Brexit: le ripercussioni sull'allargamento
27 giugno 2016
L’esito del referendum consultivo tenutosi nel Regno Unito avrà ripercussioni significative anche sul processo di integrazione europea dei paesi del Sud-Est Europa. Venerdì, commentando a caldo la notizia, i leader della regione hanno ribadito in coro, con poche eccezioni, la propria determinazione a continuare nel percorso europeo dei rispettivi paesi, pur riconoscendo l’impatto della svolta.
“Oggi assistiamo al più grande terremoto politico dopo la caduta del muro di Berlino, ma il nostro paese continua il proprio cammino verso l'Unione europea”, ha affermato in una conferenza stampa straordinaria Aleksandar Vučić, premier uscente e incaricato di formare il prossimo esecutivo in Serbia dopo le elezioni del 24 aprile. In merito alla possibilità che anche in Serbia venga sollevato il quesito referendario sull’adesione del paese all’UE, Vučić ha precisato che l’esito della recente tornata elettorale esprime un messaggio chiaro. "L’elettorato ha votato a favore della stabilità, e il referendum sull’entrata nell’UE si terrà un anno prima dell’accesso.”
Anche dal Presidente del Consiglio dei Ministri della Bosnia Erzegovina, Denis Zvizdić , sono arrivate reazioni nel segno della continuità che sembrano voler minimizzare il potenziale impatto della Brexit: "Il Regno Unito ha contribuito in maniera fondamentale, assieme alla Germania, a ridare energia all’avvicinamento del nostro paese all’UE. Pur avendo perso un voto a favore, non perdiamo il sostegno di un alleato che saprà continuare ad esercitare forti pressioni a favore del percorso europeo del nostro paese. La nostra priorità resta invariata, ed è l’integrazione europea. Molti si chiederanno perché alcuni paesi vogliano aderire all'UE ora che uno dei più importanti sta per uscirne. Il motivo è che l’80 per cento dei cittadini della Bosnia Erzegovina appoggia questa scelta”.
Come Vučić e Zvizdić, anche i leader di Albania, Macedonia e Montenegro hanno ribadito il proprio impegno europeista. Di altro tono le reazioni della Turchia, segnate dai recenti malumori dettati dal ritardo nella procedura di liberalizzazione dei visti prevista dall’accordo UE-Turchia relativo alla crisi dei rifugiati. Commentando l’esito del referendum, il presidente turco Erdoğan ha affermato che la resistenza nei confronti del percorso europeo di Ankara è causata da un diffuso atteggiamento di islamofobia, che se non viene rivisto porterà altri paesi a voler uscire dall’UE.
Se le reazioni a caldo da parte dei leader della regione sono state comunque tese a minimizzare l’impatto potenziale della Brexit, a tre giorni dal voto emergono le prime preoccupazioni. Con la Serbia in procinto di aprire i capitoli negoziali 23 e 24, questo atteso traguardo rischia di slittare ulteriormente se le energie politiche verranno dirottate sulla gestione dell’uscita del Regno Unito dall’UE. E potrebbe trattarsi del primo di una lunga serie di ritardi.
Ipotizzando i possibili scenari derivanti dal voto di giovedì scorso, il professor Florian Bieber prevede che questi saranno comunque accomunati dall’impatto negativo della Brexit sul processo di allargamento. “L’incertezza istituzionale e politica causata dalla Brexit danneggerà il processo di allargamento e il consolidamento democratico dei Balcani Occidentali”, scrive il docente dell'Università di Graz. “La questione non è se la Brexit avrà un effetto negativo, ma quanto in profondità e per quanto tempo quest’impatto sarà avvertito. Come processo tecnico, l'allargamento ha perso buona parte della sua spinta politica. Inoltre, i paesi dei Balcani Occidentali dovranno ora fare a meno di un sostenitore cruciale. Mentre molti stati membri hanno assunto posizioni critiche verso le prospettive di allargamento, il Regno Unito è stato un promotore vigoroso dell’allargamento e delle riforme nella regione”.
L’analisi di Bieber prosegue delineando tre scenari futuri, in cui le variabili sono la capacità del Regno Unito e dell’UE di preservare la propria integrità in seguito al voto di giovedì scorso. Comunque vada, prevede Bieber, lo sforzo richiesto per ridefinire le relazioni fra Regno Unito e UE assorbirà l’attenzione di Bruxelles per un tempo da definire, distogliendo energia dal processo di allargamento.
Ma il peggiore degli scenari non è l’unico possibile. Commentando l’esito referendario per la TV N1, Idro Seferi , corrispondente per l'albanese Top Channel da Belgrado, ritiene che la Brexit possa avere ricadute positive per i Balcani Occidentali, stimolando gli stati membri a prendere in considerazione più seriamente l’ipotesi allargamento. Con l’uscita di scena di Londra, la Germania resta il principale attore e questo paese ha mostrato posizioni incoraggianti per le prospettive europee dei paesi della regione. “Per quanto riguarda i Balcani, aggiunge Seferi, il problema principale è che il 50 per cento della popolazione vuole lasciare il proprio paese”.
Venerdì da Vienna il commissario per l’allargamento Johannes Hahn ha rassicurato che il lavoro della Commissione prosegue: “Molto è stato raggiunto nei Balcani negli ultimi anni, e non c’è ragione per lasciare spazio a stanchezza e frustrazione dopo il referendum nel Regno Unito”.