Il divario retributivo dei migranti
12 febbraio 2021
In molti paesi ad alto reddito, i lavoratori immigrati, uomini e donne, rappresentano una quota significativa della forza lavoro e contribuiscono in modo importante alla società e all’economia, tuttavia guadagnano quasi il 13% in meno rispetto ai lavoratori nazionali e questo divario si sta allargando.
I dati emergono dal rapporto The migrant pay gap: Understanding wage differences between migrants and nationals pubblicato a dicembre 2020 dall’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) e riguardano 49 paesi.
Secondo i dati del rapporto ILO, in alcuni paesi il divario salariale nel 2019 è stato particolarmente alto. Ad esempio a Cipro i migranti hanno guadagnato il 42% in meno rispetto ai lavoratori nazionali mentre in Italia il 30% e in Grecia il 21% in meno. La media dell’Unione Europea nel suo complesso si attesta su valori molto inferiori, pari al 9 per cento.
Una parte del divario retributivo rimane “non spiegata”, cioè non dovuta alle caratteristiche del mercato del lavoro nazionale oppure alle competenze del lavoratore: potrebbe, invece, essere ricondotta a discriminazioni nei confronti dei lavoratori stranieri.
Rispetto ai lavoratori nazionali, i lavoratori migranti guadagnano meno anche se posseggono qualifiche simili nell’ambito della stessa categoria professionale, inoltre nei paesi ad alto reddito, i lavoratori migranti con un livello di istruzione più elevato hanno meno probabilità di ottenere lavori maggiormente qualificati. Anche la precarietà del lavoro è una caratteristica frequente. Il 27% di loro ha contratti a tempo determinato e il 15 % un contratto di lavoro part-time. I migranti sono perlopiù occupati nel settore primario come l’agricoltura e la pesca, mentre nel settore secondario svolgono attività estrattive o lavorano nell’industria manifatturiera e edilizia.
Particolarmente rilevante la condizione di genere. Le lavoratrici migranti subiscono una doppia discriminazione salariale, poiché guadagnano in media meno dei cittadini nazionali e meno dei migranti maschi. Nei paesi ad alto reddito, il divario retributivo orario tra lavoratori nazionali di sesso maschile e lavoratrici migranti è stimato a quasi il 21%. Si tratta di un valore superiore al divario di retribuzione di genere in questi paesi che invece equivale al 16%.
Nel presentare il rapporto Michelle Leighton, Capa della Divisione sulle migrazioni per lavoro ha affermato che “affrontare la discriminazione e i pregiudizi che sono profondamente radicati sul posto di lavoro e nella nostra società è più importante che mai. E affrontare il divario salariale dei migranti non è solo una questione di giustizia sociale, ma è anche importante ridurre le disuguaglianze tra donne e uomini per ridurre le disparità di reddito tra le famiglie ".