Il presidente Recep Tayyip Erdoğan e il blocco di alleanza guidato dal suo AKP (Partito della giustizia e dello sviluppo) sono usciti vincitori dalle elezioni presidenziali e legislative tenutesi ieri in Turchia.
Mancano 2 giorni al doppio voto, legislativo e presidenziale in Turchia. Per i più non si tratta di elezioni ordinarie, ma di impedire che l’autoritarismo del governo di Recep Tayyip Erdoğan si radichi ancor di più nel paese.
Alla fine l'ha spuntata il compromesso forse più scontato, sul tavolo delle trattative da decenni. “Repubblica della Macedonia del Nord”: sarà questo il nuovo nome dello stato balcanico, come annunciato ieri dai governi di Skopje ed Atene.
L’emittente pubblica montenegrina (Radiotelevizija Crne Gore, RTCG) è di nuovo in allarme per la politicizzazione del servizio pubblico nel paese in seguito al licenziamento della direttrice generale, Andrijana Kadija.
Sembra sia stato quasi del tutto domato l’incendio divampato martedì il 5 giugno nei pressi della foresta che circonda la centrale di Chernobyl in Ucraina. La zona boschiva interessata dal rogo, tra le più contaminate dalle radiazioni conseguenti all'esplosione del 1986, è ampia circa 12 ettari.
Una vittoria politica che però non assicura la possibilità di formare un governo: è quella ottenuta ieri dal veterano della politica slovena Janez Janša, il cui Partito Democratico Sloveno (SDS) ha ottenuto una larga vittoria relativa, arrivando quasi a toccare il 25% dei voti nelle elezioni politiche anticipate.
Una ragazzina e un ragazzino di 12 anni, di origine afghana e irachena, sono stati severamente feriti mercoledì sera dalla polizia croata che ha aperto il fuoco sul veicolo che li trasportava. È avvenuto alle 22.00 a Donji Srb, a meno di un chilometro dalla frontiera con la Bosnia Erzegovina. “Un furgoncino con targa austriaca ha forzato un posto di blocco”, hanno spiegato le autorità di Zara.
Con un colpo di scena degno dei migliori film gialli, il reporter di guerra russo Arkady Babchenko, dato per morto ieri a Kiev da tutti i media ucraini e internazionali (OBCT compreso) si è presentato, vivo e vegeto, ad una conferenza stampa dei servizi di sicurezza ucraini.
La crescita esponenziale di progetti che prevedono la costruzione di dighe nella penisola balcanica minaccia corsi d’acqua incontaminati, procando gravi danni ambientali e alterando gli ecosistemi della regione.