Rotta balcanica in Bulgaria, muoiono due poliziotti
26 agosto 2022
“I trafficanti [di persone] hanno dichiarato guerra alla Bulgaria, e noi risponderemo con ogni mezzo a nostra disposizione”. Con questa dura presa di posizione Ivan Demerdzhiev, ministro degli Interni nell’attuale governo tecnico bulgaro, ha commentato l’incidente che giovedì scorso ha portato alla morte di due agenti di polizia a Burgas, sulla costa del mar Nero.
Nelle prime ore della mattina, l’autista di un autobus che trasportava 48 migranti siriani non è riuscito o non ha voluto fermarsi di fronte ad una pattuglia che tentava di sbarrarne il passo, ed ha finito per travolgerla. Secondo le informazioni disponibili, i due agenti - che si trovavano all'interno della loro autovettura - sono morti sul colpo.
Le prime indagini hanno portato all’arresto di cinque persone, che avrebbero fatto parte dell’organizzazione di trafficanti, due cittadini bulgari e tre siriani, di cui uno con lo status di protezione umanitaria in Bulgaria.
L’incidente ha riportato sulle prime pagine il fenomeno dell’ingresso in Bulgaria di migranti attraverso il confine turco, che in questi anni ha continuato in modo costante seppur poco visibile ad alimentare la cosiddetta “rotta balcanica”. Un fenomeno che, secondo le autorità bulgare, negli ultimi mesi avrebbe anzi registrato un significativo aumento, e che potrebbe infiammare la campagna elettorale per le nuove, ennesime, elezioni anticipate previste per il prossimo 2 ottobre.
Lo stesso ministro Demerdzhiev ha criticato aspramente le forze della polizia di frontiera, incaricate di controllare gli ingressi nel paese, ma accusate da più parti di essere molto permeabili a schemi corruttivi ed ha chiesto le dimissioni del vice-capo del corpo di polizia, Deyan Mollov. Forti critiche sono state indirizzate anche al “muro” di filo spinato costruito negli anni scorsi a guardia della frontiera: costato milioni, sarebbe però facilmente superabile con l’aiuto di una semplice scala.
Poche voci si sono alzate per ricordare che, se siriani, afghani ed iraniani avessero lo stesso diritto di richiedere protezione in modo legale accordato negli ultimi mesi ai cittadini ucraini, tragedie come quelle di Burgas con tutta probabilità non accadrebbero.
Mentre il confine con la Turchia resta – almeno a parole – blindato, a partire dall’invasione russa la Bulgaria (secondo i dati UNHCR) ha fatto entrare mezzo milione di ucraini in fuga dal proprio paese, di cui 85mila restano oggi in territorio bulgaro.