzione e vite umane".

La co-presidente del gruppo Verdi/Ale Terry Reintke ha ribadito che "saremo al fianco dell'Ucraina per tutto il tempo necessario, fino a quando la pace sarà una realtà", ovvero quando il popolo ucraino potrà "vivere in libertà e sicurezza, non sotto il giogo colonialista della Russia".

Di rilievo le parole del collega tedesco Martin Schirdewan (La Sinistra), che non ha mai fatto riferimento a uno stop alle armi verso Kyiv, ma ha sottolineato che "questa guerra deve finire il prima possibile con una pace giusta e duratura, all'altezza degli standard del diritto internazionale e nel rispetto della sovranità ucraina", usando con più determinazione la leva della "diplomazia internazionale per premere economicamente sulla Russia". 

Controverso l'intervento della vice-presidente del gruppo di estrema destra "Patrioti per l'Europa" Kinga Gál, che da una parte si è detta "al fianco del popolo ucraino nel diritto a difendersi", ma dall'altra parte si è opposta all'invio di armi.

Dura la reazione della leader dei liberali Valérie Hayer: "Alcuni dicono di essere pacifisti, ma sono alleati di Putin e puntano sulla legge del più forte sotto il pretesto della pace". Il gruppo di destra conservatrice di Ecr si è invece schierato con forza a sostegno del popolo ucraino, attraverso le parole del suo co-presidente Nicola Procaccini: "Dobbiamo continuare a lottare per l'Ucraina, se non difendiamo la libertà oggi accetteremo un futuro di caos. L'Europa non è solo un Trattato ma una comunità di destini a cui apparteniamo".

Le conseguenze di mille giorni di guerra

Dallo scoppio della guerra su ampia scala, il 24 febbraio 2022, secondo alcune stime sarebbero almeno 65mila i soldati e gli ufficiali ucraini che hanno perso la vita nei combattimenti. Secondo l'Ufficio dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani in questi mille giorni di guerra sono morti più di diecimila civili ucraini e quasi ventimila sono stati feriti.

Si contano poi oltre 150mila edifici residenziali distrutti o danneggiati dai bombardamenti russi, mentre 59 centri sanitari e 236 istituti scolastici sono andati completamente distrutti e altre centinaia seriamente danneggiati.

È per questo che i progetti di ricostruzione sono uno dei focus principali dei partner occidentali. Lo dimostra per esempio l'impegno della Lituania, che nell'aprile 2023 ha avviato uno dei primi progetti di ricostruzione, un insediamento mobile nella città di Borodyanka.

Lo stesso Paese baltico guida un progetto dell'Ue per la costruzione di nuove strutture scolastiche, che prevede l'installazione di rifugi antiradiazioni in scuole, in grado di ospitare circa mille studenti ciascuna e utilizzabili anche per l'apprendimento e le attività extra-scolastiche. L'Ue ha stanziato 15 milioni di euro per questa iniziativa.

Per quanto riguarda lo stato d'animo generale, nel maggio 2022 l'80% del campione di popolazione ucraina intervistato dall'Istituto Internazionale di Sociologia di Kyiv si dichiarava assolutamente certo della vittoria dell'Ucraina. Nel febbraio 2024 però la quota di intervistati fiduciosi nella vittoria è scesa al 60% – secondo un altro sondaggio dello stesso istituto – mentre la percentuale di coloro che confessano di ritenere più probabile una vittoria della Russia è salita dallo 0% iniziale al 3%.

Mille giorni di guerra hanno avuto un impatto anche sulle opinioni pubbliche dei Paesi partner. Un sondaggio dello European Council on Foreign Relations distingue tre grandi gruppi in questo senso. Nel “campo della giustizia” spiccano Estonia (68% di consenso per un sostegno militare all'Ucraina mirato alla riconquista dei territori occupati dalla Russia), Svezia e Polonia.

Il “campo della pace” copre invece Bulgaria (61% di consenso per premere sull'Ucraina affinché negozi una pace con la Russia), Grecia e Italia (57%), mentre molti altri Paesi si trovano in posizione intermedia (“campo dell'esitazione”). Lo stesso sondaggio ha esaminato anche le posizioni delle diverse opinioni pubbliche su un eventuale aumento della fornitura di armi e munizioni all'Ucraina: la ripartizione tra i diversi Paesi è grosso modo analoga.

Il supporto dell'Ue all'Ucraina

"Mille giorni fa la Russia ha cercato di cancellare l'Ucraina dalla carta geografica, e per mille giorni la Russia ha fallito grazie alla resistenza dell'Ucraina", ha ricordato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, promettendo a Kyiv che "il sostegno europeo e occidentale continuerà ad arrivare". Si va dai 50 miliardi di euro dall'Unione europea entro il 2027 ai 50 miliardi di dollari dai membri del G7 entro il 2026.

Si aggiungono poi iniziative minori, tra cui un nuovo sostegno pari a 65 milioni di euro "per l'acquisto di pasti scolastici per i bambini ucraini", annunciato da von der Leyen. Allo stesso tempo "stiamo utilizzando i proventi dei beni russi immobilizzati per incrementare la produzione militare in Ucraina e per riparare le infrastrutture energetiche in vista dell'inverno", con sullo sfondo la prospettiva dell'adesione di Kyiv all'Ue: "Sappiamo che un giorno non troppo lontano farete parte della nostra Unione, sono fiduciosa che possiamo passare alla fase successiva dei negoziati [per l'adesione]". 

Secondo i dati forniti dalla Commissione europea, dal febbraio 2022 l'Ue e i suoi stati membri hanno messo a disposizione più di 143 miliardi di euro in assistenza finanziaria, militare, umanitaria all'Ucraina e ai suoi rifugiati. A febbraio 2024 è stato dato il via libera allo Strumento per l'Ucraina, che stanzia 50 miliardi di euro per la ripresa, la ricostruzione, la modernizzazione e le riforme in Ucraina. A luglio di quest'anno è arrivato da Bruxelles il primo pagamento di 1,5 miliardi di euro generati dai proventi degli asset russi congelati sul territorio dell'Unione.

Più di 93 miliardi di euro sono stati destinati al sostegno dell'economia ucraina, sia per far fronte alle emergenze sia per la ricostruzione rapida di quanto andato distrutto. Sono stati stanziati 33 miliardi a sostegno delle capacità delle forze armate ucraine, e parallelamente 17 miliardi di euro hanno favorito l'accoglienza di più di 4,2 milioni di rifugiati che hanno beneficiato della protezione temporanea all'interno dell'Ue. Va poi segnalata la fornitura di oltre 152mila tonnellate in beni primari, tra cui dispositivi medici, ospedali mobili, rifugi, scuolabus e ambulanze, oltre a 8.500 generatori di corrente.

Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con Petr Jedlička (Denik Referendum, Cechia), Sarolta Kuglics (HVG/EUrologus, Ungheria) e Delfi (Lituania).

 

Questo articolo è stato prodotto nell'ambito di PULSE, un'iniziativa europea coordinata da OBCT che sostiene le collaborazioni giornalistiche transnazionali.


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